15 Settembre, 2002
Il radicalismo islamico e la Bosnia Erzegovina
«Perché la BiH … è diventata così interessante per le centinaia di persone che desideravano i suoi passaporti?»
Di Esad Hecimovic Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Ivana
Telebak
La serie degli attacchi terroristici di luglio a Londra e a Sharm - El Sheikh,
e le accuse dell'Arabia Saudita e del Marocco secondo le quali i capi
terroristici in questi Paesi avevano la cittadinanza bosniacoerzegovese o hanno
soggiornato in BiH, hanno costretto il governo di Sarajevo a controllare di
nuovo gli elenchi di tutti quelli che dal 1992 hanno ricevuto la cittadinanza
BiH. Di nuovo sono stati scoperti nomi di persone che altri Paesi accusano di
terrorismo o rientrano nelle liste dei latitanti più ricercati. Vicende che
continuano a fare notizia anche dopo essersi ripetute più volte.
Sulle liste delle persone che hanno ottenuto la cittadinanza della Bosnia
Erzegovina vi sono numerosi nominativi che negli anni precedenti sono stati al
centro delle indagini dei governi di Paesi sia europei occidentali che islamici.
Dopo gli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001 anche in BiH sono state
condotte indagini contro il terrorismo: gli inquirenti locali ed esteri hanno
indirizzato le proprie indagini su persone che si sospettava potessero essere
collegate con Al Kaida e con altri gruppi terroristici. Ma non solo, anche su
organizzazioni umanitarie sospette di abuso di fondi umanitari con l'intento di
sostenere il terrorismo. Gli inquirenti molto presto hanno constatato numerose
irregolarità relative al modo in cui persone di Paesi africani e asiatici
ottenevano la cittadinanza della BiH: nomi inventati, indirizzi fittizi,
documentazione incompleta o falsa, modifica di dati personali, emissione di
passaporti senza documenti personali e altri esempi scoperti hanno mostrato un
"eccesso di comprensione" che il governo non ha nemmeno per "i
propri" cittadini. Inoltre non ci sono risposte sul come queste persone
abbiano ottenuto la cittadinanza BiH.
Quasi due terzi dei cittadini della BiH d'origine africana o asiatica sono
iscritti nei registri delle nascite e nei registri dei cittadini del cantone
sarajevese. Di 740 persone le cui cittadinanze sono state controllate, più di
500 hanno ottenuto la cittadinanza a Sarajevo, in base a falsi permessi di
soggiorno in questa città e cantone. La prima domanda alla quale ancora non è
stata data risposta è se si è trattato di decisioni individuali dei
richiedenti la cittadinanza o di un progetto statale. Se quindi le persone
originarie di Paesi africani o asiatici decidevano da sole di rimanere in BiH,
perché sposati o per altre motivi, oppure se qualcuno altro avesse deciso
semplicemente di regalare la cittadinanza a "persone meritevoli" senza
quasi nessuna procedura di controllo dell'esattezza dei dati riportati da queste
persone nei moduli di accoglienza.
Naturalmente, non si è trattato solo di fatti avvenuti nell'area di Sarajevo.
In modo simile sono stati fatti "errori" durante il rilascio delle
cittadinanze anche a Zenica, Tuzla, Doboj-Tesanj e a Travnik. L'indagine ha
mostrato che si tratta di persone provenienti da una trentina di Paesi diversi.
Perché la BiH, un paese distrutto dalla guerra, etnicamente diviso e povero, è
diventata così interessante per le centinaia di persone che desideravano i suoi
passaporti? Continuiamo ad ascoltare le risposte semplificate che nascondono
all'opinione pubblica la piena verità. Non si tratta soltanto di "meriti
di guerra". Un'indagine della polizia ha mostrato che delle centinaia di
persone che hanno ottenuto la cittadinanza per partecipare alla guerra, una
novantina di loro pare siano diventati cittadini della BiH già nel 1992, prima
ancora che la guerra iniziasse. Nonostante ricevessero i passaporti in base a
dati falsi, nessuno ha mai dovuto rispondere per questo. Naturalmente non si
tratta soltanto di mancanze formali: si trattava di un sistema di occultamento
di persone che erano già sotto inchiesta sia da parte dei governi occidentali,
sia da parte dei governi dei loro Paesi d'origine.
L'esempio dell'Egitto è indubbiamente uno dei più importanti, perché almeno
un centinaio dei suoi cittadini ha ottenuto la cittadinanza della BiH. Alcuni di
loro sono arrivati in BiH da Paesi europei, ed alcuni da Paesi islamici. Fino ad
ora le indagini in corso hanno rilevato che, per esempio, due capi religiosi
dell'unità "El-Mudzahid" erano d'origine egiziana, e quindi sotto
indagine da parte del Governo egiziano e di altri Paesi. In pubblico sono noti
come lo sceicco Enver Saban e lo sceicco Imad Al-Misri. Lo sceicco Enver Saban
era il direttore del Centro culturale islamico di Milano, da dove era poi andato
in BiH. Lo sceicco Enver Saban è stato ucciso vicino a Zepca dai membri della
polizia speciale del HVO (Consiglio di difesa croato, ndt.) il 14 dicembre del
1995, il giorno in cui a Parigi è stato firmato l'Accordo di pace di Dayton.
L'indagine su questo omicidio è in corso presso la Procura cantonale di Zenica.
Pare che, dopo l'omicidio di Saban, sia scomparso il suo diario, dove su una
pagina erano stati descritti gli incontri dei capi dei mudjahedin, e su un'altra
pagina l'incontro con Izetbegovic e con gli altri capi bosgnacchi. Il diario è
riapparso a Zagabria e il governo della BiH ha cercato, ma non è riuscito, di
ottenerlo indietro. Nel caso ci fosse stato un accordo Izetbegovic-Saban sulla
concessione della cittadinanza della BiH ai volontari militari e ai missionari
islamici che volevano rimanere in questo paese come civili, allora esso è stato
descritto in questo diario.
Lo sceicco Imad Al-Misri è arrivato in BiH dall'Arabia Saudita. Il suo libretto
programmatico Le credenze che dobbiamo correggere fu pubblicato già
nell'autunno del 1993 a Travnik. Nello stesso modo in cui il diario di Saban è
una prova sulle cittadinanze dei mudjahedin, così questo libretto è diventato
l'esempio chiave delle influenze ideologiche e religiose che hanno portato allo
scontro fra gli stessi Bosgnacchi, in quanto musulmani, a causa delle diverse
interpretazioni sull'Islam. Il silenzio che copre il problema di questi scontri
interni fra i Bosgnacchi è simile a quello che copre la questione delle
cittadinanze. L'indagine della polizia ha ridotto il problema della cittadinanza
ad una questione di inesattezze formali e di errori di procedura, mentre gli
intellettuali islamici affermano che i problemi forse esistevano anche prima, ma
nel frattempo è stato trovato un modo per far convivere l'Islam
"tradizionale" e l'Islam "importato" in BiH. Persino gli
intellettuali più coraggiosi, che criticano la loro influenza a causa della
castrazione dell'identità nazionale dei Bosgnacchi, non pongono l'accento sulla
questione della origine di queste influenze. Naturalmente in entrambi i casi si
tratta di nascondere e di evitare di scendere ad un confronto. A qualcuno,
evidentemente, sta bene ingannare l'opinione pubblica per farle credere che
questi sono problemi del passato. Ma in questione non è il passato, bensì il
futuro!
I volontari militari islamici, i missionari e gli umanitari che hanno iniziato
ad arrivare in BiH all'inizio dell'estate del 1992 avevano due scopi. Il primo
era la djihad, la lotta militare, e il secondo la dawa, il missionariato
islamico. Prima della fine della guerra, nell'autunno 1995, nell'ambito delle
organizzazioni non governative, nelle organizzazioni umanitarie ed educative che
sostenevano questi scopi della lotta in BiH, fu presa una decisione strategica
particolare sul fatto che la guerra era finita, ma che il prossimo fronte di
battaglia sarebbe stato l'educazione. Dopo la guerra, un'importanza chiave in
questi ambiti è stata data all'istruzione, per la sua importanza nella
formazione della nazione.
Per gli osservatori occidentali per anni non c'è stato nulla di contestabile in
tale comportamento. Era importante che fossero state sciolte le unità militari,
e alle differenze culturali è stata data poca o nessuna importanza. L'attività
ideologica, religiosa o culturale è stata reputata insignificante. Ciò ha
permesso a questi gruppi anni intensi di attività missionaria. Tale attività
ha avuto come scopo il cambiamento di numerosi schemi religiosi e culturali.
Ciò che un tempo veniva accettato come una consueta e tradizionale espressione
della religione, oggi si cerca di mostrarlo come non islamico! In sostanza, con
il modello religioso e culturale si sta cercando, alla fine, di cambiare anche
il modello politico di comportamento. Purtroppo, questi cambiamenti ancora
passano senza la dovuta attenzione sotto agli occhi dell'opinione pubblica.
Perché è importante che qualcuno continui a "versare soldi sui sepolcri
musulmani" o di accettare le preghiere pubbliche di massa nei cortili delle
moschee o altre forme che assomigliano agli incontri e alle usanze cristiane?
Perché per i missionari è una priorità opporsi a tali, apparenti, illusioni?
Nei 12 anni passati, dalla pubblicazione del libretto del programma di Al-
Misri, gran parte dell'energia dei capi religiosi bosgnacchi è orientata
proprio su queste questioni. L'intellighenzia religiosa bosgnacca continua a
parlare dei "nostri cretini", ma non pone l'accento sulla causa
principale del problema. La causa del problema si trova nell'ideologia che sta
alla base di un movimento globale, che oggi suscita conflitti in numerosi Paesi
occidentali ed islamici.
Quando vengono analizzati i numerosi esempi di nuovi cittadini della BiH, non è
rilevante individuarne la nazionalità o il paese d'origine. Questi sono criteri
irrilevanti anche per gli stessi movimenti di cui queste perosne fanno parte.
Purtroppo però tutte le indagini della polizia e dei servizi d'informazione
svolte fino ad ora sono state impostate su questi criteri. Così si è parlato
del "Gruppo algerino", del "Gruppo egiziano" o dei
marocchini e simile. Quando, per esempio, si analizza il caso di Hisham Diab o
di Khalid Deek, non c'è invece corrispondenza né secondo il Paese d'origine
né secondo la nazionalità. Diab è egiziano, e Deek palestinese. Emerge dai
documenti per la richiesta della cittadinanza. In realtà entrambi sono arrivate
in BiH dalla California, dagli Stati Uniti, apaprtenevano allo stesso gruppo,
avevano un unico capo religioso!
Dunque, la ragione per cui questa inchiesta è così sterile sta nel tentativo
di applicare misure occidentali ad un fenomeno che non è d'origine occidentale.
Né la nazionalità, né il paese d'origine hanno avuto un'importanza decisiva
per modellare questi gruppi transnazionali. Dieci anni dopo la fine della guerra
in BiH, l'indagine dovrebbe iniziare rispondendo alla domanda: in che modo
queste persone sono arrivate in BiH? Le risposte semplificate date fino ad ora
non offrono una spiegazione soddisfacente, perché fornite per motivi politici,
per nascondere o sottolineare la responsabilità di qualcuno. La verità su come
la BiH all'inizio degli anni novanta si è trovata in mezzo ad interessi di un
movimento globale in crescita è diversa. Tale verità deve ancora essere
rivelata e comunicata all'opinione pubblica, al fine di impedire numerose
speculazioni e abusi della questione.
Uno dei pericoli costanti della guerra contro il terrorismo è il cercare di
usare il problema allo scopo di ottenere un vantaggio in qualche scontro
internazionale, scontro di interessi o scontro politico.
Proprio col non dire la verità si permettono tali speculazioni. E' sbagliato
aspettarsi che il problema scomparirà da solo soltanto se si rimane
sufficientemente in silenzio e per un periodo sufficientemente lungo. La serie
di attacchi terroristici di luglio assomiglia di più all'inizio di una lunga
campagna che all'annuncio di una soluzione che arriverà presto. Se la BiH non
si confronterà da sola con le questioni circa l'origine dei suoi legami coi
gruppi e gli individui che oggi vengono posti in relazione al terrorismo, la
Bosnia ed Erzegovina rischierà delle conseguenze sempre più gravi.
Per i Bosgnacchi ciò può significare non solo un'ulteriore compromissione
dell'idea statuale della BiH, ma anche giocare pericolosamente con la propria
identità e con la propria stabilità nazionale. La Bosnia oggi si presenta come
un "punto d'ingresso" per l'ideologia della djihad in Europa, perché
durante la guerra i gruppi islamici dell'occidente e diversi Paesi islamici
erano uniti nell'aiutare i musulmani bosniaci in quanto vittime. Dunque, non si
tratta solo dei "nostri cretini", ma di un'ideologia che bisogna
riconoscere ed impedire, per proteggere anche la sovranità della BiH e
l'identità dei Bosgnacchi intesi come autentico popolo europeo musulmano.
Insieme con le indagini sul corso del denaro e delle cittadinanze, per avere
questo tipo di confronto è di fondamentale importanza la prontezza
dell'intellighenzia islamica nel fare i conti con l'ideologia che sta alla base
di questo reale pericolo per la BiH e per i Bosgnacchi.
 
Osservatorio sui Balcani
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