TITOLO DELLA MOSTRA “Assalamu’alaykum”
ARTISTA Igor Pesce
CURATORI Dino Ferruzzi, Gianna Paola Machiavelli
INAUGURAZIONE Martedi 20 – 11 - 2007 ore 18.00
APERTURA AL PUBBLICO Dal 20 -11-2007 al 20 -12-2007
ORARI DI APERTURA Da Lun a Ven ore 10.00 – 16.00, Sab ore 10.00 – 13.00 e su
appunt.
GENERE Fotografia - Installazione
PATROCINI Comune e Provincia di Cremona
SEDE e INFORMAZIONI CRAC Centro Ricerca Arte Contemporanea del
Liceo Artistico Statale "Bruno Munari" di Cremona
tel/fax 0372 34190 – cell. 347 7798839 - e - mail.
crac.cremona@artisticomunari.it
“Assalamu’alaykum”
“Assalamu’alaykum” ovvero “Che la pace sia con te”. Questo è il saluto
universale valido e riconosciuto in tutto il mondo arabo. Questo è il saluto che
per 13 mesi mi ha accompagnato prima in Afghanistan e poi nei paesi
arabi/musulmani in cui ho viaggiato. E sempre questo è il saluto che spesso mi
ritrovo ad usare nei cantieri dove lavoro, per salutare le maestranze che sempre
più vengono da lontano.
Un’ espressione forte, calda, sincera, vera che viene usata molto spesso in
paesi in cui di solito la pace non c’è.
“Assalamu’alaykum” a chiunque venga a vedere i due racconti fatti di
immagini e non di parole.
Da una parte la storia della costruzione del terzo ospedale di Emergency in
Afghanistan, a Lashkar-gah (provincia di Helmand – Afghanistan del sud)
realizzato in 15 mesi da 200 afgani. La storia fatta di uomini, persone,
individui che hanno realizzato un’oasi in mezzo al deserto dove la gente può
venire ricoverata e ricevere cure mediche in maniera del tutto gratuita, in un
paese, l’Afghanistan appunto, dove tutto ha un prezzo, anche la sanità pubblica.
La storia di un architetto, che ama la sua professione, e che per la prima volta
scopre quasi per caso che la stessa può realmente e concretamente contribuire a
realizzare almeno un tassello di quello che in italiano chiamiamo pace e che in
arabo viene detto “salam”.
E’ la storia di un uomo che è rimasto affascinato, colpito, influenzato dalle
montagne che come draghi di pietra addormentati accudiscono un deserto caldo,
polveroso, sassoso, pieno di insidie ma anche ricco di umanità, gioia, colori,
sorrisi.
Dall’altra la storia di quotidiana guerra. La guerra è guerra. Non ci sono
termini per addolcirla, addomesticarla, renderla meno dolorosa. La guerra è
guerra. Lo sanno i soldati che la combattono, lo sanno i civili che ci devono
convivere, lo sanno i parenti delle vittime, vittime che al giorno d’oggi sono
per il 90% civili.
La storia di una guerra di cui io ho visto i tragici e per nulla “umanitari”
risultati nelle sale operatorie degli ospedali di Emergency, di cui ho letto
l’inutilità e insensatezza negli occhi dei soldati che ho incontrato lungo il
mio cammino. La guerra non porta da nessuna parte. Non risolve nessun tipo di
conflitto. L’ho sperimentato in prima persona. L’ho visto con i miei occhi. L’ho
sentito con le mie orecchie. Ed è in maniera intima e sussurrata che cerco di
trasmetterlo allo spettatore.
Non ci sono né giudizi, né posizioni politiche, né messaggi subliminali in
nessuna delle due storie. Sono due racconti oggettivi. Sono momenti di
quotidianità intrappolati dalla mia macchina digitale.
La tentazione era quella di dare più risalto alla storia della quotidiana
guerra. Per impressionare, per dare risalto ad un orrore al quale purtroppo
ormai ci siamo abituati, o meglio, del quale non sappiamo nulla e quindi non
diamo peso, perché ritenuto troppo lontano da noi, appartenente a mondi distanti
anni luce dal nostro, ma che in realtà sono solo a cinque ore di volo dal nostro
bel paese.
Voglio dare vita e spazio al racconto degli uomini che mi sono ritrovato a
coordinare e con i quali ho vissuto a stretto contatto e che hanno lasciato un
segno indelebile nel loro paese e in me sia come architetto che come uomo.
Igor Pesce