15 Settembre, 2002
Inaugurata la mostra dell’Artista Gianna Bentivenga dal titolo Apparenza/Assenza
Il lavoro di Gianna Bentivenga è una riflessione sull'antitesi apparenza/essenza che parte dalla constatazione della difficoltà a essere se stessi entro i parametri, ormai crollati che danno identità sociale e personale.
Inaugurata la mostra dell’Artista Gianna
Bentivenga dal titolo Apparenza/Assenza
Il lavoro di Gianna Bentivenga è una riflessione
sull'antitesi apparenza/essenza che parte
dalla constatazione della difficoltà a essere
se stessi entro i parametri, ormai crollati
che danno identità sociale e personale.
TITOLO DELLA MOSTRA: APPARENZA/ASSENZA
ARTISTA: GIANNA BENTIVENGA
CURATORI: Dino Ferruzzi, Gianna Paola Machiavelli
INAUGURAZIONE: Sabato 8 Novembre 2008 ore
18.00
APERTURA AL PUBBLICO: dall'8 Novembre all'8
Dicembre 2008
ORARI DI APERTURA: da lun a ven ore 10.00
– 16.00 sab ore 10.00 – 13.00 e su app.
festivi chiuso
PATROCINI: Comune e Provincia di Cremona,
Ufficio Scolastico Provinciale di Cremona
SEDE e INFORMAZIONI:
CRAC Centro Ricerca Arte Contemporanea
Liceo Artistico Statale "Bruno Munari"
Via XI Febbraio 80 – Cremona
tel/fax 0372 34190 – cell. 347 7798839
crac.cremona@artisticomunari.it
www.crac-cremona.org
Il lavoro di Gianna Bentivenga è una riflessione
sull'antitesi apparenza/essenza che parte
dalla constatazione della difficoltà a essere
se stessi entro i parametri, ormai crollati
che danno identità sociale e personale.
Nella sua ricerca, viene evidenziata una
dimensione esistenziale, nascosta e profonda,
una necessità autodifensiva, un esercizio
di sopravvivenza della vita quotidiana a
cui corrisponde la costruzione di quell’io
minimo, che Christopher Lasch nel testo L’Io
minimo. La mentalità della sopravvivenza
in un’epoca di turbamenti, individua come
funzionale alle difficoltà del presente e
coerente con il proprio tempo delle mercanzie.
Per raccontare di queste esistenze, Gianna
Bentivenga sceglie le linee nervose; le posture
estreme dei corpi, contratti e mai rilassati,
una condizione volutamente spoglia da estetismi,
essenziale fatta di coloriture corpose e
sanguigne. Le figure sono prive di identità,
scarnificate, ridotte allo stato larvale,
affogate in uno spazio sempre meno consistente,
logorante, intriso di malessere.
I disegni, i lavori su carta e carta intelata,
come ad esempio il ciclo delle Marionette
cui fanno parte anche Acrobata e Funambolo,
nascono da queste riflessioni, prendono le
distanze da un conflitto che spesso porta
ad un annullamento di identità; i protagonisti
in questi lavori, non hanno connotazioni
e sembianze ben definite, sono individui
assediati che vivono in una società del rischio,
percorsa da pericoli quali la guerra, il
terrorismo, la minaccia della stabilità quotidiana,
circondati da un universo che ha perso solidità
e ha prodotto, sempre per citare Lasch, un
io “incerto e problematico”, un “disimpegno
emotivo” un distacco flessibile, una condizione
appunto di sopravvivenza, atteggiamenti tipici
che si trovano nella cultura emergente...
Questa condizione nata dalla cultura del
consumo produce un’alterazione della percezione
del sé e del mondo circostante, il mondo
è un mondo di specchi, in cui si riflettono
immagini inessenziali, illusioni sempre più
inscindibili dalla realtà. L’effetto è quello
della “cultura del narcisismo” che secondo
Lasch, investe sfere disparate, tra queste
l’arte, la letteratura, la memoria storica...
(da una recensione di Roberto Bertoni).
L'individuo sta adottando una molteplicità
di volti intercambiabili, si nutre di ciò
che trova nella cultura emergente a seconda
delle circostanze, ed in base al fascino
che su di lui produce la variegata atmosfera
delle possibilità.
Possibilità di recitare la diversità, di
apparire più o meno fedele e coerente col
tempo e con quanto, nel suo frenetico scandire,
viene propinato e offerto sul mercato.
Le conseguenze sono l’annullamento di una
propria e solida identità. E qui il discorso
si allarga, quello che viene toccato è la
cultura del consumo, la coscienza dei valori,
il pluralismo accentuato che finisce per
rispecchiare con esattezza la situazione
del mercato, la stessa idea di democrazia.
 
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