15 Settembre, 2002
Gianni Carotti, un noir targato anni Ottanta
L'autore ha presentato il suo primo romanzo - Glicini e sangue - al Museo della Stampa di Libertà a Piacenza
Glicini e sangue (Ibiskos Editrice Risolo) é un noir targato anni Ottanta, scritto dal cremonese Gianni Carotti, presentato con successo l'altra sera, intervistato da Mauro Molinaroli, al Museo della Stampa di Libertà di Piacenza.
Carotti ha ambientato il suo giallo a Pavia, città dove ha conseguito la maturità classica e dove ha frequentato il biennio propedeutico di ingegneria all'Università di Pavia, essendo alunno dell'Almo Collegio Borromeo. Per il triennio applicativo, poi, l'autore si è trasferito al Politecnico di Milano presso il quale si è laureato in ingegneria elettrotecnica. Superato il servizio militare nell'Arma delle Trasmissioni ha intrapreso la libera professione operando soprattutto nel settore assicurativo. Attualmente è amministratore delegato della società di brokeraggio assicurativo da lui fondata nel 1990. E' al suo primo romanzo.
«Il mio intento era di fare un'operetta di puro svago, che cercasse di non presentare però le banalità che vanno tanto di moda».
Ne é uscito un bel romanzo, che si legge tutto d'un fiato, dove un esperimento sulla teoria della relatività messo in atto fra l'università di Pavia e quella di Princeton, fallsce per responsabilità di un fulmine a ciel sereno, lasciando però una traccia di un omicidio accaduto un anno prima. E' la storia di Carlo Morandi, quarantenne professore di Fisica all'università di Pavia, diviso fra l'attività di ricerca ed una movimentata vita sentimentale, che si lascia prendere romanticamente dalla storia e decide di condurre personalmente l'inchiesta con il solo aiuto dell'inseparabile amico Pigi.
In un'Italia in piena egemonia craxiana e di ambigue politiche mediorientali, il romanzo procede a cerchi concentrici, dove all'emozionante svolgersi delle indagini si sovrappongono registri introspettivi combinati sapientemente che trovano il proprio culmine in una drammatica storia d'amore segnata dall'ineffabile gioco del destino.
La tensione perenne tra cinismo e responsabilità morale percorre tutto il romanzo il quale, oltre ad offrire al lettore due ore di appassionante svago, solleva quesiti atavici sulla vita e sulle sue ambiguità, in un eterno gioco di rimando fra glicini e sangue.
Come inizia l'avventura letteraria di Carotti?
«Dall'invito - spiega lui stesso - a realizzare un volume storico aneddottico sulla Canottieri Baldesio, che mi ha finalmente indotto a rompere una pigrizia alla scrittura che durava di rimando in rimando da qualche decina d'anni».
I fatti narrati sono immaginari, ma sullo sfondo scorrono gli eventi reali che hanno contrassegnato quei mesi tra il 1985 e il 1986, «in un'Italia dominata dal craxismo imperante e da ambigue politiche mediorientali. L'Italia della Milano da bere, spesso protagonista di soluzioni approssimate seppure efficaci con i palestinesi».
«Non ho certamente la presunzione - ha proseguito Carotti - di fare letteratura, ma di far passare qualche ora di divertimento a chi avrà la voglia di leggermi. Nella storia, che vede protagonista il professor Morandi e le sue rocambolesche indagini, lo spionaggio internazionale è solo uno degli elementi e, sotto certi aspetti, non il più importante. Morandi è un gaudente libertino, dalla movimentata vita sentimentale. In quel periodo fatidico, in cui è rientrato a Pavia, ospite di quel Collegio Borromeo che lo aveva visto studente, si trova a vivere un'intensa, scabrosa passione per la ventiduenne Giulia. Mentre Carlo e Pigi, insegnante alla facoltà di lettere, passeggiano per Pavia, ritratta nei suoi angoli più caratteristici, emergono la diversa personalità e le convinzioni dei due. Agnostico, liberale e anticlericale il primo; cattolico praticante il secondo, con un equilibrio ormai raggiunto con la propria omosessualità. Le rispettive coscienze dovranno confrontarsi su temi alquanto impegnativi, come l'aborto e un tabù che risale alla notte dei tempi».
 
|