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 Storia Cremonese

15 Settembre, 2002
Pieve d'Olmi, la pieve
1870: La Società di Mutuo Soccorso

Pieve d’Olmi

La “pieve”

Il territorio dell’attuale comune di Pieve d’Olmi è anticamente abitato. Lo era – come lo dimostrano rinvenimenti archeologici – nell’età del bronzo, e lo era ai tempi della fondazione di Cremona (218 a.C.); etruschi e romani da quelli parti mandavano avanti lavori di arginatura già dal III secolo a.C. Sull’argine correva la strada che collegava Cremona e Casalmaggiore per proseguire verso Bologna.
Se qualche autore fa quasi coincidere la storia – almeno mediovale – del paese con quella della parrocchia, la ragione ne è lampante proprio osservando il toponimo. Il primo abitato in loco aveva al centro la pieve costruita proprio in funzione di “raccogliere” gli abitanti di sparse dimore quasi invisibili nella vegetazione golenale. I boschi di olmi spiegherebbero il resto.
La prima costruzione monastica della zona non fu di Pieve d’Olmi ma di Lagoscuro: Olderico Vescovo di Cremona, per concessione imperiale “padrone” della città e del suo territorio, affida ai Benedettini dell’Abbadia di Nonantola la costruzione del cascinale con chiesa, a Lagoscuro (e del quale si conservano tutt’oggi le tracce). «G. Bresciani, storico del 1600, su un suo volume manoscritto, depositato presso la Biblioteca Governativa di Cremona, fa risalire l’origine di Lagoscuro al 990. Fu in quel periodo che i frati avviarono l’opera di rievangelizzazione, partendo dall’esigenza di unire la gente del luogo in una comunità, in una pieve, gente che fino a allora viveva di caccia e di pesca, sparsa sul territorio, in umili capanne, forse tentando qualche coltivazione, come all’epoca romana, prima della decadenza dell’impero e dell’invasione dei Barbari. Probabilmente alcuni piccoli centri esistevano già prima del 990, visti i ritrovamento preistorici, l’esistenza del Gastaldato imperiale di Sospiro, e considerate le ipotesi del Cavitelli, altro storico Cremonese, che riportò nei suoi “annales” la storia di Giovanni Baldesio e Berta di Cremona, che fa risalire l’origine di Pieve d’Olmi al IV secolo d.C.; trattavasi però di proprietà di signori, che difficilmente risiedevano sul posto, ma vi tenevano i servi ed i “contadini”.»
L’ipotesi più accreditata è quella che attribuisce la costruzione di Pieve agli stessi monaci di Nonantola i quali lo fondano sotto la protezione di un santo modenese, S. Geminiano.
Nel secolo XII arrivano a Pieve gli Umiliati dell’Abbazia di S. Abbondio e continuano le opere di bonifica nel quale i Benedettini si erano distinti non soltanto nel territorio cremonese. Impiantarono anche, narrano le cronache, «una delle più antiche “spezierie” che la storia lombarda conosca».

1647: “consiglio di guerra” a Pieve d’Olmi

Per molti secoli la storia di Pieve d’Olmi, come quella di molti piccoli comuni, viene raccontata guardando al succedersi di feudatari che coinvolsero le comunità residenti sui loro possedimenti nelle loro lotte di potere. Quella di Pieve d’Olmi seguirà la sorte dei feudi degli Sforza, del Ducato di Milano. Sotto gli “spagnoli”, durante l’infinita guerra in mezzo a miseria e brutture e la falcidiante peste di manzoniana memoria, «i feudatari di Pieve d’Olmi erano, a quei tempi, i marchesi: Delle Mele (Meli) a Malgarida, Amidani a S. Fiorano Sup., Gagarotti al Bagarotto, Ariberti a S. Fiorano del Palazzo, De Bisolati al Forcello, Alio a Ca’ de’ Ali, Croci a Ca’ de’ Croci.»
Pieve d’Olmi, in una funesta circostanza della storia, acquistò un ruolo che possiamo ben definire “strategico”. È da qui, infatti che fu dichiarata una guerra che, in fondo, vedeva contrapposte due potenze entrambe “straniere”: francesi e spagnoli. Più precisamente, forze militari di signorie parteggianti per una o per l’altra parte. «Francesco I, figlio di Alfonso III d’Este duca di Modena, fatta alleanza coi francesi e savoiardi, è dichiarato generale supremo dell’esercito, e decide la conquista del cremonese. Si unirono le truppe alleate a Brescello, e, valicando il Po a Dosolo, si impadronivano di Correggio Verde, Pomponesco, Casalmaggiore. Cremona era senza mura.» Cremona apparteneva al Ducato di Milano. Il consiglio di guerra convocato il 25 settembre 1647 proprio a Pieve d’Olmi decide la difesa della città. Per lunghi mesi quella campagna, Forcello, Lagoscuro, S. Fiorano e altri paesi furono teatro di battaglie e di saccheggi. L’assedio finale della città durò dal luglio all’ottobre del 1648 e si concluse con la vittoria dei cremonesi. Ovvero, degli spagnoli e degli austriaci.


1870: La Società di Mutuo Soccorso

« La “felice” situazione amministrativa e politica procurata dalle scelte Asburgiche nella seconda metà del 1700 e agli inizi del 1800, concomitante con un periodo di relativa pace per le nostre zone, consentirono un notevole sviluppo economico anche nelle nostre terre.
Nel contempo le nuove idee propugnate dalle ideologie liberali dell’800 portarono a situazioni sociali di conflitto anche a Pieve d’Olmi, nella seconda metà del 1800.
Sorse nel 1870 una Società di Mutuo Soccorso, fra le prime in Italia, al fine di promuovere e migliorare le situazioni dei lavoratori della terra. Ne fa fede la lapide in Piazza XXV Aprile, vicino alla Biblioteca Comunale.
Il cremonese Robolotti (1802-1885) già aderente alla Giovane Italia, in un suo libro su Crernona e sua provincia scrive: “La condizione della popolazione operaia e contadina potrebbe essere in alcune parti meglio prospera e lieta... Negletta in generale è l’Educazione (d’accordo con l’Aporti), l’assistenza, la dignità della persona, tenendola poco meglio che bestia da soma o macchina produttrice... Su un paese sì fertile e ricco, ma bisognoso di molte braccia per renderlo e mantenerlo tale, cioè preservato dalle inondazioni e dalle siccità, e assiduamente smosso e fecondo.... c’è mancanza d’istruiti e costanti lavoratori... Si dovrebbe curare che i fanciulli fossero iscritti alle scuole primarie e le frequentassero, anch’esse formassero sani, robusti, istruiti e operosi agricoltori ed artieri, bisogno della moderna vita civile e ricchezza dei paesi ...”
Queste idee ebbero presa sulla gente di Pieve, tant’è che i primi moti e insurrezioni operaie ebbero luogo proprio a Pieve d’Olmi nel 1882. Tutto accadde in occasione di una festa della locale Società di Mutuo Soccorso.
Il 14 maggio 1882 ebbe luogo a Pieve d’Olmi una festa operaia per ricordare il 12° anniversario della fondazione della Società di Mutuo Soccorso.
Il Corriere di Cremona, giornale dell’epoca, riporta in data 16 maggio 1882, un resoconto di quel banchetto. Il cronista giunto al paese scrive: “Il paese è costituito da 2 file di case separate da una piazza al centro della quale sta la chiesa dedicata a S. Geminiano... Mi incamminai a visitare subito il luogo dove si sarebbe tenuto il banchetto. Era un’amplissima ara, difesa dal sole con tendoni di tela ed addobbata con bandiere, con stemmi, con festoni di verdura, con fiori. Campeggiavano i ritratti di Garibaldi e di Mazzini... Le tavole del banchetto erano disposte su tre lunghissime file per la bellezza di 658 coperti... Il banchetto procedé benissimo, il menù consiste in pasta al brodo, salati, lesso di manzo, arrosto di vitello, formaggio di Gruyera. Benemeriti delle epe dei banchettanti furono l’onorevole Mori che regalò la bellezza di 15 brente di ottimo vino rosso (circa 750 litri), il sindaco Signor Fiorini un vitello, e i generosi che diedero gratis la pasta e il pane.”
Gli oratori che presero parola al banchetto, compreso il sindaco, si espressero favorevolmente circa la possibilità di migliorare le condizioni economiche e lavorative dei contadini. Come conseguenza, il giorno successivo alla festa i contadini olmesi scesero in sciopero. Il sindaco Fiorini, per salvare la situazione, che ormai stava coinvolgendo anche i paesi limitrofi, promise ai lavoratori di convocare, per la domenica successiva, i fittabili per discutere e modificare il patto colonico.
Il sindaco fu così dichiarato responsabile dei disordini avvenuti; successivamente in una seduta del Consiglio Comunale il prof. Quaini, non avendo avuto dal sindaco la risposta ad una interpellanza in merito agli scioperi, presentava le proprie dimissioni da consigliere insieme ad altri 6 consiglieri. Nell’archivio del Comune è stata ritrovata la lettera di dimissioni a testimonianza di quanto successo.
Quella società ed i moti politici e sociali ebbero un’incidenza notevolissima sulla pratica religiosa dei pievesi; infatti fino al 1920 i parroci segnalano al Vescovo di Cremona, durante le loro visite pastorali quel calo.
Per arginare quel fenomeno fu istituita una società contadina-operaia di San Giuseppe che tutelava gli interessi dei lavoratori cattolici. »

Fonte delle notizie contenute nelle pagine web del Comune: Pieve d’Olmi - 990-1990. Millennio di una comunità, a cura del M.o Sergio Canevari, Ed. Parrocchia di San Geminiano in Pieve d’Olmi, 1990

Il territorio comunale

Pieve d`Olmi (C.A.P. 26040) dista 10 chilometri da Cremona, capoluogo della omonima provincia cui il comune appartiene.

Pieve d`Olmi conta 1.170 abitanti (Pivetti) e ha una superficie di 19,4 chilometri quadrati per una densità abitativa di 60,31 abitanti per chilometro quadrato. Sorge a 36 metri sopra il livello del mare.

Cenni anagrafici: Il comune di Pieve d`Olmi ha fatto registrare nel censimento del 1991 una popolazione pari a 1.134 abitanti. Nel censimento del 2001 ha fatto registrare una popolazione pari a 1.170 abitanti, mostrando quindi nel decennio 1991 - 2001 una variazione percentuale di abitanti pari al 3,17%.

Gli abitanti sono distribuiti in 430 nuclei familiari con una media per nucleo familiare di 2,72 componenti.

Cenni geografici: Il territorio del comune risulta compreso tra i 31 e i 38 metri sul livello del mare.

L'escursione altimetrica complessiva risulta essere pari a 7 metri.

Cenni occupazionali: Risultano insistere sul territorio del comune 5 attività industriali con 22 addetti pari al 10,89% della forza lavoro occupata, 21 attività di servizio con 55 addetti pari al 10,40% della forza lavoro occupata, altre 32 attività di servizio con 82 addetti pari al 27,23% della forza lavoro occupata e 11 attività amministrative con 76 addetti pari al 15,84% della forza lavoro occupata.

Risultano occupati complessivamente 202 individui, pari al 17,26% del numero complessivo di abitanti del comune.

L’amministrazione

Il municipio è sito in Piazza XXV Aprile 8, tel. 0372-626131 fax. 0372-626349. L'indirizzo di posta elettronica è pdodem@dinet.it.

Gli Amministratori del Comune di PIEVE D'OLMI

Sindaco (eletto nel 2004): CANEVARI BRUNO

La Giunta:
CADENAZZI ROBERTA
GENERALI PAOLO GIUSEPPE
Il Consiglio:
BERTONI MARCO
CAGGIONI GIAN LUIGI
DELLA NOCE MARIA ELENA
FERRARI PIETRO GIUSEPPE
LUSSIGNOLI DANIELA
MELATI ANNA MARIA
RAVASI DANIELE DANTE
RIVAROLI CLAUDIO
SOLDI STEFANIA CHIARA
SPADA ROSSELLA


Si ringrazia in Comune di Pieve d’Olmi per la collaborazione
Sito: http://sito.rup.cr.it/comune.pievedolmi/

§ Materiale reperito ed organizzato a cura di Gian Carlo Storti
§ Cremona, febbraio 2006

 


       



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