15 Settembre, 2002
Ma è proprio colpa dei ragazzi ? di G.C.Storti
INFANZIA E ADOLESCENZA. «COMPORTAMENTI A RISCHIO? È IL MODELLO PROPOSTO DALLA SOCIETÀ»
Ma è proprio colpa dei ragazzi ? di G.C.Storti
INFANZIA E ADOLESCENZA. «COMPORTAMENTI A
RISCHIO? È IL MODELLO PROPOSTO DALLA SOCIETÀ»
Nella tradizionale “ Giornata internazionale
per i diritti del fanciullo” ed in preparazione
di un convegno che si è tenuto a Firenze
il 21 e 22 novembre scorsi sono stati forniti
dati interessanti sulla situazione italiana.
In sintesi alcune linee di tendenza: mentre
l’Italia invecchia inesorabilmente, c’è una
lieve ripresa della natalità, aumenta il
numero delle famiglie ma raddoppia il numero
dei figli “affidati” in seguito a divorzi
e separazioni, i minori sono vittime delle
violenze in famiglia mentre gli adolescenti
assumono spesso “comportamenti a rischio”,
perché il modello in “positivo” è paradossalmente
proposto proprio dalla società in cui vivono.
Dagli stessi dati emerge che i cittadini
minorenni in Italia sono 9.842.726 (nel 2003)
- il 17,2% della popolazione totale - con
una prevalenza dei maschi (5.054.170) sulle
femmine (4.788.556) e una diminuzione rispetto
agli anni precedenti. Nel 1991 i bambini
e gli adolescenti in Italia erano infatti
11.518.344, quindi in poco più di dieci anni
si è registrata una contrazione di 1.675.618
unità. Il tasso di natalità sembra mostrare
segni di ripresa passando da 1,2 nati per
ogni donna in età feconda della fine del
decennio scorso agli 1,3 nati per ogni donna
in età feconda del 2003 con una crescita
minima, costante negli ultimi anni.
La denatalità sta toccando però anche le
regioni meridionali che, tuttavia, hanno
tassi di natalità maggiori rispetto alle
regioni del Centro-Nord. Queste ultime mostrano
comunque segni di una ripresa della natalità.
L'indice di vecchiaia (persone di 65 anni
e più ogni 100 persone di 0-14 anni) della
popolazione italiana passa da 96,6 nel 1991
a 133,8 nell'anno 2003. Mentre il tasso di
mortalità infantile (morti nel primo anno
di vita ogni mille nati vivi) è stato praticamente
dimezzato: i morti di meno di un anno erano
4571 nel 1990 e 2429 nel 2000. Aumenta il
numero delle famiglie ma nel contempo, a
seguito della crescita di separazioni e divorzi,
il numero dei figli affidati - ogni anno
- passa dai circa 47 mila del 1994 ai circa
79 mila del 2002, con un sostanziale raddoppio.
Riguardo agli ambiti problematici come le
violenze e i maltrattamenti sui minori il
tema degli omicidi in famiglia rivela che
circa il 16% delle vittime (anno 2003) risultavano
essere figli. A proposito dei comportamenti
a rischio diffusi tra gli adolescenti, i
curatori delle ricerche hanno sottolineano
"la difficoltà di costruire riflessioni
e azioni preventive adeguate in ordine ai
comportamenti a rischio degli adolescenti,
quando il sistema culturale di riferimento
in cui vivono propone loro un modello di
vita basato proprio sul rischio, vissuto
come componente positiva della vita".
La criminalità minorile in Italia risulta
invece essere inferiore a quella degli altri
Paesi europei, ma sul tema del lavoro minorile
emergono "nuovi" lavori: i minori
nello sport e nello spettacolo. Nascono anche
nuove dipendenze, oltre a quelle da alcol
e droghe: il gioco d'azzardo, le internet-dipendenze
e i disturbi alimentari.
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Alcune personali riflessioni su queste analisi
prodotte dal Centro nazionale di documentazione
e analisi per l’infanzia e l’adolescenza
e dal Ministero del lavoro e delle politiche
sociali.
1.) il sistema sociale è fortemente in crisi,
nei modelli e nel comportamenti. Nei modelli
abbiamo una legislazione che interviene a
sostegno di una “ famiglia” che non esiste
piu’. Ormai nel nord europa i nati ad di
fuori della “ regolare” famiglia sono circa
il 50%. Nel nord europa la ripresa della
natalità è piu’ forte , dicono gli esperti,
per due ragioni: la prima sono le forti misure
di sostegno , non alla famiglia, ma alla
persona che nasce e che viene accompagnata
, da contributi e da un forte sistema sociale,
fino ai 18 anni; la seconda è che, sempre
lo stato a volte i comuni ecc, accompagnano
l’uscita dalla famiglia dei giovani offrendo
loro abitazioni, pur i condivisione, a basso
prezzo e valorizzando la scelta dello studente-lavoratore.
Insomma lo Stato cerca di interpretare l’evoluzione
della società che avviene, per fortuna, in
autonomia ai credi religiosi.
2.) Sicuramente agli adolescenti offriamo
un modello di vita fortemente competitivo
e violento. E’ lecito avere tutto e per avere
tutto si può fare di tutto. Rubare , uccidere
diventano un mezzo par acquisire quello che
non si ha. Di chi è figlio questo modello
di società competitiva? La risposta semplicistica
potrebbe essere quella che tutto questo è
frutto della concezione della società capitalistica.
Ma è così per davvero? In che rapporto sta
il laicismo,il materialismo con la società
consumistica? Tema interessante da riprendere
magari rileggendo qualche riflessione di
Enrico Berlinguer sull’ austerità.
Vedremo di trovare il tempo per una rilettura
di quelle riflessioni , magari ancora oggi
ci possono aiutare.
storti@welfareitalia.it
* articolo pubblicato su il settimanale "
Il Piccolo" giornale di Cremona e Provincia
nell'edizione di sabato 3 dicembre 2005
 
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