15 Settembre, 2002
In ricordo di Giovanni Chiappani di Cesare Mainardi.
La tua Università, come quella di tanti dirigenti sindacali e politici degli anni appena precedenti e seguenti la 2° guerra mondiale, sono stati come, si diceva qualche tempo fa, il movimento dei lavoratori, il Sindacato e il Partito.
Caro compagno Chiappani
tocca, anche a me, portarti l’ultimo saluto.
Ho rivisto il filmato della tua intervista,
girata a Cà de Stavoli nell’azienda Bretoni,
in cui racconti la tua vita di sindacalista
della CGIL e di dirigente del Partito Comunista
Italiano.
C’informi che a nove anni, a causa di un
incidente hai cessato di frequentare la scuola
elementare (la quarta) ed hai iniziato a
lavorare come cavalchino.
Poi bergamino sotto la guida di tuo papà
che era capobergamino.
Guadagnavi 50 lire l’anno.
Una vita di stenti per te, per le tue sorelle
e per i tuoi genitori.
A militare ti sei iscritto ad un corso di
corrispondenza ed hai frequentato delle lezioni
all’Università di Cagliari per conseguire
il titolo di ragioniere.
La tua Università, come quella di tanti dirigenti
sindacali e politici degli anni appena precedenti
e seguenti la 2° guerra mondiale, sono stati
come, si diceva qualche tempo fa, il movimento
dei lavoratori, il Sindacato e il Partito.
Hai poi vinto il concorso di collocatore.
Sei diventato in seguito sindacalista della
Federbraccianti prima come organizzatore
poi Segretario Generale dal 1947 al 1959.
Dal 1959 al 1970 sei stato Segretario Generale
della Camera del Lavoro di Cremona.
Nell’intervista quando parli del passaggio
da collocatore a sindacalista precisi:” non
l’ho fatto per interesse: da collocatore
percepivo 37000 lire alla Camera del Lavoro,
quando c’erano,32000.”
Caro Giano
Tutti quelli che oggi sono venuti al tuo
funerale,tutti i lavoratori e tutte le persone
che ti hanno conosciuto non hanno il minimo
dubbio: sanno che il tuo impegno sindacale
e politico prima di essere un lavoro per
te era una missione; dedizione disinteressata
e totale agli ideali in cui hai sempre creduto:
giustizia sociale,solidarietà,libertà e pace.
Sanno che per te battersi per migliorare
le condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori
e dei cittadini è stata la ragione che ti
ha mosso per fare la scelta sindacale.
Lavoro che facevi con passione,profondendo
in esso tutte le tue energie fisiche ed intellettuali
anche nei duri momenti che la vita ti ha
riservato.
L’hai svolto con capacità e con la convinzione
che non c’erano schemi precostituiti per
affermare gli ideali in cui hai creduto.
Non c’era un’ideologia salvifica.
Nella CGIL e nel Partito Comunista Italiano
di cui eri dirigente e rappresentane nelle
istituzioni democratico avendo ricoperto
di volta in volta le cariche di Consigliere
Regionale,Comunale e Provinciale,ti sei sempre
battuto per rinnovare le idee,per abbandonare
i riti,gli schematismi e le interpretazioni
settarie ed ideologiche della realtà che
erano ostacolo al miglioramento delle condizioni
di vita e di lavoro dei cittadini e per realizzare
una società più giusta e più democratica.
Ho presente la tua determinazione con cui
ti sei battuto perché fosse assunta dalla
CGIL la regola della separazione tra cariche
sindacali e cariche politiche:l’incompatibilità.
Eri convinto che questa fosse la chiave per
aprire la via alla realizzazione dell’Unità
Sindacale.
Sei stato orgoglioso di dirigere la CGIL
e di difendere la sua unità.
Ma eri profondamente convinto che l’unità
sindacale è una delle condizioni a disposizione
dei lavoratori per raggiungere più facilmente
gli obiettivi che si prefiggono.
Sapevi benissimo che un Sindacato autonomo
dai padroni ,dai partiti e dai Governi è
essenziale ed indispensabile alla crescita
di un Italia più democratica,più civile,più
solidale,più unita e più giusta.
Gli interlocutori che hai incontrato nella
tua attività sindacale e politica (siano
stati padroni,sindacalisti della CISL e Uil,avversari
politici) ti hanno sempre rispettato.
Non solo perché tu avevi rispetto delle idee
degli altri.
Non solo perché sapevi,quando era necessario,fare
accordi e riconoscere la validità delle proposte
fatte da chi aveva provenienze culturali
diverse dalle tue.
Non solo perché sapevi dire di no alle proposte
che non ti convincevano.
Ma perché riconoscevano l’onestà intellettuale
dei tuoi intendimenti e la tua serena e tranquilla
convinzione di agire in coerenza con i tuoi
valori e tuoi ideali.
Anche nelle vicissitudini di questi anni
che hanno visto la scomparsa del Partito
Comunista Italiano in cui hai militato per
tanti anni,non ti ha mai abbandonato la certezza
di aver speso sempre la tua vita,in ogni
momento,al servizio degli altri e per favorire
un futuro migliore dei cittadini del nostro
paese.
Non c’è stato nessun pentimento.
Per te L’Ulivo,il Partito Democratico erano
la continuazione,in forme diverse,dell’impegno
che ha sempre contraddistinto la tua vita.
Questo tuo modo d’essere ti ha portato a
vivere la stagione della terza età nella
,come l’hai chiamata,ricerca antropologica
e dialettale.
Anche nel gruppo dialettale cremonese El
Zach hai saputo con la tua poesia sociali
che raccontano la vita della cascina e del
lavoro conquistare il rispetto e la simpatia
delle persone che ti hanno incontrato.
Caro Giano
A tua moglie Cesarina,ai tuoi figli Maria
Teresa e Fabio, alla tua sorella Emilia,alla
cognata Mariuccia a tutti i tuoi parenti
che oggi piangono la tua scomparsa voglio
dire che tu sei stato Sì un protagonista
di primo piano della vita democratica della
nostra provincia ma soprattutto un uomo che
ha fatto fino in fondo il proprio dovere
in tutti i campi, un uomo onesto,buono di
cui debbono andare fieri.
Giano
Ci mancheranno le poesie in dialetto che
potevi ancora scrivere,ci mancherà il tuo
ottimismo per un futuro positivo che manifestavi
anche nei momenti più difficili ed oscuri.
Non ti dimenticherò,non ti dimenticheremo.
CIAO
Orazione funebre di Cesare Mainardi , già
segretario della Camera del Lavoro di Cremona
negli anni ’80 ( 1979-1986)
Cremona 2 gennaio 2008.
 
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