15 Settembre, 2002
Panzana, menzogna, fanfaluca cremonese....
...siam belle che pronti ad andare a quel paese (di Giorgino da Cava)
Caro direttore GianCarlo,
ti chiedo spazio giacchè intenderei aprire una metaforica finestra su di una scena, meglio su di una….. Panzana!
Pur non volendo assumere il ruolo di “nostalgico romantico” con tale termine intendo declinare Menzogna, Fanfaluca…Cremonese una antica storia popolare.
E volentieri la vado ad inserire in un contesto di selvaggia industrializzazione, di inopportuno consumismo, esasperato da arrembanti assalti ad ipermercati, outlet, megastore, che poco spazio lasciano alla valorizzazione (ed al godimento) dei centri storici sovente trascurati, alla tutela di tradizioni genuine proprie delle nostre genti, al recupero di sopite iniziative culturali.
Soprattutto ci impediscono di riflettere, di pensare, di meditare seriamente su processi di cambiamento….da un lato, mentre più incessantemente favoriscono il grottesco “scimmiottamento del progresso all’americana” che sempre più spesso si rivela il meno azzeccato tra i moderni “ritrovati”. Il breve racconto che seguirà parla di semplici protagonisti i quali ci portano facilmente a sorridere per l’onesta, creativa ed oltremodo simpatica loro scaltrezza.
Leggende di piacevole lettura che sottintendono verità tra il reale e l’immaginario, quantomai d’attualità di questi tempi soprattutto a….casa nostra!
Volentieri la introduco: “Tre fratelli biondi, riccioluti, senza capelli, sono andati a caccia in una campo pavimentato di marmo ed hanno preso tre lepri: due sono scappate, una non l’hanno potuta avere. Sono andati da una donna, lei ha dato loro una pentola senza manico e senza fondo. Loro vi han cucinato la lepre che non c’era; poi sono saliti sopra un albero di fichi ed hanno colte alcune noci. Una l’hanno gettata in testa a un ragazzino e la noce gli ha rotto un piede. Allora il ragazzino si è recato zoppicando dal dottore. Ma il dottore non c’era, comunque gli ha detto: “Comprati tre once d’aria del Po e quattro di grasso di ragno; ungiti il naso ed il piede ti guarirà!””
Ti riesce di immaginare lo stupore che ho provato alla lettura di quel testo?
Bene, animato da un sincero perbuonismo nei tuoi confronti vo’ volentieri a palesarlo (lo stupore!): BOH! MAH! GULP! GASP! HELP! SOB!!! In seguito ho riletto più volte quella “storiella” e ti confesso che sono persino riuscito a dare una mia del tutto personale “chiave” di lettura!
Quanto a te, caro GianCarlo ed agli assidui frequentatori del tuo “sito”, reputo doveroso che ognuno, per la parte che a lui compete, sia libero di interpretare e di coniugare tale brano a proprio piacimento, visti i tempi che corrono! Ordunque mi….ricompongo ed assumo l’aspetto che mi è meno consono, vale a dire quello di persona “seria” (se mi riesce)!
E’ evidente che ho volutamente inteso burloneggiare! Purtroppo sempre più spesso accade invece che quasi “mai” si riesca ad avere la chiave di lettura dell’accadimento di taluni avvenimenti, di disorientanti iniziative pubbliche o private, di obsolete (peggio ancora) di……affrettate decisioni “consiliari” (ed a Palazzo i CELODURO sembra stian cedendo il passo ai MOLLE….GGIATI!), che per nulla agevolano un sensato sviluppo sostenibile, di sanguinosi e raccapriccianti fatti di cronaca divenuti, purtroppo, ormai all’ordine del giorno!
Ed allora, caro GianCarlo direttore, che fare? Chiamare quel medico-dottore del racconto (che poi non….c’era!), sperando di riuscire a “strappare” uno straccio di ricetta almeno di…..sopravvivenza, oppure scassinare il fantomatico “lucchetto” ed arrangiarsi da soli?
Ed è appunto con questa convinzione di indispensabile “arrangismo” che il contrasto tra antico e moderno, tra l’immaginario ed il reale, riuscirà a convincere tutti noi che “la Panzana” non si dovrà ridurre solo ad un semplice suggestivo stimolo alla fantasia, piuttosto ad un “quotidiano agire”, ad un impegno personale da profondere non solo in quelle situazioni più eclatanti, ma anche e soprattutto in quelle meno appariscenti quindi non di meno importanti, evitando così quell’arrendevole e remissivo atteggiamento che sovente ci fa proferire “Tanto han già deciso gli altri per noi, dunque a quale “pro” impegnarsi, per cui ci viene spontaneo affermare che …….uramai ghe’ propria po’ nient de’ faaa!”.
CHE AMARA SCONFITTA E’ MAI CODESTA! Convengo che verosimilmente sia alquanto difficile (se non impossibile) non rendersi conto del vertiginoso “fagocitare” che il progresso sta’ mettendo in atto in tutte le sue forme ed espressioni; tuttavia QUANTO (bada bene..…non fino a QUANDO, poiché a “niuno” è dato sapere!) dobbiamo ancora immolarci sull’altare del benessere, dippiù, limitarci a non vedere oltre la punta del nostro….. “nasone”?
Commenti a “latere” lasciano il tempo che trovano!
Chissà se un giorno si riuscirà a trovare “LA” spiegazione che risparmia “UNA” spiegazione! Consentimi or dunque un ironico personale finale: per fortuna io qua volentieri satireggio, purtroppo c’è chi tenta di far di... peggio!
Ossequi direttore.
giorgino carnevali
(cavatigozzi - cremona)
 
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