15 Settembre, 2002
In attesa della crisi di Governo o delle riforme? di Gian Carlo Storti.
Leggendo i giornali, ascoltando i notiziari TV e radio, parlando con i cittadini ( meglio chiamarli cittadini che gente) ormai siamo in attesa o della crisi di Governo e che si avvii un processo riformatore che sia in grado di trovare una sintesi sia per
In attesa della crisi di Governo o delle
riforme? di Gian Carlo Storti.
Leggendo i giornali, ascoltando i notiziari
TV e radio, parlando con i cittadini ( meglio
chiamarli cittadini che gente) ormai siamo
in attesa o della crisi di Governo e che
si avvii un processo riformatore che sia
in grado di trovare una sintesi sia per la
riforma elettorale che istituzionale.
Per la verità i cittadini, con la “ C “ maiuscola
sono più preoccupati delle loro condizioni
economiche e sociali.
Sullo sfondo, quasi come un eco lontano,
sentiamo anche le dichiarazioni del sindacato
confederale che chiede al governo un tavolo
di confronto per affrontare il problema dell’aumento
dei prezzi e dei salari ( milioni di lavoratori
attendono il rinnovo dei contratti) diversamente
si appresterebbero alla proclamazione dello
sciopero generale alla fine del prossimo
gennaio.
La sensazione è quella di grande confusione,
di una situazione che sfugge dalle mani a
tutti.
Passata la finanziaria al senato, implosa
la Casa delle Libertà, sembrava riaperto
il dialogo sulle riforme istituzionali e
sulla legge elettorale.
Tali speranze sono durate una manciata di
giorni. Tutti sembrano contro "tutti"
in un balletto che rischia di portare allo
sfascio questo paese.
Che dire quindi? Che fare? Difficile trovare
la strada del buon senso, mettere in primo
piano i problemi generali, fare previsioni.
Certo è che in questa situazione quella che
comunemente è stata chiamata l’antipolitica
si rafforza, cresce e si radica fra la “gente
comune” rischiando di coinvolgere quella
parte della società “ i cittadini appunto”
che fino ad oggi hanno rette e credono ancora
nella democrazia e nelle sue regole.
Del resto anche dalla piazza mediatica si
raccolgono le opinioni più strane e le sensazioni più diverse.
Eccone alcune.
La Cosa rossa ha un nome e un logo.
La federazione dei partiti della sinistra
radicale (Rifondazione comunista, Sinistra
democratica, Verdi e Comunisti italiani)
si chiamerà "La sinistra e l'arcobaleno".
Lo annuncia il leader di Sinistra Democratica,
Fabio Mussi, al termine dell'incontro tra
i segretari dei partiti della sinistra radicale
alla Camera. "Sarà una forza politica
radicata nella società italiana e avrà un
peso importante nella sua storia politica",
ha detto Mussi. Il segretario di Rifondazione,
Franco Giordano, ha dichiarato: "Gli
stati generali saranno un grandissimo evento
con una fortissima partecipazione delle forze
esterne ai partiti". Però aggiunge Marco
Rizzo, coordinatore dei Comunisti italiani
"Se il simbolo definitivo non avrà il
falce e martello ben visibili, non sarò d'accordo".
Berlusconi: Casini e D'Alema hanno interessi
convergenti.
Secondo Silvio Berlusconi, il leader dell'Udc
Pier Ferdinando Casini e il ministro degli
Esteri Massimo D'Alema hanno interessi convergenti
affinché alla fine si adotti un sistema elettorale
sul modello tedesco. Lo ha sottolineato il
Cavaliere nel corso di una riunione con i
vertici di Forza Italia, secondo quanto riferito
da alcuni presenti.
L'interesse convergente starebbe nel fatto
che il primo vuole così diventare "l'ago
della bilancia" in un sistema dominato
da due grandi blocchi, mentre il secondo
vorrebbe attrarre verso sinistra il Polo
di centro (la cosiddetta Cosa Bianca) che
si verrebbe a creare.
Casini, avrebbe detto Berlusconi “ vuole
predisporsi per fare la politica dei due
forni ed avere in sostanza mani libere".
L'obiettivo non dichiarato, ha aggiunto,
sarebbe quello di collocarsi a sinistra con
un'alleanza con il Pd. In questo senso, Berlusconi
avrebbe dunque ventilato l'ipotesi di un
"accordo di fondo" fra Casini e
D'Alema. Un'intesa dimostrata dalla loro
convergenza sul modello tedesco.
Salari, ultimatum dei sindacati.
Si va verso lo sciopero generale a fine gennaio:
Cgil, Cisl e Uil hanno annunciato una mobilitazione
di tutte le categorie pubbliche contro i
mancati rinnovi contrattuali e per chiedere
al governo un confronto su un'idea di politica
dei redditi e di riduzione fiscale sui salari.
I lavoratori che hanno il contratto scaduto
sono oltre sei milioni, 1,2 milioni dei quali
pubblici (Enti locali e Sanità) ma a fine
2007 scadranno di nuovo tutti i contratti
del Pubblico impiego e nella Finanziaria
2008 non sono previste risorse adeguate per
i rinnovi. Ci sono poi - tra i contratti
scaduti - soprattutto quelli dei Metalmeccanici
(1,5 milioni di lavoratori) e del Commercio
ma anche quelli delle Banche.
Nel frattempo le famiglie fanno i conti con
un potere di acquisto in discesa a causa
non solo dei mancati rinnovi dei contratti
ma anche della ripresa dell'inflazione (più
2,4 per cento a novembre) e della pressione
fiscale nazionale e locale.
E poi c'è la questione del precariato, l'aumento
delle rate sui mutui, per il quale i Consumatori
chiedono al governo di congelare gli aumenti.
Fonte: cgil-cisl-uil
Conclusioni provvisorie.
Confidiamo nella pazienza e capacità di mediazione
di Walter Veltroni. O andremo delusi?
storti@welfareitalia.it
Cremona 5 dicembre 2007
 
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