15 Settembre, 2002
Sì all'intesa per il recupero ambientale de "I Lagazzi" di Piadena
La Provincia firmerà l'accordo di programma con il Comune di Piadena che formalizza le modalità di collaborazione per la realizzazione di un progetto di acquisizione e riqualificazione dell'area umida "I Lagazzi".
Sì all'intesa per il recupero ambientale de "I Lagazzi" di Piadena.
La Provincia firmerà l'accordo di programma con il Comune di Piadena che formalizza le modalità di collaborazione per la realizzazione di un progetto di acquisizione e riqualificazione dell'area umida "I Lagazzi".
Lo ha deciso la Giunta Provinciale, su indicazione dell'Assessore all'Ambiente, Fiorella Lazzari.
L'intesa interessa l'acquisto e la valorizzazione di questo pregevole monumento dell'ambiente che sopravvive all'interno di un contesto totalmente antropizzato. L'area, situata a sud est di Piadena nei pressi di San Lorenzo Guazzone, è un tratto di una percorso fluviale relitto. Il paleoalveo è attraversato dal colatore Lagazzo, che è circondato da un bosco con interessanti caratteri floristici e faunistici. Accanto alla valenza ambientale, si evidenzia anche una valenza storico-archeologica. L'area è infatti oggetto di ritrovamenti archeologici palafitticoli dell'età del bronzo. Inoltre, la facilità di accesso la rende idonea all'utilizzo didattico.
La Provincia mette a disposizione del Comune di Piadena la somma di 25 mila euro, per l'acquisizione e la valorizzazione. Per definire il progetto di recupero ambientale verrà istituito un tavolo tecnico interistituzionale.
L'Assessore Lazzari riferisce il senso di questo progetto: "All'interno di un'azione a tutto campo per la valorizzazione dell'ambiente, penso per esempio al grande corridoio ecologico della Golena del Po, che contiene al suo interno gioielli naturalistici, quali bodri, riserve e monumenti naturali già riconosciuti, come il Bodrio di Cà de Gatti, la riserva Bosco Ronchetti e la lanca di Gerole, e oasi faunistiche come il lancone di Gussola e gli Spiaggioni di Spinadesco, che attendono il riconoscimento a riserva naturale, abbiamo anche condotto una puntuale azione di tutela su alcuni monumenti ambientali, come è il caso de 'I Lagazzi'. Non rinunciando tra l'altro ad investire per portarli sotto l'ombrello della pubblica amministrazione". L'assessore non nega la sua soddisfazione: "Sono contenta della collaborazione sempre più stretta che intorno a questi temi abbiamo saputo instaurare, con il proposito di 'gestire', dal basso, in modo più diretto e consapevole la tutela della nostra rete ecologica e, in molti, casi, di restituirla alla pubblica fruizione".
"I Lagazzi" sono in attesa del riconoscimento del vincolo di Monumento Naturale da parte della Regione Lombardia. In allegato la relazione tecnica del Settore Ambiente che ne sostiene l'istituzione.
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In allegato:
PROVINCIA DI CREMONA
RICHIESTA ALLA REGIONE LOMBARDIA PER RICONOSCERE L’ISTITUTO
DEL MONUMENTO NATURALE A “I LAGAZZI” DI PIADENA
Relazione dei tecnici provinciali F. Lavezzi e V. Ferrari
L'area, interessata dalla proposta di istituzione di un monumento naturale, è collocata in un settore dell'agro del comune di Piadena, esterno al Parco Oglio Sud, dove, sul piano fondamentale della pianura, è evidente una vallecola fluviale relitta, testimonianza di trascorse condizioni idrografiche del territorio considerato.
Tale paleoalveo, ben delimitato da scarpate, è percorso, nel mezzo, dal colatore Lagazzo il cui nome, unitamente ad altri toponimi dell'area (es. Who, dal latino vadum = guado o i tre diversi colatori "gambino", corrispondenti ad altrettanti “bracci" fluviali) attesta la presenza, ancora in tempi storici, di considerevoli ristagni d'acqua, di corsi fluviali attivi e di guadi necessari per il loro attraversamento.
Queste condizioni di comprensorio allagato, o comunque fortemente interessato da divagazioni fluviali, oltre ai toponimi sopraccitati, trovano altre testimonianze negli interessanti ritrovamenti archeologici dell'insediamento palafitticolo, rinvenuto presso la cascina Belgiardino, utilizzato dall'età del Bronzo antico sino al Bronzo moderno (che, unitamente al vicino e coevo insediamento del Who di Piadena, rende particolarmente pregevole, sotto l’aspetto archeologico, l'intero territorio piadenese) e dalle estese lenti torbose, evidenziate da recenti rilievi e carotaggi (1986).
In tale contesto, di notevole interesse storico e culturale, oltre che particolarmente gradevole sotto il profilo paesaggistico (grazie agli evidenti movimento morfologici), ma purtroppo banalizzato dal preponderante utilizzo agricolo specializzato del territorio, sopravvive un lembo di vegetazione naturale rappresentato da un piccolo bosco igrofilo inserito proprio nel bel mezzo della vallecola relitta che, per i restanti tratti, si presenta perlopiù coltivata a prato stabile.
Questo bosco, di forma pressoché quadrangolare, è attraversato da un tratto del colatore Lagazzo, che origina, al suo interno ed ai margini, specchi d'acqua lentica ed è delimitato, sul lato Nord-Ovest da un percorso carrabile. Il bosco è costituito in prevalenza da salici (Salix alba; Salix cinerea), cui si associano alcuni nuclei di olmo (Ulmus minor), alcune farnie (Quercus robur), aceri campestri (Acer campestre), pioppi bianchi (Populus alba) e gatterini (Populus canescens), che attestano le tendenze della vegetazione ad evolvere in alcuni settori, verso una meno spiccata igrofilia.
Accompagna gli alberi, soprattutto ai margini del bosco, un ricco corteggio arbustivo, rappresentato in prevalenza da sanguinelli (Cornus sanguinea) e sambuchi (Sambucus nigra), con qualche rado biancospino (Crataegus monogyna) ed in alcuni settori, sieponi di rovo (Rubus caesius, Rubus ulmifolius) o di rampicanti (Vitis vinifera; Vitis labrusca; Clematis vitalba).
Nei tratti meglio esposti alla luce del colatore Lagazzo, sulle sponde, piccoli lembi di vegetazione a macrofite palustri (Fragmithas australis, Typha latifolia; Spharganium erctus; Carex elata) si mescolano a vistose fioriture di salcerella (Lytrum salicaria) a ciuffi di Thalictrum sp a cespi di Althea sp., mentre i margini del bosco e del sentiero si possono rinvenire specie anche insolite, come la melissa (Melissa officinalis) o l'ambrosia a foglia d'artemisia (Ambrosia artemisiifolia); un insolito filare di bagolari (Celtis australis) delimita ed evidenzia la scarpata a Sud-Est.
La fauna, nel bosco, per quanto poco indagata, si caratterizza per la presenza di specie tipiche sia degli ambienti umidi, sia di quelli forestali, talvolta anche di discreto interesse. Fra gli uccelli ad esempio, accanto alla comune gallinella d'acqua (Gallinula chloropus) troviamo l'interessante pendolino (Remiz pendolinus) e specie anche rare, per l'ambito geografico considerato, come la ghiandaia (Garrulus glandarius) e la cinciarella (Parus caeruleus), mentre nei prati circostanti sono frequenti specie tipiche degli ambienti aperti, come l'allodola (Alauda arvensis) e il saltinpalo (Saxicola torquata).
Sono frequenti gli anfibi come le rane verdi (Rana esculenta complex) , l'endemica rana di Lataste (Rana latastei) e, piuttosto abbondante, la raganella (IIyla arborea).
L'intera area presenta quindi più di un motivo di pregio, cui si deve attribuire il massimo significato; infatti, nel contesto ambientale di piena campagna sottoposta ormai totalmente all'utilizzazione agricola, spesso con carattere intensivo, l'esistenza di un lembo boschivo, ancorché modesto e di non eccezionali caratteri floristici e faunistici, se considerati in termini assoluti e la presenza di un paleoalveo così ben distinguibile, dove peraltro l'uso agricolo prevalente vede una destinazione dei terreni a prato stabile, con interessanti caratteri di igrofilia, riveste un'importanza non trascurabile ed assume un pregio singolare quale elemento naturale residuo in un paesaggio totale e antropizzato.
La facilità di accesso all'area, garantito dalla presenza di un percorso minore, da cui si percepiscono gradevoli coni ottici, la rende inoltre idonea all'utilizzo per motivi didattici. Si propone pertanto l'istituzione di un regime di tutela che preveda il vincolo di monumento naturale sul bosco sopra descritto e sulla stretta vallecola relitta, al fine di conservarne i caratteri geomorfologici, paesaggistici e floro-faunistici, inseriti in un contesto culturale di rilievo, anche dal punto di vista storico.
I TECNICI PROVINCIALI
Franco Lavezzi
Valerio Ferrari
Cremona, 4 novembre 1998
 
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