15 Settembre, 2002
Lega Ambiente. Lettera aperta Presidente della Provincia sulla cava di Caravaggio
Lungi dal voler contribuire alle recenti polemiche, sin troppo infuocate, e preso atto che, allo stato attuale delle cose, occorre una "ridetermina regionale" ecc.
Lega Ambiente. Lettera aperta Presidente
della Provincia sulla cava di Caravaggio.
lungi dal voler contribuire alle recenti
polemiche, sin troppo infuocate, e preso
atto che, allo stato attuale delle cose,
occorre una "ridetermina regionale"
ecc.
Gentile Presidente,
lungi dal voler contribuire alle recenti
polemiche, sin troppo infuocate, e preso
atto che, allo stato attuale delle cose,
occorre una "ridetermina regionale"
per impedire definitivamente la realizzazione
della cosiddetta cava di Caravaggio, Le chiediamo
di adoperarsi tempestivamente e personalmente
affinché il governatore Formigoni riproponga
all'ordine del giorno di una prossima seduta
del Consiglio Regionale la questione dello
stralcio dell'Ate g 38 dal piano cave delle
provincia di Bergamo.
Lei ha ribadito, nella nota inviata ai sindaci
nei giorni scorsi, "il massimo impegno
a tutela del territorio" ed ha precisato
di non volere compiere "nessuna retromarcia
o cambio di rotta" sul "delicato
tema" della cava. Rassicurati da queste
sue dichiarazioni, La invitiamo a non prolungare
ulteriormente l' "attesa di future decisioni
regionali" ed ad intraprendere invece
da subito azioni efficaci e atte a scongiurare
il disastro ambientale che inequivocabilmente
la cava comporterebbe.
Già nel 2003, in sede di osservazioni sul
piano cave Legambiente aveva segnalato come
la localizzazione "totalmente in falda"
del giacimento di Caravaggio, ne impedisse
l'escavazione se non a prezzo del prosciugamento
dei Fontanili della Bassa Bergamasca e dell'Alto
Cremasco. Negli ultimi anni, mesi giorni
e settimane, da molte altre, autorevoli parti
è stato ribadito che cavare materiale da
quel lembo della pianura avrebbe conseguenze
devastanti nello spazio e nel tempo: il degrado
toccherebbe un territorio ben più ampio dell'ambito
estrattivo e dei suoi immediati dintorni
e perdurerebbe per un incalcolabile numero
di anni, decenni e, addirittura, secoli.
Nessuna voce si è sinora levata a contrastare
tali analisi; il prefigurarsi di scenari
catastrofici è, purtroppo, un fatto certo
e incontrovertibile.
La progettata cava di Caravaggio causerebbe
inequivocabilmente un danno ambientale gravissimo:
di conseguenza, la sua realizzazione contrasterebbe
per molti aspetti con il corpo legislativo
vigente tanto a livello Comunitario e nazionale,
quanto regionale e locale.
Nel 2000, l'Italia sottoscrisse, assieme
e di fronte agli altri paesi dell'unione
Europea una convenzione con la quale si assumeva
l'impegno di "stabilire e attuare politiche
paesaggistiche volte alla protezione, alla
gestione ed alla pianificazione del paesaggio",
nella consapevolezza del fatto che "il
paesaggio svolge importanti funzioni di interesse
generale, sul piano culturale, ecologico,
ambientale e sociale" e che esso "rappresenta
un elemento chiave del benessere individuale
e sociale". Anche in adempimento agli
impegni presi in ambito europeo, il 3/4/2006
venne varato il Decreto legislativo "Norme
in materia ambientale" L'art.3 ter di
tale decreto stabilisce, tra l'altro, che
"la tutela dell'ambiente e degli ecosistemi
e del patrimonio culturale deve essere garantita
da tutti gli enti pubblici e privati e dalle
persone fisiche e giuridiche pubbliche e
private, mediante un'adeguata azione che
sia informata ai principi della precauzione,
dell'azione preventiva, della correzione,
in via prioritaria alla fonte, dei danni
causati all'ambiente". L'articolo 3
quater ulteriormente precisa (comma 1), che
"ogni attività umana .deve conformarsi
al principio dello sviluppo sostenibile,
al fine di garantire che il soddisfacimento
dei bisogni delle generazioni attuali non
possa compromettere la qualità della vita
e le possibilità delle generazioni future".
Al comma 2, si puntualizza che "anche
l'attività della Pubblica Amministrazione
deve essere finalizzata a consentire la migliore
attuazione del principio dello sviluppo sostenibile,
per cui nell'ambito della scelta comparativa
di interessi pubblici e privati connotato
da una discrezionalità, gli interessi della
tutela dell'ambiente e del patrimonio culturale
devono essere oggetto di particolare considerazione".
Nel caso di uno sfruttamento dell'ambito
territoriale estrattivo denominato ATE g
38 a Caravaggio, l'ambiente, lungi dall'essere
tutelato, verrebbe gravemente danneggiato
in una delle sue più preziose e scarse componenti:
l'acqua. Un "bene comune" come
riconosciuto anche dalla Regione Lombardia
con suo "Atto di indirizzo" approvato
dal consiglio regionale il 28 luglio 2004
e meritevole di particolare tutela, in quanto
"garanzia non solo di conservazione
di un patrimonio che presenta elementi unici,
ma anche di sviluppo economico e sociale"
(p.10). La Regione Lombardia - si legge più
oltre (12) nelle stesso documento- si impegna
proteggere "in modo prioritario le acque
sotterranee" in quanto fondamento di
quel reticolo irriguo che "è stato e
continua ad essere il motore principale dello
sviluppo agricolo della pianura". Nel
recente "testo unico " sull'agricoltura
(5/12/2008) la Regione, riafferma la "rilevanza
pubblica" dell'attività di irrigazione,
che "promuove e organizza per garantire
"la provvista, la regimazione e la tutela
quantitativa e qualitativa delle acque irrigue"
(Tit. VIII. Art 76, 1,2).
Le popolazioni lombarde, come osservava Carlo
Cattaneo, hanno "fecondato" per
secoli la loro terra con il proprio lavoro
ed i propri capitali: canali, rogge e fossi
(ed una sapiente regolazione delle acque)
hanno trasformato nel tempo una terra malsana
e improduttiva in un'area agricola tra le
più ammirate già nell'Europa del 700, capace
di competere con l'efficiente high farming
inglese. Che il "paesaggio" sia
il frutto dell'interazione tra natura e cultura,
nella pianura irrigua è particolarmente evidente,
anche laddove si staglia l'imponenza del
Santuario alla beata Maria Vergine cresciuto
attorno ad una "fonte" che pur
reputata"sacra" dai fedeli, è inesorabilmente
destinata ad inaridirsi nell'eventuale, inopportuna
realizzazione della cava Ate g38.
Gentile signor Presidente, come le è noto,
il Tar ha accolto il ricorso avverso lo stralcio
della cava di Caravaggio adducendo la mancanza
di motivazioni nella delibera regionale:
in quanto sopra esposto ci pare vi siano
già elementi sufficienti per rimediare all'errore.
Tuttavia, in conclusione, vogliamo citare
anche l'art.300 del D.L. 152/2006, laddove,
richiamando la direttiva 2004/35/CE, si precisa
che "costituisce danno ambientale il
deterioramento, in confronto alla condizioni
originarie, provocato alle acque interne,
mediante azioni che incidano in modo significativamente
negativo sullo stato ecologico, chimico e/o
quantitativo oppure sul potenziale ecologico
delle acque interessate". Il progettato
sito estrattivo, con attività di escavazione
direttamente nella falda acquifera, inciderebbe,
appunto, "in modo significativamente
negativo" sul sistema delle acque interne
della Lombardia provocando un "danno
ambientale", ovvero un reato che, anche
in virtù della Sua mediazione, l'Amministrazione
regionale può e deve impedire.
Ringraziando per l'attenzione, pordiamo distinti
saluti
p. Legambiente Circolo Altocremasco
Il Presidente
Oscar Stefanini
tel.347 9231125
altocremasco@legambiente.org
 
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