15 Settembre, 2002
Le rette per gli anziani nelle RSA: una spirale infinita.
Gian Carlo Storti storti@welfareitalia.it *dalla rubrica sul welfare de " Il Piccolo" del 31 gennaio 2004
Le rette per gli anziani nelle RSA: una spirale
infinita.
Ogni anno, in questo periodo, assistiamo
ai ritocchi di vari prezzi e tariffe. In
genere , dai privati, agli enti pubblici,
il ritocco , verso l’alto , è pari al livello
dell’inflazione, quella Istat. E’ un fatto
normale, quasi fisiologico di un sistema
che desidera così rimanere in equilibrio.
La finanziaria 2004, quella di Tremonti,
è stata molto avara per i comuni: ha infatti
tagliato risorse per i servizi. Le proteste
dei Comuni, dell’ Anci , sono state utili
perché per lo meno hanno attutito l’impatto
negativo. Formigoni non è da meno. In questi
giorni si sta facendo propaganda con la carta
dei servizi, ma il dato reale è che le risorse
destinate sia al sociale che alla sanità
stanno diminuendo. Forti sono le denunce
dei cittadini e degli amministratori locali
ad esempio sulla diminuzione delle risorse
per il fondo affitti. La legge nazionale
, proposta dall’Ulivo, per la istituzione
di un fondo per la non autosufficienza ,
sul modello francese o tedesco, è stata bloccata
dal tenacissimo ministro Tremonti e se né
parlerà chissà quando. In sostanza , in questa
situazione è chiesto ai cittadini, di contribuire
maggiormente alla quota a loro carico per
mantenere invariati almeno i servizi sociali
di base.
Cgil-Cisl-Uil della nostra provincia, in
un documento interessante, propongono fra
l’altro di adottare , per la quota parte
della retta RSA a carico della famiglia,
l’ISEE ( indicatore della situazione economica),
in gergo “ redditometro” che permetterebbe
una valutazione piu’ equa della capacità
redittuali delle persone . Insomma uno strumento
di equità da introdurre in un fase nella
quale ai cittadini si chiede di compartecipare
maggiormente alla spesa . Una proposta sicuramente
interessante che riporta il dibattito sui
temi dell’equità.
E’ noto infatti che le rette per RSA sono
strutturate in due parti: la prima relativa
alle spese sanitarie, che la regione dovrebbe
corrispondere integralmente, la seconda per
i costi non sanitari e cioè alberghieri e
gestionali.
Ho letto, su un giornale locale, la lettera
del Presidente di un Comitato dei Parenti
che poneva , al Consiglio di Amministrazione
della sua Rsa, sull’aumento delle rette per
il 2004, una questione pesante e significativa
dello stato di disagio in cui versano le
famiglie. In sostanza veniva e viene posto
il problema su quale base si debbono adeguare
le rette, e se gli investimenti dell’ente,
debbono o meno essere calcolati sulla retta
stessa. E’ questa una questione di non poco
conto che se accolta impone un’altra scelta
e cioè di deve pagare gli investimenti…La
risposta teoricamente è semplice: l’intera
comunità locale con contributi regionali
a fondo perduto, ma purtroppo tale capacità,
ammesso che sia esistita nel passato, oggi
non cè piu’. . E le donazioni sono sempre
piu’ rare….
Siamo in una fase in cui il sistema rischia
di entrare in corto circuito: la regione
fa mancare gli incrementi necessari e gli
enti aumentano le rette anche piu’ dell’inflazione.
Questi costi si scaricano sulle famiglie
che , nella media rischiano di non farcela
piu’….Non resta, e questo è noto, che dare
fondo ai risparmi dei nonni, di vendere le
loro case per dare ai nostri vecchietti una
assistenza decorosa nell’ultima fase della
loro vita, quella della non autosufficienza…
Speriamo che i nonni abbiamo risparmiato
e che i nipoti non si siano comportati come
cicale. E chi non ha una casa da vendere?
Siamo convinti però che la catena della solidarietà
non si spezzerà nonostante il periodo difficile
e che la nostra società sarà in grado di
costruire una nuova frontiera per un welfare
locale rinnovato ed equo.
Gian Carlo Storti
storti@welfareitalia.it
*dalla rubrica sul welfare de " Il Piccolo"
del 31 gennaio 2004
 
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