15 Settembre, 2002
Che tipo di città vuole costruire Perri? (Circolo Cittadino Rifondazione Comunista)
Chi dovrebbe garantire la comunità tutta se non l'amministrazione pubblica?
Che tipo di città vuole costruire Perri?
(Circolo Cittadino Rifondazione Comunista)
Chi dovrebbe garantire la comunità tutta
se non l'amministrazione pubblica?
La giunta di centro destra si è insediata
ormai da un anno. Per chi sosteneva che non
sarebbe cambiato niente e proponeva una sperimentazione
della novità a destra, il Circolo
cittadino di Rifondazione Comunista propone
alcune considerazioni e domande.
Che tipo di città si vuole costruire? Al
cittadino, oltre al diritto inviolabile al
voto, cosa
rimane per una vera pratica di partecipazione
democratica? Siamo sicuri che la relazione
diretta
con il sindaco o con l'assessore di turno
siano vera democrazia? Possibile che per
avere
riconosciuto un diritto ci si debba affidare
a gruppi che difendono comunque interessi
di parte? Chi dovrebbe garantire la comunità
tutta se non l'amministrazione pubblica?
Ma se anche quest'ultima si riduce ad un
bancomat di distribuzione di soldi pubblici
delegando
ai privati la gestione l'organizzazione ed
il controllo della vita della comunità, chi
garantirà giustizia, equità, trasparenza,
rispetto per tutti?
Il contributo delle varie componenti della
città, le risorse di chi concorre alla vita
della comunità devono entrare in sinergia
in strutture
di gestione partecipata ma devono essere
saldamente nelle mani del pubblico perché
solo così si garantiscono tutti i cittadini,
anche quelli che non sono amici degli amici,
che non hanno santi in paradiso, che
non appartengono a lobby.
Ciò che si sta verificando a Cremona è proprio
questo: l'amministrazione pubblica sta abdicando
alle sue responsabilità, al suo ruolo e li
consegna ai privati, dalla pianificazione
urbanistica ai servizi per i giovani, dalla
cultura ai beni pubblici mettendosi in una
pericolosissima condizione di sudditanza,
subalternità e servilismo.
No! L'amministrazione pubblica non può essere
ridotta al privato perché inevitabilmente
sarà il più potente a dettar legge. La soluzione
non può essere prodotta da una singola componente
sociale che si fa paladina del tutto come
pretenderebbe parte del mondo cattolico.
Quando ci si erge a regola prima ed unica
di ogni rapporto sociale togliendo risorse
e spazi a chi la può pensare diversamente,
si cade nell'integralismo, non si è diversi
dai talebani.
Quando nel mondo del lavoro come nella amministrazione
della città si dà creditoe p riorità ai portatori
di risorse ed interessi economici privati
si dimenticano i diritti di tutti, si scade
nel privatistico, nell'ingiustizia, nell'egoismo.
Inutile giustificazione sarà poi l'agire
in conformità con la legge.
Basta osservare ciò che avviene nel mondo
della scuola nel quale leggi regionali addomesticate
ad interessi di parte determinano ogni giorno
lo svantaggio del pubblico a favore del privato.
Certo sarebbe necessaria una classe politica
che unisce al cuore la competenza, che non
fa eleggere i parenti in posizioni di potere
o li favorisce negli incarichi, che non volta
gabbana
presentandosi come difensore del territorio
per poi (dopo aver conservato la poltrona)
svenderlo allo scempio di certe discariche
o delle centrali nucleari, che non partecipa
a
concorsi pubblici in posizione di imbarazzante
conflitto, che ha il pudore di non saltare
sul carro della difesa dei beni comuni dopo
averne teorizzato la privatizzazione.
Auspichiamo una ripresa della vigilanza e
della partecipazione da parte della comunità
cremonese perché l'amministrazione pubblica
esca dalla subalternità e si riappropri del
ruolo che le compete di gestione della cosa
pubblica nell'interesse di tutti, di sviluppo
della
città di tutti i cittadini, di garante di
un vero processo di partecipazione e di democrazia.
Circolo Cittadino Rifondazione Comunista
Cr giugno 2010
 
|