15 Settembre, 2002
Le nuove povertà ci sono ...eccome !!! di Daniela Polenghi
I dati dell’ISTAT ed il “Rapporto sulle politiche contro la povertà e l’esclusione sociale” della Commissione del Ministero del Welfare fotografano effettivamente due italie, anzi tre.....
Le nuove povertà ci sono ...eccome !!!
I dati dell’ISTAT ed il “Rapporto sulle politiche
contro la povertà e l’esclusione sociale”
della Commissione del Ministero del Welfare
fotografano effettivamente due italie, anzi
tre: quella che in questi giorni festivi
prenota viaggi cene lussuose, quella che
fatica a mettere insieme un pasto quotidiano,
ed una terza che fino a ieri se la cavava
dignitosamente ma oggi fatica a far tornare
i conti. Alcune osservazioni: 1)la prima
caratteristica della povertà italiana è quella
di essere territorialmente concentrata. Nel
mezzogiorno il tasso di incidenza della povertà
(24.3% delle famiglie) è circa il doppio
di quello nazionale (12%), nel nord è meno
della metà. Esiste quindi ancora fortissima
in questo paese una profonda diseguaglianza
di diritti ed opportunità di accesso fra
i cittadini, che di fatto condanna al rischio
di esclusione sociale una larga fascia della
popolazione. 2)i più esposti al rischio di
povertà sono le famiglie con tre o più minori,
le famiglie monogenitoriali (in genere con
a capo una donna), le coppie anziane senza
figli e gli anziani soli; in particolare,
la povertà delle famiglie povere con minori
(che coinvolge circa 1milione 700mila bambini
ed adolescenti) si trasmette generazionalmente
e colpisce in modo indelebile schiere di
persone che si preparano a diventare adulti
in condizioni economiche e sociali difficilissime.
3)scarsa istruzione, mancanza di lavoro,
problemi abitativi causati dagli affitti
inaccessibili sono le caratteristiche principali
dei poveri di oggi, come la difficoltà ad
accedere ai servizi sanitari e sociali per
“incompetenza”, isolamento, vergogna della
propria condizione.
Dunque un quadro per alcuni versi drammatico,
considerando che larghi strati della popolazione
(pensiamo alle famiglie monoreddito) sta
scivolando verso il rischio di povertà a
causa del rincaro del costo della vita e
di un mancato adeguamento dei salari ai costi
reali. Il primo problema da affrontare allora,
a mio avviso, è quello del reddito: non si
può pensare che oggi una famiglia possa vivere
con 1000euro (o meno) al mese, pagando magari
500euro di affitto; se non si adeguano gli
stipendi al reale costo della vita le prossime
statistiche saranno ancora più drammatiche
e lo scontro sociale sarà aspro, come del
resto dimostrano le lotte estreme di alcune
categorie di lavoratori. Una politica di
redistribuzione del reddito, anche attraverso
una corretta tassazione, e oggi ineludibile.
Altro punto fondamentale sono le politiche
sociali: non si può fotografare la realtà
e poi diminuire di 100milioni di euro il
fondo sociale, non rifinanziare il fondo
affitti, non rifinanziare il reddito minimo
di inserimento, non trovare i soldi per la
legge a favore della non autosufficenza,
tagliare le risorse agli Enti Locali che
sono in prima linea nella lotta all’esclusione:
questo comportamento del Governo non può
che aggravare la situazione.
Il nostro territorio fa parte del “ricco”nord
e dovrebbe quindi risentire relativamente
del problema. Eppure chi lavora nel sociale
è tutti giorni a contatto con situazioni
pesanti che faticano a trovare risposte;
credo che nella nostra provincia tre siano
le categorie più a rischio. 1)gli anziani
soli e le famiglie con un anziano non autosufficente,
dove i costi dell’assistenza pesano grandemente
su redditi non elevati; 2) le famiglie composte
da una donna sola con figli a carico, dove
il peso del sostentamento e della cura famigliare
grava sulle spalle di un solo soggetto spesso
debole; 3) le famiglie extracomunitarie,
quasi sempre monoreddito, con un numero elevato
di figli e situazioni abitative inadeguate.
Verso queste categorie è rivolto lo sforzo
degli enti locali, insieme al terzo settore
ed al volontariato: occorre però che i diritti
di cittadinanza e di inclusione sociale siano
riconosciuti da tutti, in prima istanza dal
governo, come i diritti primari a cui una
democrazia deve dare risposta prima che ad
ogni altra istanza.
Daniela Polenghi Assessore Servizi Sociali
della Provincia di Cremona.
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