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						 15 Settembre, 2002  
						«Buon viaggio, Sandro»  
						Il fotografo Giovanni Giovannetti ricorda Sandro Talamazzini. «Un luminoso esempio di narrazione per immagini»
  
                      
Ho conosciuto Sandro Talamazzini nei mesi scorsi, attraverso alcune sue 
fotografie. Stavo lavorando a una mostra e a un libro sui mestieri di fiume e ho 
provato a rintracciare l’autore di alcune emozionanti foto di renaioli al 
lavoro. Foto note, che già ricordavo nel volume su Cremona di Mondo popolare 
in Lombardia, la bella opera che qualche decennio fa la Regione aveva 
dedicato alla cultura lombarda e alle città capoluogo. Immagini di rara 
bellezza, sul mestiere al suo crepuscolo, che nel libro sono commentate da un ex
giarò intervistato dallo stesso Talamazzini. La cosa mi incuriosì molto e 
provai a saperne di più. Qualche informazione la trovai in internet: 
giornalista, scrittore, documentarista, cultore delle tradizioni popolari... In 
rete c’è anche il suo cortometraggio più bello, Michelina mangiafuoco, la 
figlia di un girovago che deve abbandonare la scuola per aiutare il padre negli 
spettacoli di piazza. A quanto pare, il film, girato nel 1957, venne accolto con 
molto favore da Roberto Rossellini. Talamazzini se ne faceva spesso vanto, anche 
pubblicamente, come la sera del nostro primo e unico incontro, nel maggio 
scorso, ad una festa in suo onore. Per l’occasione, venne proiettato anche La 
giornata di Arcobaleno, del 1959, la disincantata storia di un cavallo da 
tiro raccontata da lui medesimo. Il neorealismo era la cultura iconografica di 
quel tempo, un modello quasi esclusivo per il cinema e la fotografia. Sono anni 
in cui Cremona è fucina di talentuosi fotografi e documentaristi, dilettanti o 
di mestiere, che in qualche caso hanno saputo creare una vera e propria epica 
del lavoro contadino e di fiume: da Torquato Zambelli a Ernesto Fazioli, da 
Giuseppe Morandi a Ezio Quiresi, fino a Talamazzini e oltre: Francesco Pinzi, 
Antonio Leoni, Luisito Bianchi, Luigi Ghisleri (e certamente ne dimentico 
alcuni).  
Sandro Talamazzini non c’è più. È morto serenamente, passando dal sonno 
all’aldilà, la morte che tutti o quasi tutti noi ci auguriamo. Qualche mese fa 
era toccato alla moglie. La vorrei ricordare brevemente, perché non l’ho 
conosciuta, né era facile, al telefono, sorpassare le frasi di circostanza. La 
sua voce era cortese ma distante, una lontananza algida. Una volta sola, 
l’ultima, quel diaframma si è allargato: mi avevano detto che la signora aveva 
collaborato alla realizzazione dei film del marito. Mi disse che scriveva le 
sceneggiature, ma sempre nel cono d’ombra del “suo” Sandro. Ma forse, qualche 
volta, è stato vero il contrario. Ci lasciammo con la promessa di un incontro 
cremonese. 
In poesia, la grandezza può arrivare anche per un solo verso; la stessa cosa, 
forse meno, vale anche in fotografia. Il lavoro di Talamazzini sui renaioli 
resta nella storia, a futura memoria per chi, tra i giovani, volesse avvicinare 
un luminoso esempio di narrazione per immagini. 
Giovanni Giovannetti 
 
 
 
   Visualizza allegato o filmato        Michelina mangiafuoco
 
 
 
  
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