15 Settembre, 2002
Stefania Bonaldi: Perché mi candido alle primarie
Appena ho manifestato l’intenzione di presentarmi alle primarie per la scelta dei prossimi candidati alle elezioni del consiglio regionale lombardo, in molti hanno provato a dissuadermi.....
Stefania Bonaldi: Perché mi candido alle
primarie
Appena ho manifestato l’intenzione di presentarmi
alle primarie per la scelta dei prossimi
candidati alle elezioni del consiglio regionale
lombardo, in molti hanno provato a dissuadermi.....
Perché mi candido alle primarie
Appena ho manifestato l’intenzione di presentarmi
alle primarie per la scelta dei prossimi
candidati alle elezioni del consiglio regionale
lombardo, in molti hanno provato a dissuadermi.
Con vari argomenti: il rischio di “bruciarmi”,
la circostanza che il mio impegno si stia
giocando nel più circoscritto contesto dell’amministrazione
comunale a Crema; il confronto con candidati
più esperti e blasonati; il fatto che siano
tutti rigorosamente targati ex diesse (e
questo, qualcosa vorrà dire, forse); la circostanza
che io sia molto meno nota di loro; l’eventualità
che un esito personale poco brillante potrebbe
costarmi chances importanti su altri fronti
amministrativi in futuro.
Ho ascoltato tutti. Per formazione ed indole
sono molto propensa ad ascoltare quello che
le altre persone hanno da dirmi. Tengo in
conto le opinioni altrui; ne ho rispetto,
mi lascio pure contaminare, non sono una
che assolutizza le posizioni, sono discretamente
accomodante.
Ho ascoltato, riflettuto, ancora ascoltato
e ancora riflettuto, infine ho deciso. Sola,
come sono abituata in ultimo a fare sempre.
E ho deciso di confermare la scelta di candidarmi
a queste primarie, per provare a servire
gli elettori e i cittadini in un contesto
più grande, non certo meno ricco di occasioni
per spendersi per il bene comune. Al diavolo
strategie e tattica, la politica non è una
partita a scacchi, per lo meno non lo è per
me.
Ho deciso perché da tempo guardo alle primarie
quale metodo privilegiato per la selezione
della dirigenza e dei candidati nel nostro
partito. Non è possibile, infatti, dirsi
democratici e plurali e poi temere il confronto,
evitare il dibattito, inibire il conflitto.
Le persone mature, un partito maturo, imparano
a gestirli, non nascondono la testa sotto
la sabbia per eluderli.
Ma perché le primarie siano strumento innovativo,
capace di fare diventare determinante ogni
singolo voto espresso da chi vi partecipa,
non possono essere gestite in modo “verticistico”,
cioè con una selezione dei candidati operata
dall’alto (che non è certo innovare ma significa
invece esattamente il contrario); né possono
essere snaturate, cioè impiegate per fare
passare, con un metodo all’apparenza nuovo,
logiche vecchie e schemi obsoleti.
Non ho nulla di personale contro quelli che,
secondo le anticipazioni, saranno i miei
“avversari”, anzi, nutro stima sincera per
il loro operato, le loro competenze, l’esperienza
amministrativa che hanno alle spalle. Dunque
il loro merito ed il titolo per correre alle
primarie è indiscusso e chiunque vincerà
la competizione avrà in me una sostenitrice
convinta.
Ho colto tuttavia in alcune candidature,
per lo meno nell’immagine che da fuori le
persone traggono, uno spirito talora “premiante”,
talora “risarcitorio”, come se una candidatura
fosse una spilla d’oro a fine carriera, un’indennità
di buonuscita, un trattamento di fine rapporto
oppure un assegno riparatore o un biglietto
di scuse per tacitare i sensi di colpa, per
avere magari in passato, il partito, frustrato
delle aspirazioni, sacrificato dei talenti,
chiesto o preteso passi indietro rivelatisi
poi mortificanti, tanto per il singolo, quanto
per la collettività.
Pure consapevole del valore profondamente
umano di scelte di questo tipo, io ritengo
invece che anche nella scelta delle candidature
si debba sempre guardare avanti, al futuro
che ci aspetta e non al passato, se si vuole
vincere, e, soprattutto, credo si debba guardare
il partito “dal di fuori”, con gli occhi
di chi è meno addentro alle dinamiche interne;
con gli occhi dei semplici cittadini, di
coloro che guardano a noi carichi di aspettative
e speranze, cercando anche alcuni segnali.
Ecco allora la seconda ragione della mia
candidatura. Non ho tutta l’esperienza dei
miei “colleghi”; non ho intessuto la trama
delle loro relazioni con il territorio della
nostra provincia; non ho le reti consolidate
dei loro contatti e delle loro conoscenze.
Però ritengo di incarnare più di loro la
novità di cui il PD s’è fatto portabandiera
quando, due anni fa, ha dato vita a quello
splendido progetto di coniugare due precedenti
partiti e innervarli con la società civile.
Ho una formazione umana e professionale che
ritengo solide; come molte madri fatico per
conciliare un lavoro impegnativo, conquistato
col sudore della mia fronte, e la famiglia.
Coltivo relazioni e interessi anche fuori
dal partito, sono una persona del mio tempo,
penso con la mia testa, amo la politica in
quanto mi consente di amare l’uomo, senza
assolutizzarla, concependola sempre come
servizio.
Come me, con i miei ideali, le mie speranze
e le mie energie, ancora imbrigliate, ci
sono decine di persone in questo partito,
a livello locale: giovani, competenti, ricche
di passione civile ed entusiasmo. Persone
che in questo momento non si buttano, sono
bloccate, restano ferme, semplicemente perché
c’è sempre qualcuno davanti che, sia pure
involontariamente, fa da tappo, occupa le
prime file, vanta credenziali e titoli di
preferenza in ragione di lunghe appartenenze
nel partito, nelle stanze dei bottoni, ai
posti “che contano”.
Io voglio semplicemente dimostrare che il
PD è anche questa altra parte, che oggi resta
più in ombra, è ferma, sta in attesa, e voglio
mostrarlo dentro e fuori dal partito.
Mostrare che il PD è una realtà plurale,
nei fatti e non a parole, che un ricambio
può esistere, anzi, è già nelle cose, che
non c’è solo una nomenclatura che calca la
scena da vent’anni a questa parte, che questo
è un partito in cui anche chi non ha ancora
40 anni può avere una possibilità, che accanto
ad una classe dirigente a cui siamo grati
perché, come una quercia possente in un giardino,
ha dato sicurezza e protezione, sono stati
piantati semi e sbocciati fiori, che vanno
irrorati e incoraggiati e che possono diventare
a loro volta uno splendido tappeto e piante
rigogliose, se la quercia non ruba loro tutto
il nutrimento e se non li oscura con la sua
ombra.
Voglio che questo, là fuori, sia impresso
negli occhi e nel cuore di chi ci guarda
e si aspetta segnali nuovi, volti nuovi,
discontinuità, coraggio, anche un poco di
lucida follia.
Ecco il senso della mia candidatura.
Non so come andrà a finire. Il risultato
finale, credetemi, per quanto mi riguarda
importa fino a un certo punto; è ovvio che
mi batterò, lealmente e in buona fede, per
portare a casa un buon risultato. Ma personalmente,
ne sono sicura, io ritengo di avere già vinto
proponendo la mia candidatura e dimostrando
a tutti coloro i quali, fra gli iscritti
e gli elettori, condividono il mio sentire,
che è possibile cambiare le cose, invertire
i pronostici, sovvertire le realtà anche
quando paiono ineluttabili.
O almeno provarci, per dare significato all’impegno
di ogni giorno.
Stefania Bonaldi
fonte : www.stefaniabonaldi.it
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La mia biografia .
Ho 39 anni e sono sposata con Franco e mamma
di Letizia, 9 anni. Vivo a Crema dalla nascita
ed a Crema ho condotto gli studi, dalla scuola
Elementare di B.go San Pietro alle medie
Vailati, al Classico Racchetti. Sempre a
Crema ha frequentato la vita parrocchiale
e, ai tempi delle Superiori, il Gruppo Ricerca
(Movimento Studenti Azione Cattolica) e poi,
durante la vita universitaria, la Federazione
Universitaria Cattolica Italiana (F.U.C.I.),
di cui sono stata Presidente, nel biennio
1993-94, a Crema.
Tali esperienze, insieme all’educazione familiare,
hanno inciso in profondità sulla mia formazione
umana e cristiana.
Laureatami in Giurisprudenza nel 1995, dopo
la pratica biennale in uno Studio Legale
in Crema, nel 1998 mi sono abilitata all’esercizio
della professione di avvocato. Non mi sono
tuttavia dedicata a questa strada, avendo
nel frattempo trovato lavoro in qualità di
Responsabile di una Residenza Sanitaria per
Anziani, prima, e poi anche di Responsabile
del Settore Sociale di un Comune del Lodigiano.
In tale contesto mi sono potuta cimentare
con molte problematiche relative ai servizi
sociali e socio-sanitari in generale, con
profondo arricchimento umano, oltre che del
mio curriculum professionale.
Dal 2004 sono Direttore di una Azienda Speciale
Comunale della Provincia di Lodi, Ente Gestore
di una R.S.A., di un Centro Diurno Integrato
per anziani, di una Farmacia Comunale ed
una Parafarmacia, oltre che di alcuni servizi
di complemento e integrativi per l’Ente Locale
territoriale.
L’interesse e l’avvicinamento alla politica
maturano negli ultimi anni, quando cresce
il desiderio di mettere competenze, esperienza,
entusiasmo e capacità a disposizione di Crema,
la mia Città, per condividere, anche insieme
a persone con sensibilità e provenienze diverse,
una esperienza “forte” orientata al servizio
della Comunità Locale. Con la Lista Civica
“W Crema… viva” mi sono presentata alle elezioni
amministrative del Maggio 2007, a sostegno
del Candidato Sindaco del centro Sinistra
Gianni Risari. Sono attualmente consigliere
di minoranza nel Consiglio Comunale di Crema
nel quale ricopro anche il ruolo di Vice
Presidente.
Credo in un “modello” di città fortemente
orientato alla democrazia partecipativa ed
alla solidarietà, che si approcci a ogni
cittadino, dal bambino all’anziano, alla
giovane coppia, al portatore di disagio,
distribuendo a ciascuno nella misura in cui
egli ha bisogno, in un’ottica di equità e
giustizia sostanziale. Per la mia storia
personale e i valori in cui credo vedo nel
Partito Democratico la “confluenza naturale”
del mio percorso al servizio del Bene Comune.
Attualmente ricopro l'incarico di capogruppo
del gruppo consiliare del PD.
 
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