15 Settembre, 2002
Lo sviluppo sotto l’acqua ( di Andrea Ladina)
Una politica ottusa, tanto di destra che di sinistra, che ha dichiarato guerra ai fiumi
Lo sviluppo sotto l’acqua ( di Andrea Ladina)
Una politica ottusa, tanto di destra che
di sinistra, che ha dichiarato guerra ai
fiumi
Il Veneto è sott’acqua. Una delle Regioni
del miracolo economico del Paese è in buona
parte paralizzata dall’alluvione. Aziende,
capannoni, laboratori, centri abitati, scuole,
attività agricole, stabilimenti…fermi a causa
delle conseguenze del dissesto idrogeologico.
Perché i fiumi straripano? Perché la natura
è violentata da troppo cemento e l’acqua
dilaga a causa di scelte politiche miopi
che hanno messo il profitto al primo posto
mortificando l’ambiente.
Una politica ottusa, tanto di destra che
di sinistra, che ha dichiarato guerra ai
fiumi e a i corsi
d’acqua ed ha fatto del consumo di suolo
una regola, distorta, di sviluppo.
Non possiamo certo dare la colpa alla natura
se essa si ribella per essere stata artificiosamente
imbrigliata da politiche del territorio di
limitato respiro: costruire, costruire, costruire…
Il Presidente del Consiglio Berlusconi ed
il Ministro Bossi hanno fatto visita al Veneto
allagato promettendo aiuti e cioè soldi pubblici
per la ricostruzione.
Se da un alto siamo d’accordo con la necessità
che persone ed attività colpite siano aiutate
per consentire la ripresa economica ( le
province di Vicenza e di Padova che sono
letteralmente in ginocchio) ci sembra che
il Presidente del Consiglio non abbia capito
il nocciolo del problema e cioè che non si
tratta solo di erogare soldi ma che è indispensabile
metter mano a prevenire il dissesto idrogeologico
che incombe su gran parte d’Italia.
Altrimenti questi avvenimenti disastrosi
sono destinati a ripetersi.
Ed il contribuente italiano si dovrà aspettare,
anche in futuro, di continuare a pagare i
danni per l’assenza di una politica di tutela
del territorio.
I Verdi chiedono 100.000 posti di lavoro
per i giovani per prevenire il dissesto idrogeologico
partendodal presupposto che i costi per assumere
questi lavoratori saranno di gran lunga inferiori
rispetto a quanto lo Stato dovrà pagare per i danni
che dal Nord al Sud incombono sul nostro
Paese.
La prima opera pubblica deve essere la prevenzione
del dissesto idrogeologico. Solo in questo
modo e cioè con una politica di difesa dell’ambiente
sarà possibile una economia solida.
E che si smetta di correre dietro ad opere
faraoniche come il Ponte sullo Stretto di
Messina o, sul territorio cremonese, ad autostrade
non necessarie e che a loro volta sono destinate
ad accrescere il consumo di suolo e a devastare
la campagna.
Investire nella prevenzione ambientale per
impedire il dissesto idrogeologico: questa
è economia sostenibile! Altrimenti, domani
avremo altre Regioni sott’acqua.
Altri soldi pubblici sprecati. Altre tragedie
a danno dei viventi: uomini e animali.
Andrea Ladina
Presidente della Federazione
provinciale dei Verdi Cremona
 
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