15 Settembre, 2002
Minuti contati per l'Italia
articolo del Financial Times (traduzione di Camilla Francese)
Minuti contati per l'Italia
Silvio Berlusconi è l'uomo politico che, dalla seconda guerra mondiale in poi, ha avuto una delle migliori occasioni per compiere importanti riforme economiche in Italia. Nel maggio 2001 gli elettori hanno ignorato le accuse di corruzione contro il leader di Forza Italia e la sua posizione di egemonia nei media italiani, dandogli la maggioranza alle due camere del parlamento. Diciotto mesi dopo, il rischio che il premier sprechi questa opportunità è sempre più alto.
Sono state mantenute alcune promesse della campagna elettorale come un’aumento delle pensioni minime per le persone con più di 70 anni, minori tasse per le imprese che reinvestivano i propri profitti, l’abolizione delle tasse di successione e donazione. La finanziaria 2003 è stata approvata dal parlamento appena prima di Natale porterà alla diminuzioe delle tasse per le fasce più deboli
Il problema è che le promesse non ancora mantenute, parzialmente o completamente, sono quelle che riguardano maggiormante la competitività dell’Italia come la riforma del mercato del lavoro, gli investimenti per le infrastrutture le privatizzazione ed un risanamento della fiananza pubblica.
Questa settimana Antonio D'Amato, presidente di Confindustria, ha accusato Berlusconi di concentrare il dibattito sulle riforme istituzionali ritardando le riforme economiche. D’Amato ha ricordato che l’Italia è posizionata tra il trentacinquesimo ed il quarantunesimo posto nella classifica internazionale sulla competitività a dispetto del fatto che ha la sesta economia più forte del mondo ed ha richiesto un intervento urgente da parte del governo per migliorare su questo punto.
Il clima scuro che attraversa l’Europa ha reso più difficile il compito di Berlusconi. Il deficit pubblico italiano stimato a più del 2% del PIL nel 2002 non è così grave come quello di Francia o Germania, ma la commissione si lamenta del fatto che le previsioni sono troppo ottimistiche.
La crescita economica ha segnato il passo, l’inflazione è superiore alla media europea ed il deficit pubblico sta crescendo. Il debito sta tornando ad essere il 110% del PIL circa 39,4 miliardi di euro al 1 gennaio di quest’anno e sono dati che aiuteranno poco nel lungo termine.
Il governo ha varato una serie di misure una-tantum come condoni per gli evasori fiscali per aiutare a pagari i tagli delle tasse. Fino adesso, a dispetto degli annunci, non è stato fatto nulla per affrontare il nodo della riforma delle pensioni che mangia il 13.8% del PIL e per sanare le inefficienze della sanità e della pubblica amministrazione. Il patto per l’Italia sottoscritto con alcune organizzazioni sindacali per ammorbidire alcune regole sulle assunzioni/licenziamenti sono rimaste lettera morta.
Riformare non è un compito facile. Ci sono tuutte le tentazioni di rinunciare a confrontarsi con gli interessi in campo. Ci sono anche ostacoli istituzionali. Berlusconi ha ragione quando dice di voler esplorare modi per rafforzare l’esecutivo, preferibilmente dando maggiori poteri al primo ministro piuttosto che politicizzando la presidenza. Nessuno di questi fattori deve essere una scusa per la mancanza di azioni. Quest’anno è l’ultimo per poter prendere decisioni radicali: l’anno prossimo cisono le elezioni regionali ed europee e comincia la corsa per le elezioni del 2006. Le circostanze economiche sono difficili, ma le ragioni politiche potrebbero non essere mai così vantaggiose.
 
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