15 Settembre, 2002
Controllo dei cittadini e ruolo delle assemblee elettive
Il saluto del Sindaco Gian Carlo Corada al Convegno organizzato al Teatro Filodrammatici il 7 marzo 2008
Autorità, illustri relatori, signore e signori,
è con vero piacere che porto il saluto mio personale e del Comune a questa giornata di formazione organizzata dalla Presidenza del Consiglio Comunale e dalla Presidenza del Consiglio Provinciale. Un saluto che non vuole essere un semplice gesto di cortesia, ma anche il riconoscimento dell'impegno costante che caratterizza l'attività del Presidente Fanti e del Presidente Mariani nell'ambito delle rispettive Istituzioni.
L'introduzione dell'elezione diretta del sindaco ha cambiato positivamente, in meglio, la situazione istituzionale e politica del nostro Paese. Tuttavia i consigli stentano, talvolta, a svolgere a pieno le proprie funzioni. Si avverte una sorta di disorientamento vissuto dagli amministratori locali. A volte sembra, per alcuni, che l'azione amministrativa continui ad attuarsi come se quindici anni di riforma fossero passati senza lasciare un segno preciso del cambiamento avviato. Un cambiamento che ha provocato una sorta di crisi sul valore stesso dei consigli.
Il nuovo panorama legislativo di fatto non è stato ancora ben compreso. Sarebbe troppo facile, oltre che limitativo, un trasferimento di poteri dal consiglio all'esecutivo, ma anche un cambiamento complessivo del ruolo dell'Istituzione.
Un ritorno al passato oggi è improponibile. Il contesto legislativo vigente ha senza dubbio il merito di aver garantito una migliore e più sicura forma di stabilità e di governabilità degli enti attraverso l'affermazione di un principio basilare, quello della separazione fra i poteri di indirizzo, di governo e di gestione.
Se l'assemblea elettiva è l'organo di indirizzo e controllo politico-amministrativo, essa in sostanza acquisisce la titolarità della funzione politica. Avere un incarico politico significa in altre parole servire la polis, rappresentando gli interessi dei cittadini, impegnandosi a perseguire il bene della res publica. Da qui deriva che i consiglieri hanno un compito sicuramente complesso e di importanza strategica.
Proprio perché scelti dalla popolazione, i consiglieri sono chiamati prima ancora che a tracciare le linee guida, a immaginarle, a pensarle per lo sviluppo sociale ed economico della comunità che amministrano.
Le scelte politiche che i consigli devono fare, si concretizzano da una parte nella percezione, nella rilevazione e nell'analisi dei fabbisogni, nella definizione dei programmi dell'amministrazione, dall'altra nel monitoraggio e nella verifica dei risultati raggiunti.
La crescente e naturale pressione dei cittadini, determinata da un moderno quadro sociale ed economico profondamente trasformato, ha spinto sempre più gli enti locali a doversi preoccupare di aspetti funzionali al benessere di tutti, come l'erogazione di servizi di pubblica utilità e la realizzazione di opere infrastrutturali.
Spetta dunque al consiglio individuare gli elementi di base per elaborare la visione d'insieme, la produzione di idee, di piani fattibili che vanno a definire le linee programmatiche che la Giunta deve condividere e sottoporre al consiglio. In più la legge costituzionale, che ha modificato il titolo V della Costituzione, conferisce (almeno nel suo enunciato) la piena autonomia agli enti locali.
È chiaro che si è aperta una fase di grande impegno prima ancora che per gli enti in sé, proprio per gli organi consiliari, chiamati a prendere coscienza di questa autonomia, attraverso la quale darsi, oltre che un modello amministrativo democratico ed efficiente, soprattutto un modello organizzativo.
Alle assemblee elettive si richiede oggi una sensibilità politica ancora più forte, perché basata sulla valutazione tecnica di progetti rispettosi di vincoli di bilancio sempre più stretti.
Eppure, nonostante queste precisazioni, gli organi consiliari sembrano versare in una sorta di frustrazione. Qualche volta si sentono emarginati. Bisogna capire da dove deriva tale convincimento, questo abito mentale che ha suggestionato i consigli.
Tutto ciò potrebbe dipendere da concezioni sul proprio ruolo ancora legate al passato (al periodo cioè antecedente alla riforma); dal contesto evolutivo in cui la riforma stessa va inserita.
È sicuramente accaduto che l'opinione pubblica riconosceva nel sindaco il nuovo - il segno della svolta e nei consigli il vecchio - il simbolo di ciò che andava definitivamente superato o addirittura ignorato. In questo scenario, di fronte allo svuotamento della politica, alla forse eccessiva personalizzazione dei sindaci, e a una società distratta e frettolosa, il consigliere ha visto sminuire il proprio riconoscimento.
È dunque tempo che i consigli riprendano coscienza dell'importanza del proprio ruolo. Essi devono dimenticare le vecchie funzioni gestionali che spettano ai dirigenti. Ai consiglieri compete un potere di grande orizzonte, dalle delibere ai bilanci pluriennali ed annuali, dai piani territoriali alle linee programmatiche, dagli statuti ai regolamenti.
Resto convinto che il custode della democrazia, della democrazia compiuta, del valore della rappresentanza possa risiedere in un solo luogo: nell'assemblea. Assemblea di cui - non dimentichiamolo - il sindaco fa parte, essendo lui stesso consigliere.
Il consiglio è dunque il "parlamento locale", un vero e proprio laboratorio di idee che si alimenta di quanto percepito e riscontrato grazie al fatto che è esso stesso un osservatorio permanente sul territorio. Un osservatorio che deve anticipare le attese dei cittadini, non deve cioè limitarsi a prendere atto della trasformazione già in fieri dei fabbisogni.
È evidente che tutto ciò - a partire dall'elaborazione degli atti strategici - necessita di grande capacità ed esperienza. È indubbio constatare che in questo quadro, le assemblee sono un organo sulla cui importanza non è nemmeno necessario soffermarsi a discutere.
Quando la legge afferma che il consiglio è l'organo di indirizzo e controllo politico-amministrativo, di fatto afferma che queste sono funzioni generali ad ampia discrezionalità politica. Il motore politico della città è il consiglio: è il consiglio infatti l'unico luogo deputato al dibattito che è figlio della democrazia e da esso nessuna istituzione può prescindere.
Tanto è vero che ora vige il principio del simul stabunt aut simul cadent. principio che lega inscindibilmente i destini di consiglio e sindaco. La logica del governo locale si fonda non sulla figura di un singolo individuo, ma su due poli, quello del sindaco e quello del consiglio che hanno pari dignità, pur nella diversità e nella complementarietà delle funzioni.
E' anche per dare maggiore autorevolezza ai Consigli, oltre che per ridurre il costo della politica e per maggiore funzionalità, che sono favorevole alla riduzione del numero dei consiglieri ed all'esame di altre modifiche, nella stessa direzione, della legislazione attuale.
Concludo ringraziando per l'attenzione prestata ed auguro buon lavoro!
 
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