Sono almeno tre, per Cgil, Cisl e Uil - Spi
Cgil, Fnp Cisl, Uilp Uil – Fp Cgil,
Fp Cisl,
Fpl Uil, i percorsi da non avviare
o da interrompere
definitivamente in materia di Rsa (Residenze
socio assistenziali), in provincia
di Cremona:
non scaricare nuovamente, anche per il 2008, i maggiori costi di
gestione sulle rette a carico degli
ospiti;
non procedere, sotto il profilo economico e normativo,
a formule contrattuali penalizzanti
il personale
al fine di ridurre la maggiore fonte
di spesa;
non ridurre l’alto livello qualitativo delle prestazioni
erogate e nel contempo non smettere di perseguire
questo obiettivo.
Presa d’atto, ma nessuna condivisione quindi,
delle scelte aziendali di incrementare le
rette in modo più o meno significativo per
il 2008.
Tre condizioni, non negoziabili, così come
la richiesta altrettanto impegnativa di mantenere
alta la qualità dei servizi offerti. E’ questa in modo sintetico
la posizione sindacale.
Di fatto è un rifiuto esplicito ed inequivocabile
ad accettare una sequenza senza fine che
di anno in anno si ripete senza termini di soluzione,
in una indifferenza istituzionale e sociale
preoccupante.
Noi per primi, siamo favorevoli a bilanci
gestiti in modo virtuoso e per finanziamenti
regionali adeguati e rispondenti alle reali
condizioni delle persone ricoverate. Ma succede
così?
L’inadempienza del finanziamento regionale
in materia di risorse destinate alle Rsa
dura da troppi anni; mai la regione Lombardia
ha rispettato l’accordo sottoscritto nella
Conferenza Stato-Regioni (dove si prevede
che il 50% dei costi sanitari siano a carico
regionale) anzi, nel tempo questa percentuale
è diminuita con punte inferiori anche del
10%. Il parere negativo della Regione alla
costituzione di un fondo regionale per la
non autosufficienza è ancora presente e i
suoi riflessi negativi pesano sull’intera
vicenda delle Rsa.
La stessa questione “Sosia” (scheda di osservazione
individuale di assistenza), più che individuare
ed inquadrare in modo appropriato l’ospite,
è servita principalmente a determinare i
flussi del finanziamento alle Rsa.
Anche a livello locale non mancano le responsabilità,
si sono persi altri due anni dopo l’accordo
del giugno 2006, con il quale si è intervenuti
sulle modalità di accesso e su una maggiore
disponibilità di posti letto per Cremonesi
(da 2550 a 2750). Tutto si è fermato ed ogni istituzione
è tornata a fare i conti solo in casa propria;
di fatto si è accantonata l’idea di un piano
programmatorio provinciale, di ampio respiro,
teso a gestire processi di diversificazione
dell’offerta e di una maggiore apertura al
territorio.
Come primo passo di contrasto alle condizioni
attuali, e come base per mettere in moto
tutti gli altri elementi del problema, il Sindacato Confederale sostiene da sempre
una necessità fondamentale: in provincia di Cremona si devono creare
le condizioni per una forte alleanza
tra
istituzioni, forze sociali, volontariato
e cittadini, che rappresenti un fronte
ampio
tale da imporre un confronto decisivo
alla
Regione, sul caso peculiare della rete
residenziale
Lombarda e in particolare quella Cremonese.
CGIL
CISL
UIL
SPI-CGIL
|
FNP-CISL
|
UILP-UIL
|
FP-CGIL
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FP-CISL
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FPL-UIL
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