15 Settembre, 2002
Il mal di pancia di Formigoni è un codice rosso?
di Melgari Livio -segretario regionale lombardia spi-cgil
Il mal di pancia di Formigoni è un codice rosso?
di Melgari Livio -segretario regionale lombardia spi-cgil
Non c’è società civile che non affermi tra i suoi valori fondanti il diritto alla tutela dei più deboli, dai bambini, per quel patrimonio di futuro che rappresentano, agli anziani, per quanto ogni società deve loro.
Anche la Regione Lombardia si è collocata in questa tradizione, ribadendo a più riprese questi principi nei suoi documenti.
Eppure queste affermazioni sono costantemente disattese, proprio dalla stessa Giunta di Formigoni, che mentre afferma con toni altisonanti il suo impegno a favore degli anziani e delle famiglie, dall’altra sta varando norme e dispositivi che alle famiglie, ai pensionati e agli anziani costeranno assai cari.
Dietro frasi sempre più roboanti come “libertà di scelta in sanità”, “diritto del cittadino a scegliere la forma di assistenza”, “sostegno alle famiglie”, si nasconde una realtà ben più amara e spesso drammatica.
Basti pensare al costante, continuo peggioramento delle condizioni di vita, dei diritti e delle tutele, che non senza fatica si erano conquistati e che hanno trovato la loro più recente espressione nel taglio di cinquemila posti letto in ospedale e nella reintroduzione di nuovi tickets sui farmaci e sul pronto soccorso, con la banale quanto offensiva motivazione che si vogliono colpire coloro che ne abusano.
Come dovrebbe fare secondo Formigoni una famiglia a capire se i pianti disperati di un bambino o il malessere di un anziano sono un semplice mal di pancia o qualcosa di più grave?
Sarà infatti il medico del pronto soccorso a dire se è un “codice rosso” o un codice bianco”, chiedendo però in caso di malore di lieve fino a € 50,00 di ticket.
E come può una famiglia evitare di prendere un farmaco che il dottore prescrive per la nonna, fosse anche un semplice rafforzativo delle tutele fisiche e psichiche.
Potrà solo pagare perché i nuovi ticket hanno quasi del tutto eliminato anche le fasce di esenzione.
Da due anni poi la Giunta Regionale non adegua più i contributi alle Rsa e con l’approssimarsi della fine d’anno già si profila un nuovo pesantissimo rincaro delle rette che ricadrà per intero sugli ospiti e sulle loro famiglie.
Ma non solo le Rsa, anche i Centri Diurni, che dovevano rappresentare un valido sostegno alle famiglie con anziani parzialmente non autosufficienti, sono stati penalizzati da un massiccio taglio dei contributi e solo dopo una serie di proteste sindacali si sta adeguando il finanziamento di quest’anno a quello dell’anno scorso.
Dopo aver tagliato risorse e impoverito servizi e strutture pubbliche, la Giunta Regionale propone in alternativa la politica dei Buoni e dei Voucher, cioè contributi economici alle famiglie perché continuino a curare a domicilio gli anziani non autosufficienti.
Cosa di per sé non del tutto sbagliata, ma solo se si inserisce in una realtà che già veda una rete di servizi pubblici territoriali efficienti, le Rsa con rette accessibili, l’assistenza domiciliare integrata realmente praticata, i Centri Diurni diffusi e funzionali, l’insieme dei diritti alla salute e all’assistenza garantiti.
A una famiglia che si trova di fronte alla mancanza di posti letto in Rsa, a rette esorbitanti, all’assenza di servizi sul territorio, dire “Eccoti un Buono per tenerti l’anziano non autosufficiente in casa”, diventa un semplice scaricare sulle sue spalle tutte le responsabilità che la Giunta Regionale non intende più prendersi, un modo come un altro per lasciare le famiglie ancora più sole davanti ai problemi della non autosufficienza.
Nelle prossime settimane i Sindacati dei pensionati della Lombardia torneranno a far sentire nuovamente la loro voce per protestare contro queste politiche, per chiedere il rispetto di leggi, accordi e impegni che la Giunta Regionale pur avendo sottoscritto spesso ignora ma che, se attuati, potrebbero alleviare le pesanti condizioni di sofferenza e disagio che oggi gravano sulle persone non autosufficienti e le loro famiglie.
Dopo quasi otto anni di Giunta Formigoni, il solo riuscire a garantire quelli che sono i diritti minimi dei cittadini e le tutele per gli anziani non autosufficienti, è diventato un obbiettivo primario.
 
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