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15 Settembre, 2002
Necessita un nuovo patto sul welfare locale.
Rette RSA non andare oltre l'inflazione.I malati cronici entreranno sempre piu' tardi negli ospedali e gli acuti usciranno sempre prima con degenze molto corte.

Necessita un nuovo patto sul welfare locale.
Rette RSA non andare oltre l'inflazione.
I malati cronici entreranno sempre piu' tardi negli ospedali e gli acuti usciranno sempre prima con degenze molto corte.

Le elezioni del giugno scorso hanno portato alla riconferma delle amministrazioni di centro-sinistra nella maggior parte degli enti locali e delle ex Ipab.
L'anno prossimo si vota per le regionali. Auspichiamo tutti che Formigoni sia battuto, ma nel frattempo la regione " controlla" , il sistema sanitario e sociale imponendo ai territori ,a volte, scelte non condivise. Il sistema di welfare locale è quindi chiamato, in un periodo difficile e con una finanziaria "taglia-risorse", a scelte forti ed innovative che siano in grado non solo di mantenere l'esistente ma di perseguire nuovi obiettivi di welfare a tutela dei cittadini che sono ai margini e che hanno meno risorse dei loro padri. I soggetti istituzionali in campo sono quattro : gli enti locali ( comuni e provincia), le ex Ipab, oggi per la maggior parte trasformate in Fondazione, l'Asl e le Aziende Ospedaliere.
Sull'orientamento politico degli enti locali e delle ex Ipab ho detto. Sull'Asl e sulle Aziende Ospedaliere ,invece, è necessaria qualche riflessione.
Negli anni scorsi, in parte a ragione, il sistema politico locale ha considerato l'Asl e il sistema delle Aziende Ospedaliere una controparte diretta. Una emanazione strutturale delle politica di destra della regione lombardia ecc. In parte vero per carità...ma ....
Si tratta di riflettere se oggi, i gruppi dirigenti di queste strutture regionali, come si collocano rispetto agli interlocutori territoriali.
Mi pare, in tutta modestia, che vi sia da parte dell'Asl che delle Aziende Ospedaliere la disponibilità a dialogare ed a definire accordi di programma. Ora sappiamo che gli accordi di programma stabilizzano il sistema, mentre la " libera concorrenza", che mette in competizione le offerte , non da risposte ai problemi dei cittadini.
Ritengo quindi che sia doveroso, da parte delle istituzioni ,governate dal centro-sinistra e con maggioranze allargate a rifondazione , proporre ,per tentare,un nuovo patto sociale sul welfare locale.
Individuo pertanto alcuni possibili contenuti che permettano,lo spero, di aprire un'ampia discussione ed addivenire alla definizione di tavoli istituzionali che possano lavorare su questi temi. Ovviamente assumerò, come riferimento, le tematiche che riguardano gli anziani, non per escludere altri soggetti ma per riaffermare che il punto di crisi è su questo versante ed i dati ci fanno dire che sarà così ancora per 15-20 anni.
Necessità però un patto preliminare fra istituzioni e cittadini sulle rette di ricovero nelle Rsa.
E' impensabile assistere, ogni anno, alla rincorsa delle rette con aumenti che sono il doppio o il triplo dell'inflazione. Così non si va da nessuna parte. E' necessario avere la consapevolezza che i salari e le pensioni non si adeguano all'inflazione reale e che quindi per far fronte alle rette spesso,sempre piu' spesso, si fa fronte utilizzando prima i risparmi e poi vendendo i gioielli di famiglia. Questo sistema è già impazzito e sta allontanando fasce sempre piu' ampie di cittadini dal sistema del welfare. Rischiamo, socialmente, di conservare un sistema di welfare solo per i ricchi o per quei soggetti che hanno ancora alte capacità di reddito.
E' quindi necessario che politicamente il centro-sinistra e rifondazione diano un primo forte segnale politico e sociale: " le rette non possono superare le dinamiche dell'inflazione".
Partendo da questo punto fermo si tratta di ragionare , per mettere, sul "mercato" del welfare una gamma di offerte piu' ampie , a costi minori e che possano garantire continuità al sistema.
Ovvero, il ricovero in Rsa, deve essere l'ultimo anello della catena, durare sempre meno nel tempo e riservato esclusivamente ai non autosufficienti .
Detto questo si tratta di rivendicare con forza e determinazione che il sistema regionale deve però garantire, al territorio provinciale, uno stanziamento, per ricovero in RSA, che sia vicino, molto vicino al fabbisogno e cioè circa 2800 posti letti rispetto agli attuali 2550. In quanto tempo? Discutiamo con l'Asl e facciamo divenire questo un obiettivo di sistema.
Detto questo si tratta di spingere i soggetti che non troveranno posto nelle Rsa alla ricerca di offerte alternative al ricovero e cioè:
* il potenziamento dei Centri Diurni Integrati;
* sul versante del sollievo sociale per anziani autosufficienti : le case famiglia, strutture per la convivenza assistita, gli alloggi protetti ecc.;
* alla regolarizzazione delle " badanti" da considerare in modo virtuoso una risorsa del sistema;
* potenziamento dell'assistenza diurna integrata ( ADI) con vaucher e credit;
* buoni sociali mirati;
* servizi assistenziali domiciliari ( SAD) ecc.

Insomma offrire un ventaglio " grande " di offerte in modo tale che il ricovero in Rsa sia il piu' appropriato possibile. Sui criteri poi di gestione delle liste di attesa si impone una riflessione " politica".
Fino ad oggi e giustamente i criteri di valutazione sono stati per il 50% criteri sanitari e per il 50% criteri sociali.
Se l'obiettivo è quello della domiciliarità non si pone forse il problema di modificare i criteri sul sanitario magari andando ad un punteggio 60% sanitario e 40% sociale in modo tale da " garantire" il letto ai non autosufficienti sanitari nelle Rsa? Certo, in questo contesto, è chiaro si tratta di fornire al soggetto che sul piano sanitario ha meno problemi un valido sostegno domiciliare e territoriale.

Sul piano della rete ospedaliera solo alcune veloci riflessioni. L'obiettivo, condiviso anche a sinistra, di 4 posti letto per 1000 abitanti pone problemi di forte ristrutturazione territoriale.
Certamente in questa situazione i malati cronici entreranno sempre piu' tardi negli ospedali e gli acuti usciranno sempre prima con degenze molto corte.
Il problema è quello che sta in mezzo...!! Che strutture abbiamo? Oggi poco e nulla. Gli esperti sanitari indicano "nell'ospedale di comunità" la struttura intermedia che può e deve in parte assorbire questi ammalati non acuti che hanno comunque la necessità di cure mediche..
Non sono in grado di valutare se la proposta di trasformazione dell'Ospedale di Soresina corrisponda a queste esigenze. Di fatto alla comunità soresinese questa ipotesi non convince e quindi che dovrà decidere non può non tenerne conto. Mi pare però che alcuni esperti ,ed a ragione, indichino nelle" vecchie Rsa " una possibile se non probabile evoluzione del sistema. Perchè non approfondire il tema ? Potrebbe essere molto interessante dando risposte di prospettiva ad alcune strutture ora troppo limitate nell'offerta. Altro nodo spinoso sono i posti di riabilitazione. Qui lo scontro sarà duro perchè la regione ha solo l'obiettivo di " fare cassa" andando semplicemente ad un drastica e secca riduzione della spesa e quindi dei posti disponibili.
Ecco è su questo ventaglio concreto che il centro-sinistra allargato a rifondazione dovrebbe misurarsi tenendo conto di un fatto assolutamente importante e significativo e cioè che sul piano territoriale abbiamo il sindacato Cgil-Cisl-Uil che unitariamente ha proposto e definito una piattaforma sul welfare che contiene molti punti di contatto con la politica per meglio definire e rilanciare un nuovo sistema di welfare locale.
Auspico che il confronto sia positivo ed utile. La commissione welfare-sanità dell'Ulivo cremonese, che spero a breve, diverrà uno strumento di lavoro della Grande Alleanza Democratica cremonese farà la sua parte stimolando ulteriormente il dibattito con mirate iniziative.
per Commissione Welfare-Sanità
Ulivo Cremona
Gian Carlo Storti
storti@welfareitalia.it

 


       



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