15 Settembre, 2002
Il Medio Oriente ha bisogno dei cristiani
Iniziativa dei Giovani Democratici cremonesi - Sono intervenuti Marco Pezzoni e il giovane Jacopo Fanti
I Giovani Democratici, guidati da Marco Pezzoni, continuano la serie di incontri dedicati ali temi internazionali. Ieri sera, per il secondo appuntamento, hanno affrontato la questione del Medioriente e della Palestina, con particolare attenzione al ruolo dei cristiani. Ha portato una testimonianza diretta il giovane Jacopo Fanti, recentemente ritornato dalla Terra Santa.
“A Pasqua, dopo vent'anni, l'arcivescovo Michel Sabbah ha terminato il suo mandato di patriarca latino di Gerusalemme. – ha introdotto il senatore Pezzoni -. L'ultimo messaggio di Sabbah alla sua Chiesa è stato: «Il Medio Oriente ha bisogno di uomini di pace»”.
Nel corso del colloquio si è passata in rassegna la situazione del Medio Oriente. In particolare, è stata sottolineata l’esigenza di integrare nel processo di pace tutte le componenti del popolo palestinese. Si è parlato anche delle difficoltà dei cattolici in Palestina e del loro contributo alla società.
Nell'avventura senza ritorno che gli scontri in atto hanno innescato in Oriente, gli unici strumenti a cui gli uomini della pace possono ricorrere sono quelli permessi dalle loro rispettive società mediorientali. Negli Emirati Arabi, l'attuale dirigenza politica sembra intenzionata a dare alle minoranze cristiane immigrate almeno la possibilità di vivere la propria fede nella pace. In Arabia Saudita, un Paese che usa il Corano come costituzione e la sharia come codice civile e penale, il governo ha iscritto d'ufficio oltre 40 mila imam a corsi di cultura e dialogo, per «enfatizzare il carattere moderato dell'Islam e favorire l'accettazione del pluralismo nelle scuole e nell'intera società islamica». E in Israele, dopo 14 anni, sembra in dirittura d'arrivo la discussione della parte applicativa del trattato internazionale israelo-vaticano sulla presenza e le attività delle comunità cattoliche residenti sul territorio israeliano.
“In Palestina – ha continuato pezzoni - dopo gli eventi drammatici del 1948 e del 1967, la formulazione dell'idea di una nazione palestinese è stata un percorso tutt'altro che scontato. Furono infatti i gruppi intellettuali urbani, e tra loro i cristiani, a lanciare la prospettiva di una lotta nazionale palestinese in nome di un'identità specifica. George Habbash, fondatore del Fronte popolare di liberazione della Palestina, era un cristiano osservante, così come Wadi Haddad e George Hawatmeh, due «duri» del movimento di liberazione palestinese”.
“Non fu un caso - ha concluso - se, durante la prima Intifada del 1987, i cristiani ebbero un ruolo importante sia come partecipazione, sia come rappresentanza politica; erano cristiani la portavoce dell'Intifada e dell'Olp Hanan Ashwari e i «negoziatori» Hanna Seniora e Afif Safia. In meno di dieci anni, grazie anche alla miopia politica e strategica degli uomini di Bush, in tutto l'Oriente i cristiani sono ormai diventati politicamente invisibili e insignificanti. Non deve essere stato un grande vantaggio per il laico e progressista Israele se un giornale certamente non filo-cristiano come Haaretz si è preoccupato più volte del deterioramento che la politica nazionale ha causato alle comunità cristiane di Israele e della regione. Tanto da pubblicare ripetutamente l'invito, rivolto ai politici di Gerusalemme, «di non sputare più sui cristiani»”.
 
Visualizza allegato o filmato
|