15 Settembre, 2002
Morbo di Alzheimer: sono passati 100 anni dalla sua scoperta. di G.C. Storti
Il 4 novembre del 1906 per la prima volta si delinearono i sintomi di una patologia fino ad allora non considerata, il morbo di Alzheimer.
Morbo di Alzheimer:
sono passati 100 anni dalla sua scoperta.
Oggi un malato ogni 7
secondi.
Il 4 novembre del 1906 per la prima volta si delinearono i
sintomi di una patologia fino ad allora non considerata, il morbo di Alzheimer.
Cento anni fa il neuropatologo tedesco Alois Alzheimer (1863-1915) durante la
Convenzione psichiatrica di Tubingen, presentò il caso di una donna (Frau
Auguste) di 51anni affetta da una sconosciuta forma di demenza. Non fu però in
quell'occasione che la malattia ricevette il nome con la quale oggi è nota in
tutto il mondo, bisognerà infatti aspettare il 1910 quando Emil Kraepelin, uno
dei più famosi psichiatra di lingua tedesca dell'epoca, in una ripubblicazione
del suo trattato "Psichiatria" definiva una nuova forma di demenza
scoperta da Alzheimer, chiamandola appunto malattia di Alzheimer.
Dopo un secolo dalla sua scoperta, la patologia ha raggiunto
dimensioni epidemiche allarmanti, una situazione legata soprattutto
all'innalzarsi della vita media delle persone. Nei mesi scorsi,sulle pagine del Lancet, una tra
le prime cinque riviste mediche del mondo, è stato pubblicato uno studio
dell'Alzheimer's Disease International (Adi) che ha analizzato l'impatto del
morbo di Alzheimer nel mondo e i possibili sviluppi di questo tipo di demenza
nei prossimi anni.
La ricerca, da un'analisi dei pazienti di 75 Paesi del mondo, ha
fatto emergere dei dati di proporzioni considerevoli. Nell'intero pianeta
le persone colpite dall'Alzheimer sono 24,3 milioni (mezzo milione solo
in Italia), un numero destinato presto a crescere se si considera che ogni
anno i nuovi casi sono 4,6 milioni, praticamente si diagnostica un nuovo
caso ogni 7 secondi. Si stima che nel 2020 i malati saranno 42,3 milioni
e nel 2040 saranno ben 81,1 milioni, un dato che confrontato con il 2001
significherebbe un incremento del 234 per cento.
L'Alzheimer è una malattia molto costosa e in Italia non si ha ancora
il giusto appoggio da parte dello stato, non bisogna focalizzare l'attenzione
soltanto sulla patologia, bisogna considerare il problema a 360 gradi pensando
anche alla qualità della vita dei pazienti e delle famiglie che si trovano
a lottare quotidianamente con questo male.
Osservando alcuni dati dei paesi anglosassoni si nota come
il costo dell'Alzheimer è addirittura maggiore di altre malattie come il
cancro, gli ictus e quelle cardiache. Alla luce di questi dati, nel nostro
paese i fondi stanziati per le varie malattie sono sbilanciati, basti pensare
che per la ricerca sull'Alzheimer si spende il 10 per cento di quanto si spende
per le malattie cardiache e il 3 per cento della spesa per il cancro.
Tornando ai dati raccolti dallo studio condotto dall'Adi, si
può avere una visione globale della distribuzione dei malati di Alzheimer nelle
cinque aree geografiche in cui l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms)
divide convenzionalmente il pianeta. In testa alla classifica delle zone più
colpite ci sono la Cina (5 milioni di malati), l'Unione Europea (5), gli Usa
(2,9), l'India (1,5), il Giappone (1,1), la Russia (1,1) e l'Indonesia (circa
un milione di casi). Il 60 per cento delle persone con demenza vive nei Paesi
in via di sviluppo, una percentuale destinata ad aumentare fino al 71 per cento
nel 2040. Nei Paesi industrializzati si stima un incremento del 100 per cento
entro il 2040, percentuale che si attesterà invece intorno al 200 per cento in
paesi come India, Cina e Paesi limitrofi del Sud-est asiatico e del Pacifico
occidentale.
Anche nella nostra città e provincia si sta lavorando molto
su questo problema. Non solo esistono molti centri diurni e reparti
specializzati , in alcune RSA, che aiutano la famiglia a gestire il congiunto
malato, ma esiste un associazione, della quale il Dott.Attilio Calza, è
l’esponente piu’ autorevole che garantisce la messa in rete delle problematiche
ed un concreto sostegno .
storti@welfareitalia.it
Fonte: www.alz.co.uk
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