15 Settembre, 2002
I libici sono interessati a entrare nell'Enel e nell'Eni. di Marco Pezzoni
E' questa l'idea di "indipendenza" energetica tanto sbandierata da Scajola? Non sarebbe più serio parlare di "interdipendenza" e di capacità o meno di governare la "globalizzazione"
Le parole di Scajola non lasciano ubbi :
"stiamo valutando la possibilità di
un apporto libico nell'aumento
di capitale di Enel." Dopo l'incontro
a cena con il colonnello Gheddafi, Scajola
ha spiegato che "i libici sono
interessati a entrare nell'Enel e nell'Eni,
hanno liquidità per fare investimenti".
Siamo al paradosso: l'Enel ha firmato con
EDF francese l'accordo per costruire in Italia
4 nuove centrali nucleari,
ma non avendo i soldi per finanziare la parte
che le compete nell'operazione, non solo
emette sul mercato
nuove azioni per un valore di 8 miliardi
di euro (la Cassa Depositi e Prestiti, dunque
ancora lo Stato, garantisce
l'acquisto di una quota pari a 2,5 miliardi
di euro), ma intende vendere alla Cina una
partecipazione significativa
(fino al 49%) di Enel Green Power, il gioiello
italiano leader in energie rinnovabili, aprendo
contemporaneamente all'ingresso di Libia
e Cina, attraverso un fondo sovrano denominato
Cic, nel capitale
Enel.
E' questa l'idea di "indipendenza"
energetica tanto sbandierata da Scajola?
Non sarebbe più serio parlare di
"interdipendenza" e di capacità
o meno di governare la "globalizzazione"
dei mercati anche sul terreno dell'energia?
Il risultato intanto è che il governo italiano
si sta cacciando nel vicolo cieco di decidere
la costruzione di 4 centrali
nucleari, dovendo dare garanzie crescenti
ai nuovi investitori: Francia, Cina, Libia.
Oggi più che mai l'interesse nazionale dell'Italia
e l'interesse europeo dovrebbero coincidere:
l'avvenire europeo
consiste nell'autonomia e nella solidarietà
energetica, che significa difendere e promuovere
un mercato europeo
dell'energia, trattando uniti e alla pari
con i grandi Paesi produttori e con i loro
"cartelli".
Oggi più che mai l'unica fonte davvero "indipendente"
è quella delle energie rinnovabili, come
ha ben capito
nel suo programma di governo Obama: 150 miliardi
di dollari investiti nell'economia verde
per creare almeno
4 milioni di posti di lavoro nei prossimi
anni. Dubito che l'incontro avuto da Berlusconi
alla Casa Bianca
sia servito a convincerlo di questa grande
novità.
Al contrario una centrale nucleare di 1.600
MW crea un numero bassissimo di posti di
lavoro, arriva a costare
7 miliardi di euro come quella in costruzione
in Finlandia, è un gigantesco corpo estraneo
che farà violenza
agli equilibri del nostro territorio, senza
ricadute positive né per l'economia locale
né per quella nazionale.
L'attuale "stretta creditizia"
impone di selezionare priorità e investimenti
strategici a favore della riorganizzazione
e innovazione del nostro tessuto produttivo
e della nostra occupazione, adesso!
Il nucleare drena risorse finanziarie preziose
ed è solo un "grande affare"
per l'Enel, per gli investitori stranieri,
per le ditte appaltatrici.
Non incide e non accompagna per nulla la
indispensabile trasformazione "interna"
al sistema delle imprese italiane
sempre che , all'uscita dall'attuale crisi
economica, vogliano continuare
a competere nel mercato mondiale.
Marco Pezzoni
Movimento Federalista Europeo
Cremona 3 agosto 2009
 
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