15 Settembre, 2002
Immigrazione : dopo cinque anni di buio riappare la luce. di Gian Carlo Storti
Vi invito a leggere alcune parti del discorso che Giuliano Amato, attuale Ministro dell’Interno, ha fatto nei giorni scorsi alla Camera dei Deputati.
Immigrazione : dopo cinque anni di buio riappare la luce.
Vi invito a leggere alcune parti del discorso che Giuliano
Amato, attuale Ministro dell’Interno, ha fatto nei giorni scorsi alla Camera
dei Deputati.
Il lavoratore per accettare il lavoro ed ottenere il
permesso deve essere ancora nel suo paese: «Un presupposto impossibile». Ad
affermarlo il ministro dell'Interno, Giuliano Amato, che sottolinea come
l'immigrazione sia un fenomeno biblico .Siamo sicuri che questa norma sia
applicata? Che sia così che funziona l’incontro tra datore di lavoro e lavoratore?
Si è chiesto il ministro dell’Interno Amato. «Non rischiamo con questa
disciplina - ha detto ancora Amato - di continuare a fare regolarizzazioni
dicendoci contrari alla regolarizzazione?».
IMMIGRAZIONE, FENOMENO INESORABILE
L’immigrazione è un «fenomeno inesorabile con il quale
bisogna convivere», un fenomeno «biblico». “ Dobbiamo combattere l’immigrazione
clandestina perchè c’è un limite alla capacità di assorbimento del Paese ma
soprattutto perché a gestirla ci sono vere e proprie organizzazioni criminali
che in alcun modo devono sentirsi ’incoraggiate
dai nostri atteggiamenti».
Quello dell’immigrazione è «un grande tema, legato a un
fenomeno epocale con il quale siamo destinati a convivere, i giganteschi
dislivelli di reddito tra i pochi Paesi ricchi e le grandi masse di cittadini
del sud del mondo che sono spinti a compiere quello che i nostri emigrati
chiamavano il ’cammino della speranzà. Oggi migliaia di africani e di asiatici
intraprendono le rotte dell’emigrazione, così come che nel secolo scorso
facevamo noi italiani, gli irlandesi e i polacchi diretti negli Stati Uniti».
Il problema, ha sottolineato Amato, è che si è in presenza di «un fenomeno
biblico: il mio predecessore, il ministro Pisanu, mi ha fornito al riguardo un
numero impressionante, per certi versi incredibile. Di quanti, partendo dal
Corno d’Africa, dai Paesi subsahariani o dall’Asia, intraprendono la traversata
del deserto per arrivare ai porti della Libia, ne arrivano uno su 100: c’è da
restarne annichiliti, e se anche ne arrivassero 10 su 100, o 20 su 100, il
deserto sarebbe lo stesso un gigantesco ossario di persone colpevoli solo di
cercare condizioni di vita migliore».
Non dimentichiamo - ha proseguito Amato - che stiamo
parlando di «gente costretta a lasciare il proprio Paese, che si vende tutto,
ma proprio tutto, per raccattare i 1000 o i 2000 euro che le organizzazioni
criminali chiedono per garantire il passaggio verso l’Europa, salvo poi
scaricare i loro ’clientì a metà viaggio su barcacce che non sempre arrivano a
destinazione». Per il ministro dell’Interno, «è una esigua minoranza quella che
sbarca sulle nostre coste, ma è sbagliato credere che i clandestini siano dei
delinquenti: capita che dei delinquenti si infiltrino, è vero, ma non è
necessariamente così, quasi sempre non è cosi. E non è un caso che nel
documento finale del G8 di Mosca le fattispecie di reato legate alla
immigrazione clandestina non sono il terrorismo ma il traffico di esseri umani
e la tratta di donne e minori».
Risultato: «la cooperazione è fondamentale, non solo quella
tra i Paesi europei, ma anche quella con i Paesi di origine, perchè non ha
senso rimandare i clandestini nel Paese di provenienza, bisogna cercare di
rimandarli in quello di effettiva origine».
I CPT NON DEVONO ESSERE CARCERI
I cpt «non devono essere carceri anche se le persone devono
essere trattenute», perchè è «ingenuo pensare che vi possano essere altri modi
per accertare» la loro identità. Amato ha quindi ricordato la decisione di
costituire una Commissione composta da funzionari dell’Amministrazione
dell’Interno ma, soprattutto, da esponenti del volontariato che si occupano di
temi dell’immigrazione, che avranno il compito di ispezionare i centri di
accoglienza e permanenza temporanea e riferire, entro sei mesi, i risultati
dell’indagine.
«La commissione - ha detto ai parlamentari della commissione
Affari Costituzionali - ci dirà cosa ha trovato nei centri e quali sono gli
interventi necessari, in modo che io possa venire da voi a riferire».
Che dire. Sono proprio d’accordo. Dopo cinque anni di buoio
riappare la luce. Passa
parola.
storti@welfareitalia.it
 
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