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15 Settembre, 2002
Presentato il Welfare Day
Il Coordinamento Politico dell'Ulivo Cremonese presenta il Welfare Day

Presentato il Welfare Day
Il Coordinamento Politico dell'Ulivo Cremonese presenta il Welfare Day

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Il Cordinamento politico dell'Ulivo ha presentato questa mattina il programma del Wefare day alla presenza di Mino Martinazzoli e Sergio Cofferati. Di seguito i temi dell'incontro. Welfare per TE
Materiale per Conferenza Stampa
Stati Generali del Welfare dell’Ulivo Cremonese..

L’Ulivo nazionale il 22 e 23 febbraio, ad Arezzo, ha discusso sulle politiche sociali e sanitarie ritrovando anche con Italia dei Valori una forte condivisione.
L’Ulivo cremonese ha deciso di convocare, per il 23 aprile, gli “ Stati Generali del Welfare” con lo scopo di riflettere sulle esperienze locali, presentare schede e relazioni sui vari temi del welfare locale e delineare un primo quadro di proposte in vista delle elezioni amministrative della primavera del 2004.
In preparazione degli “ Stati Generali del Welfare” dell’Ulivo cremonese sono stati costituiti i seguenti Gruppi di Lavoro:
· Politiche della Famiglia: coordina Eugenia Grossi (operatrice sociale);
· Politiche della Salute: coordina Daniela Polenghi (ass.servizi sociali Provincia di Cremona);
· Integrazione Socio Sanitaria non autosufficienza e disabilità: coordina Maura Ruggeri (assessore servizi sociali Comune di Cremona);
· Volontariato, terzo settore e cooperazione sociale: coordina Gigi Cappellini (operatore volontariato );
· Politiche Giovanili: coordina Paolo Paroni ( assessore Politiche Giovanili Comune di Cremona)
· Lavoro: coordinano Giorgio Toscani (assessore al Lavoro Provincia di Cremona) e Diego Magnani ( operatore sindacale)
· Scuola: coordinano Giorgio Bergonzi ( Commissione Scuola Ulivo Cremonese), Francesco Spotti ( Assessore Provincia di Cremona), Ferdinando Soana ( Assessore Comune di Cremona)
· Coordinamento generale: Gian Carlo Storti (responsabile Commissione Welfare-Sanità del Coordinamento politico dell’Ulivo cremonese)
Il lavoro si svolgerà in tre fasi:
1^ fase: costituzione dei gruppi di lavoro, messa a punto delle criticità, iniziative di confronto pubblico;
2^ fase:audizione,consultazione dei vari soggetti, raccolta di contributi , di opinioni, di proposte ecc.( settembre-autunno 2003);
3^ fase: costruzione del programma sui temi del welfare e presentazione dello stesso per le amministrative del 2004.

Questo lavoro ha come obiettivo di fondo quello di allargare la coalizione sia sul piano sociale che su quello politico. Sul piano sociale coinvolgendo cittadini, personalità , associazioni e sul piano politico Italia dei Valori, Rifondazione Comunista ed altri soggetti interessati a confermare e rafforzare le amministrazioni locali del centro sinistra e dell’Ulivo.

Con l’iniziativa del 23 di aprile si chiude la prima fase.
I Gruppi di Lavoro si sono riuniti sia nel mese di marzo che in aprile per predisporre una prima nota di lavoro, su cui aprire una interlocuzione con la società cremonese.
I gruppi di lavoro si sono aperti a tutte le persone interessate per raccogliere un primo contributo di idee, di esperienze e di proposte.
Di fronte ad una idea di Welfare fai da te, che guida l’azione di questo governo nazionale e della giunta di Formigoni opponiano un WELFARE SOLIDALE E COMUNITARIO !!
Un Welfare per TE !!!
Ringraziamo fin da ora Sergio Cofferati , Mino Martinazzoli e Luciano Pizzetti per il contributo che porteranno al nostro lavoro con stimoli ad un percorso che sarà ricco di contributi ed iniziative.
L’idea è quindi quella di un Ulivo aperto che dialoga con l’intero corpo elettorale.
Le iniziative preparatorie sono state numerose e partecipate ed hanno coinvolto piu’ di 150 cittadini o come è giusto dire elettori.
TEMI DI FONDO

Welfare in crisi………

Mentre le azioni del governo del centro-sinistra e dell’Ulivo erano tese ad individuare i settori ove il welfare, il sistema di protezione sociale, era debole, non in grado di interpretare i bisogni vecchi e nuovi o ridondante, lavorando come si è lavorato per aumentare le risorse, l’attuale governo di centro-destra, apertamente smantella, ritira lo Stato dai presidi fondamentali, diminuisce le risorse o non le aumenta come servirebbero, cercando di introdurre , in tutti i settori nuovi strumenti come le assicurazioni ecc. Dice il Ministro Roberto Maroni nella presentazione del suo Libro Bianco sul Welfare: “….una politica sociale realmente moderna non può essere quella di una offerta indifferenziata di prestazioni e servizi ( eguali per tutti, su tutto il territorio nazionale). Universalismo e selettività non sono piu’ termini contrapposti. Occorrono misure flessibili,ritagliate sulle esigenze delle comunità territoriali e gestire con efficienza a livello locale. Occorre dunque governare imponenti processi di trasformazione che implicano una riforma dell’intero sistema di welfare”. Trasferimento di risorse dal livello centrale agli enti locali? Nulla affatto. La finanziaria del 2003, come è noto , ha ridotto le risorse agli enti locali, i quali, per mantenere inalterati i livelli di servizi erogati stanno facendo , letteralmente i salti mortali.

La nostra idea generale di Welfare.

Non Welfare fai da te, ma Welfare per te

La modernizzazione del Paese passa anche per una nuova visione delle politiche di welfare, non più solo riparatoria, ma di accompagnamento, di sostegno della cittadinanza, di prevenzione del bisogno, della dipendenza, della marginalità. Di superamento delle disuguaglianze. Una visione - quella che ha ispirato l’azione dei governi dell’Ulivo, culminata nella legge quadro ( legge Turco 328) – che alla preponderanza dei trasferimenti monetari, sostituisce la centralità strategica di una rete integrata di servizi, radicata nel territorio, coltivata dal protagonismo delle amministrazioni locali in un quadro di alleanza con l’associazionismo e il volontariato. Una visione che considera i servizi alla persona e il lavoro di cura come volano di occupazione qualificata, oltre che come fattore decisivo ai fini della qualità della vita. E’ la visione che questo Governo è impegnato a contrastare e a smantellare, mandando in disuso la Legge quadro sui servizi sociali, per tornare all’equazione tra welfare e monetizzazione, e alla confusione tra lavoro di cura e badanza. Ciò non significa che debbano essere abbandonate le politiche di trasferimento monetario: si tratta piuttosto di riorganizzarle. E’ il segno redistributivo e non solo distributivo che va loro conferito. La società italiana è ancora una società disuguale, nella quale non solo ci sono quasi 8 milioni di poveri, ovvero di persone che vivono con meno della metà del reddito medio pro capite, ma ben il 30 per cento delle famiglie vive appena al di sopra della soglia di povertà In questo contesto, come ci ricorda Ermanno Gorrieri, citando don Lorenzo Milani, si deve smettere di "far parti uguali tra disuguali", ovvero di distribuire a pioggia risorse anche ingenti, invece di concentrarle a favore di quanti sono più lontani dallo status di "cittadini liberi e uguali". Il welfare al quale noi pensiamo è dunque universalistico quanto ai beneficiari, ma rigorosamente selettivo nell'erogazione delle prestazioni, perché le risorse per definizione non sono illimitate e vanno quindi distribuite sulla base dei bisogni effettivi. Il che ci porta a dire che la misurazione dei bisogni non può essere effettuata soltanto sulla base del reddito individuale, ma deve prendere a base di calcolo quello familiare, perché è da esso che dipende nei fatti, nella concretezza della vita quotidiana degli italiani, il livello di reddito degli individui. Contrariamente a quanto sta facendo il Governo Berlusconi, l'attuale gerarchia degli strumenti va dunque rovesciata, rivalutando in modo deciso strumenti di trasferimento diretto alle famiglie, in quanto tali universalistici e selettivi, come l'assegno al nucleo familiare, o il reddito di reinserimento, rispetto agli strumenti fiscali. Non solo il reddito, anche i bisogni hanno, accanto a quella individuale, una dimensione familiare. Un welfare moderno deve rimuovere gli ostacoli che si frappongono al desiderio di maternità e paternità delle coppie e che sia capace di concreta vicinanza alle famiglie che vivono l’esperienza dell’handicap, della non-autosufficienza, della quarta età, anche attraverso strumenti innovativi come i congedi parentali o altre misure di armonizzazione dei tempi di lavoro e di cura. Mettere in campo un nuovo sistema di politiche del lavoro e di welfare significa fare i conti con il nodo delle risorse, sfatando il mito di un eccesso di spesa sociale in Italia: alcuni capitoli, come quello della sanità, dovranno necessariamente essere incrementati. L’altro nodo di un moderno welfare è come riqualificare la composizione della spesa sociale oggi sbilanciata sul lato previdenziale. La riforma previdenziale degli anni Novanta ha salvato il sistema pubblico dal dissesto finanziario senza far pagare né ai pensionati, né ai lavoratori prossimi alla pensione, costi ingiusti e insostenibili. Ma quel che è certo è che nessun sistema previdenziale potrà essere in equilibrio se non si allarga la base occupazionale su cui è retto. Il che significa: fare decisamente la scelta di incoraggiare la prosecuzione volontaria del lavoro oltre l’età pensionabile, nell’ambito di una più complessiva promozione di un prolungamento della “vita attiva”, come uno degli aspetti della qualità della terza età; e porsi seriamente il tema di un più alto tasso di occupazione femminile. Contestualmente, sono urgenti misure di incentivazione dell’uso volontario degli accantonamenti per il tfr, per i fondi di pensione integrativi. Siamo invece fermamente contrari alla decontribuzione per i nuovi assunti prevista dalla legge delega governativa, in quanto destinata a indebolire il pilastro pubblico della previdenza e a scaricare o sui giovani lavoratori o sulla finanza pubblica un costo insostenibile. Proponiamo piuttosto misure che consentano ai giovani e alle donne che lavorano in modo discontinuo di maturare una pensione dignitosa, sia attraverso la contribuzione figurativa, sia mediante la cumulabilità dei contributi versati in regimi diversi. Per favorire questi obiettivi proponiamo anche l’istituzione di un contributo di solidarietà a carico della fiscalità generale.

Una società più equa, più inclusiva, più solidale

Il welfare a cui pensiamo è la spina dorsale di una costituzione sociale del paese, di una cittadinanza dei diritti e dei doveri, che vive in un sistema di istituti e di regole in cui ogni cittadino si riconosca e si senta più sicuro e socialmente protetto. Un welfare della cittadinanza attiva richiede un forte decentramento dei suoi servizi, al fine di farli corrispondere sempre di più e meglio ai bisogni dei cittadini. E deve valorizzare le nuove forme di un’economia associativa, di un “terzo sistema” dell’economia, che risponda la tempo stesso a tre esigenze: soddisfare i crescenti bisogni di servizi sociali personalizzati; offrire occupazione e parità di diritti a tutti coloro che non possono o non vogliono trovarla nel sistema produttivo di mercato; corrispondere al profondo bisogno di solidarietà, di riconoscimento reciproco, di cooperazione, che giace largamente insoddisfatto nelle pieghe della nostra società. Un welfare dell’uguaglianza delle capacità deve costruire una società per tutte le età, e deve promuovere una politica dell’”invecchiamento attivo” fondato sulla scelta volontaria di permanenza nel lavoro, e su un sistema di incentivazione e di penalizzazione che scoraggi le imprese ad espellere dal mercato del lavoro i soggetti più deboli: in primo luogo gli anziani, a cui va risparmiata l’avvilente prospettiva dell’inutilità sociale e dell’esclusione dalla vita attiva. Un welfare della persona deve garantire la promozione della salute con un sistema pubblico, universalistico, solidale e con una più efficace prevenzione sanitaria. Prevenzione significa creare ambienti di vita e di lavoro più salubri, sostituire le sostanze tossiche o pericolose nei processi produttivi. Prevenzione significa investire risorse per dare priorità ai servizi sanitari sul territorio, riequilibrando così la spesa oggi troppo spesso assorbita dall’assistenza ospedaliera per ogni tipo di cura. Prevenzione significa promuovere l’educazione sanitaria dei cittadini. Prevenzione significa offrire più sostegni, e non meno, come fa il governo, ai più deboli, ai disabili, agli anziani soli, a chi è a rischio, agli immigrati, affinché possano riprogettare la propria esistenza. L’Italia è già e sarà sempre di più una società multietnica, multiculturale e multireligiosa. La questione dell’immigrazione va assunta non in termini di ordine pubblico o di allarme sociale, come fa la destra, ma come una importante occasione di nuova vitalità demografica e culturale per il nostro paese, che solo un fecondo rapporto con tanti nuovi cittadini può garantire, con una politica dell’accoglienza e dell’integrazione vista non come gravoso costo aggiuntivo, ma come un prezioso investimento per disegnare il futuro delle nostre società. Un welfare dell’inclusione deve assicurare, attraverso scelte trasparenti della collettività, forme di solidarietà per quanti rischiano di essere estromessi, nei fatti, da una copertura previdenziale dignitosa o dalla possibilità di godere dei servizi sociali fondamentali: chi ha subito lunghi periodi di disoccupazione, chi non è autosufficiente, chi lavora in attività usuranti o pericolose, chi è impegnato in una attività di cura o di assistenza, chi ha un’occupazione discontinua, chi è impegnato in attività indipendenti o autonome spesso sprovviste di coperture previdenziali e sociali. Ruolo della Regione Lombardia.


In questo contesto, la Regione Lombardia, in applicazione della riforma della Costituzione, Titolo V , come si muove?
Favorisce il ruolo degli enti locali ? Favorisce la definizione di un modello organizzativo di welfare comunitario, piu’ vicino ai cittadini ?
Due sono i messaggi che lancia:
n erogazione economiche in distinte in luogo di servizi che incontrano i bisogni ( si pensi ai buoni scuola o sociali);
n e la centralizzazione della erogazione dei servizi ( vicenda delle ASL, oggi delle IPAB ecc.)

Il Comune non esite per la Giunta Formigoni. E’ la Regione che si assume direttamente l’onere della erogazione sulla base di criteri sociali non filtrabili dalla realtà locale. Un neo-centralismo che non pone al centro i bisogni ed i diritti ma idee di privatizzazione dei servizi come se il pubblico fosse allo sfascio e non piu erogati con il criterio della universalità, quindi aumenta le tasse ed introduce i tickets sanitari.

Il Ruolo del Comune

In tale contesto le autonomie locali sono schiacciate da logiche neo-centraliste, altro che federalismo. La nostra idea è quindi quella di rimettere al centro le autonomie locali , il comune, la provincia e le strutture di servizio che sul territorio si è in grado di costituire e rilanciare. Il ruolo delle Amministrazioni di Centro Sinistra in questi anni.

Le nostre amministrazioni hanno svolto in questi anni un importante ruolo non solo di difesa del welfare, ma di un suo sviluppo verso situazioni, nuove realtà che i vecchi strumenti di gestione non era in grado di interpretare. Stiamo dando risposte ai vecchi e nuovi bisogni senza aumentare la pressione fiscale e parafiscale locale e con una gestione pubblica forte che si avvale di strumenti importanti come la cooperazione sociale. Il lavoro di analisi che apriamo con questa iniziativa vuole essere un ulteriore contributo verso la costruzione di un “ welfare community” sempre piu’ integrato con il territorio, la sua comunità e posto in una forte condizione di controllo sociale.

L’obiettivo è quello di garantire da un lato servizi universalistici e dall’altro distribuire le risorse in modo differenziato sapendo che circa il 30% delle famiglie vive appena al di sopra della soglia di povertà. In tale contesto non si pone un problema alternativo pubblico-privato ma come vedremo indispensabile è definire gli obiettivi che si intendono realizzare; la esigibilità dei diritti che il “ sistema pubblico” deve garantire può e deve realizzata anche con strumenti di gestione “privatistici” che vanno dalla cooperazione sociale, alle fondazioni, alle aziende ( anche se S.p.A. con finalità sociali) . Il punto è la capacità di controllo sociale e di qualità che si deve essere in grado di realizzare.

 


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