15 Settembre, 2002
Mozioni sul Crocifisso di Marco Pezzoni.
Sì, mettiamo il Crocifisso nelle sedi istituzionali e contemporaneamente votiamo per coerenza e decenza le seguenti Mozioni o ordini del giorno
Mozioni sul Crocifisso di Marco Pezzoni.
Sì, mettiamo il Crocifisso nelle sedi istituzionali
e contemporaneamente votiamo per coerenza
e decenza le seguenti Mozioni o ordini del
giorno
La partita che si è aperta in Consiglio comunale
e in Consiglio provinciale sulle mozioni
per il Crocifisso è chiaramente “strumentale”:
però siamo di fronte a una scelta insidiosa,
operata più o meno lucidamente poco importa,
destinata comunque a mettere in difficoltà
chi vorrebbe affrontare queste problematiche
complesse con logiche aperte e davvero laiche.
Dunque prima di affrontare le mozioni nel
merito, andrebbe affrontato il problema “politico”
di quale partita si stia giocando e se a
noi convenga accettare questo terreno, scelto
strumentalmente da altri perché sanno che….
hanno già la vittoria in tasca.
Un conto sono le “regole del gioco” a cui
non possiamo sottrarci: il consiglio comunale
non è solo una assemblea elettiva di carattere
amministrativo, ma anche luogo di confronto
politico e culturale in rappresentanza di
una comunità. Dunque è lecito e possibile
portare in discussione questioni economiche
e giuridiche nazionali e internazionali,
sistemi di protezione sociale e sistemi educativi,
pace e guerra, sofferenze dei popoli, fame
e povertà. Basta ricordare l’azione del sindaco
La Pira e del suo Consiglio comunale a Firenze.
Un altro conto è il tipo di gioco che sceglie
il tuo avversario. Nel caso della mozione
sul Crocifisso è evidente che la Lega Nord,
prima ancora del Popolo della Libertà, ha
deciso di cavalcare un tema identitario in
modo spregiudicato, sapendo benissimo che
le distinzioni su questo terreno sono difficili
da far comprendere a una gran parte dell’opinione
pubblica italiana. L’obiettivo principale
non è tanto quello di mettere in difficoltà
il centrosinistra ( obiettivo numero 2, comunque),
quanto quello di brandire la spada dell’identità
cristiana nello scontro di civiltà che si
vuole alimentare contro gli immigrati, contro
l’Islam, dando dell’Europa da un lato l’idea
che è un potere burocratico lontano dai cittadini
e dall’altro che solo i valori tradizionali
della civiltà occidentale possono salvarla
e rilegittimarla.
C’è qualcosa di ancora più insidioso: non
da oggi la strategia di Bossi è quella di
caratterizzare la sua forza elettorale come
moderna crociata contro l’altro, il diverso,
identificando il nemico prima nell’ immigrato
meridionale, oggi nell’immigrato dei vari
Sud del mondo. Questo sommovimento di razzismo
potenziale per continuare a espandersi senza
incontrare anticorpi etici e democratici
troppo forti ha bisogno di una copertura
simbolico-emotiva di tipo religioso: ecco
che mentre il Vaticano esprime forti dubbi
sul reato di immigrazione clandestina, mentre
in risposta alle riserve sul comportamento
di Berlusconi espresse dal giornale “Avvenire”
scoppia il caso Boffo, con sfacciata spregiudicatezza
Bossi, certo in qualità di Ministro , si
reca in Vaticano a incontrare le massime
Autorità diplomatiche per accreditarsi come
difensore della fede e delle radici cristiane
della nostra società.
Questa furbizia è così scoperta e ridicola
che lo snobismo del centrosinistra fatica
a denunciarla, e, quello che è più grave,
anche la gerarchia cattolica si trova come
imbarazzata e prigioniera di “questo abbraccio”
e di fatto non reagisce.
La campagna sul Crocifisso ha dunque una
portata tutt’altro che banale: accreditare
il centrodestra e la Lega come “defensor
fidei”, riallacciare il rapporto preferenziale
con il Vaticano dopo lo scandalo D’Addario,
utilizzare strumentalmente il simbolo cristiano
per eccellenza nello scontro di civiltà che
si vuole intensificare.
Anche se molti consiglieri comunali e provinciali
della Lega e del centrodestra, che sostengono
in tante istituzioni locali questa campagna,
possono persino essere in buona fede per
responsabilità di quella regressione civile
e culturale da tempo trionfante in Italia,
non dobbiamo avere dubbi sul carattere “pagano”
di questa “campagna strumentale” che è gravemente
offensiva del volto di Cristo, dell’anima
profonda del Cristianesimo e dell’insegnamento
autentico della Chiesa.
Ma questa denuncia dovrebbe essere sollevata
innanzitutto dai credenti, dal laicato cattolico.
C’è un tale intreccio tra elementi religiosi,
culturali e politici che dubito ci si debba
aspettare oggi dai Vescovi italiani un qualche
pronunciamento diretto.
Il fatto è che il “caso “ della sentenza
della Corte di Strasburgo è stata gestito
male dai giornali italiani, anche da quelli
progressisti e di sinistra, sin dal primo
momento accreditando la solita lettura che
contrappone credenti e non credenti, clericali
e anticlericali, valori occidentali e antioccidentali,
integralisti e laici.
Anche la versione nobile di una sorta di
“lezione” che la Corte di Strasburgo avrebbe
voluto impartire all’arretratezza italiana
sul tema dei diritti delle minoranze nella
nostra scuola pubblica, invece di innescare
un confronto pedagogico ha fatto immediatamente
scaldare i muscoli al tifo dei “pagani devoti”.
Il centro destra ha fatto appello al conformismo
delle maggioranze silenziose per chiedere
di fare ricorso contro le ingerenze “laiciste”
delle Istituzioni europee, senza minimamente
distinguerle tra di loro ( La Corte di Strasburgo
non fa parte degli assetti istituzionali
che costituiscono l’ Unione Europea).
E il centrosinistra ha reagito cercando di
“neutralizzare” l’iniziativa delle varie
Destre, ricorrendo a una sorta di riflesso
condizionato erede del gesto di Togliatti
sull’articolo 7 della Costituzione. Poi rinnovato
da Craxi nel Nuovo Concordato.
Oggi basta quel realismo ? Oggi il compito
del PD può e deve andare oltre il tentativo
di neutralizzare la campagna della Lega e
del PDL ?
Quel realismo non basta, non solo perché
le scelte compiute dalle principali forze
di sinistra in Italia si collocavano dentro
una democrazia che si credeva “progressiva”,
ma anche perché i tempi e il contesto sono
profondamente mutati .
Basti pensare al clima collaborativo e innovativo
che si è respirato per decenni nella scuola
pubblica italiana, dove periodicamente è
stata fatta esplodere la questione del Crocifisso
ma, fino a pochi anni fa, è stata quasi sempre
e quasi ovunque disinnescata e anzi superata
con l’intelligenza degli insegnanti, con
il dialogo con le famiglie, con il rispetto
delle minoranze, facendo convivere rispetto
per la tradizione, per i valori cristiani
e rispetto del pluralismo.
Oggi non è più così. La scuola pubblica è
in crisi o viene messa in crisi, a cominciare
dalle scelte del Governo. La coesione sociale
è in crisi e si riflette in una scuola che
importa più di prima dall’esterno le fratture
affettive e le tensioni familiari siano esse
sociali o culturali o religiose. L’immigrazione
rende ancora più precario questo contesto
e più difficile la sfida dell’inclusione.
La campagna in atto mira all’assimilazione,
non all’integrazione! Ma così facendo introduce
nel contesto scolastico elementi di rottura,
da un lato, e dinamiche di resa conformistica
dall’altro.
La Corte di Strasburgo ha risposto al disagio
di un genitore italiano, originario del Nord
Europa, e ha accolto all’unanimità il suo
ricorso in base ad una lettura dei diritti
umani propri delle minoranze, in base a una
lettura “francese” della laicità in vigore
in Italia e nella scuola italiana, in base
a una posizione del Governo italiano che
ha snobbato la complessità del caso e ha
chiesto ufficialmente alla Corte di Strasburgo
di respingere quel ricorso non portando motivazioni
giuridiche, ma solo ragioni di “opportunità”
politica.
E’ merito del senatore del PD Stefano Ceccanti
aver ricostruito con precisione e competenza
giuridica l’iter di questo caso e, con una
recente interrogazione parlamentare rivolta
al Governo italiano, aver individuato non
solo il vero punto debole della sentenza
di Strasburgo ma anche l’errore gravissimo
che di nuovo sta compiendo il Governi italiano
nel suo Ricorso contro la sentenza della
Corte europea dei diritti dell’uomo.
Bravo, bravo, bravo Ceccanti! Finalmente
un’analisi seria e giuridicamente fondata
! Ma dove cavolo erano in questi 15 giorni
i dirigenti nazionali del PD e i nostri parlamentari
europei ?
Comunque secondo Ceccanti e anche secondo
Franco Casavola, già presidente della Corte
Costituzionale, la concezione di laicità
presa in considerazione dalla Corte di Strasburgo
è stata quella ispirata in modo univoco all’esperienza
“francese” che interpreta la neutralità delle
istituzioni pubbliche come assenza di ogni
simbolo religioso, mentre il modello di laicità
previsto dalla Costituzione italiana sarebbe
più simile a quello tedesco che, in Baviera,
con apposita legge del 1995 delega la composizione
della questione al dialogo tra le parti in
sede scolastica.
Invece l’errore in cui s’intestardisce il
Governo italiano nel suo attuale Ricorso
sarebbe quello di attribuire ad un pronunciamento
della Corte Costituzionale italiana il riconoscimento
della validità della legislazione che prevede
l’obbligo di esposizione del Crocifisso (
in realtà nel Decreto legislativo 297/1994
è previsto espressamente solo l’obbligo per
i Comuni di sostenere finanziariamente le
scuole per l’acquisto dei vari arredi compreso
i Crocifissi), mentre proprio quella Ordinanza
del 2004 della Corte Costituzionale retrocede
quelle norme regolamentari ricordate nel
Decreto legislativo a fonte di valore secondario
e dunque non costituzionalmente fondate perché
mai trasformate in Leggi.
Il Governo italiano si candida così a perdere
il Ricorso a Strasburgo e ad una nuova figuraccia!
Basta questo per giustificare ampiamente
il nostro voto contrario in Parlamento all’iniziativa
del Governo.
Anche a livello locale, potremmo attestarci
su questa posizione! Non saremmo costretti
a stare del tutto sul terreno scelto dagli
altri e, in più, avremmo una nostra posizione
“nazionale” e “comune” da valorizzare e da
far circolare.
Poco importa che la nostra posizione venga
bocciata in Consiglio Comunale e in Consiglio
provinciale, ma almeno possiamo attaccare
la strumentalità e infondatezza delle Mozioni
delle attuali maggioranze e di chi le ha
seguite senza alcun spirito critico.
Tatticamente questa posizione politica mi
pare efficace: affermiamo una nostra autonoma
posizione, non risultiamo subalterni. Indichiamo
gli errori di Strasburgo, ma ancora di più
quelli del Governo italiano che invitiamo
con generosità a correggere il tiro, proprio
per salvare quel modello di laicità italiana
compatibile con la valorizzazione del Crocifisso
che, nella loro foga integralistica e strumentale,
proprio le forze del centrodestra stanno
rischiando di far nuovamente bocciare.
Tutto bene, allora?
Viste le nostre difficoltà a redigere Mozioni
alternative a quelle del centrodestra, che
siano però davvero condivise dal pluralismo
interno ai nostri gruppi consiliari e al
nostro partito, il posizionamento sulla linea
Ceccanti mi pare dignitosa e opportuna.
Nell’immediato.
Potremmo osare qualcosa di più? Sì, se nei
nostri gruppi consiliari si matura al più
presto un atteggiamento flessibile, capace
di conciliare la pluralità di visioni, sensibilità
e linguaggi in “operazioni politiche” coerenti
ed efficaci.
Noi non saremo mai uguali al centrodestra
che sta insieme e sostiene posizioni solo
strumentalmente.
Ma proprio per questo la costruzione di posizioni
condivise richiede ben di più che il collage
di frasi scritte da più mani.
Ho letto le bozze delle nostre Mozioni e
le varie correzioni e integrazioni. Vanno
tutte bene, paradossalmente ogni passaggio
ha una propria logica. Ha senso sia il togliere
un passaggio, che reinserirlo.
Non basta invocare la “nostra laicità”: certo
noi che stiamo nel PD la concepiamo tutti
con un equilibrio e una misura sconosciuta
ai pasdaran delle Destre e della Lega e priva
di quell’opportunismo che sarà la cifra dei
moderati seguaci di Rutelli.
E tuttavia la nostra laicità è “plurale”
e non può essere che così. Piena dignità
ai laici credenti e ai laici non credenti:
l’approccio di partenza non può che essere
diverso. E poi ci sono tutte le sfumature
culturali e filosofiche intermedie.
Costruendo insieme una posizione, i linguaggi
diversi possono non solo coesistere ma rafforzarsi
a vicenda, diventare sintesi.
Partiamo dal Crocifisso, dalla sua interpretazione.
E’ legittima una lettura storica, culturale,
filosofica secondo le varie scuole di pensiero.
E’ legittimo legare questo simbolo cristiano
all’identità dell’Occidente, alla sua evoluzione
ma… non solo l’Occidente non è tutto cristiano,
ma soprattutto è il Cristianesimo a non identificarsi
con il solo Occidente.
Questa posizione è tanto più forte se espressa
dall’interno del Cristianesimo stesso, dall’interno
delle Chiese in Europa e nel mondo, dall’interno
della Chiesa cattolica italiana.
Questa posizione assumerà dunque un linguaggio
teologico se vogliamo dare un rigore scientifico
a posizioni interne alla comunità di chi
crede in Gesù Cristo.
Questa stessa posizione può essere letta
dall’esterno con chiavi di lettura diverse,
complementari e non necessariamente antitetiche:
filosofiche, sociologiche, storico-politiche.
Tutto questo può rientrare in una Mozione
?
Se il Crocifisso non è un arredo per “ pagani
devoti”, se il Crocifisso è un simbolo esclusivo
e specifico della nostra Tradizione e della
civiltà occidentale, se viene dunque catturato
e ridotto a “presidio identitario” come è
possibile che i primi a reagire contro questo
svuotamento evangelico e transculturale della
figura di Gesù non siano innanzitutto coloro
che credono che Egli sia il Cristo ?
Se fossi in Consiglio comunale o in Consiglio
provinciale, non so se saprei vivere il confronto
con il centrodestra senza scendere anche
su questo terreno cristologico .
E’ improprio in una sede istituzionale laica
?
Perché è invece accettabile questo paganesimo
ipocrita che fa diventare “idolo” il Crocifisso
?
Il Crocifisso è la negazione più radicale
di tutti gli idoli, di tutti gli apparati
simbolico-religiosi del potere in tutte le
sue forme seduttive, illusorie e totalitarie.
In questi giorni è uscito un bellissimo libro
di un teologo cremonese, dal titolo “ Cur
Deus Victima”.
Sant’Anselmo aveva scritto quell’opera fondamentale
intitolata “ Cur Deus Homo?” Perché Dio si
è fatto uomo?
La domanda oggi è: perché Dio si è fatto
Vittima ? Vittima innocente, condannato a
morte, crocifisso con altri crocifissi ?
Perché si è messo dalla parte degli sconfitti,
dei poveri, di chi soffre ingiustizie, discriminazioni,
esclusioni ?
La sua incarnazione: farsi pienamente uomo
e come uomo, vittima .
Siamo di fronte ad un ripensamento della
cristologia a partire dalla prospettiva delle
vittime : i crocifissi della storia sono
“ luogo teologico”.
Troppo spesso la Salvezza è stata intesa
ellenisticamente come liberazione dalla finitudine,
dalla paura della morte.
In questa prospettiva torna a contare il
Regno di Dio nella storia, la liberazione
e il riscatto degli ultimi che è già dentro
la nostra storia umana perché Gesù il vivente
propone una prassi che risuscita le vittime.
Gesù non trasmette solo una dottrina ma una
speranza.
La sequela di Gesù comporta condividere già
oggi la logica delle Beatitudini, condividere
già oggi la prassi profetica di Gesù come
difesa del Dio vero che sceglie gli ultimi
e le vittime.
Questa scelta radicale è nella storia: questo
seme è già attivo oggi, non viene rinviato
a domani. Stare dalla parte delle vittime
non perché servano sacrifici assurdi e inutili
per un Dio che si fa uomo e soffre della
stessa impotenza dell’uomo a impedire il
dolore e lo strazio della morte di tante
vittime innocenti.. ..
Ma allora quel Crocifisso appeso al muro
non è più il simbolo dell’Occidente ma di
tutte le sue vittime. Non è più solo il simbolo
di quel fatto storico, avvenuto duemila anni
fa a Gerusalemme , la messa a morte con irrisione
di Gesù, ma il simbolo di tutte le vittime
in Medioriente.
E le vittime dei campi di concentramento
nazisti, dei Gulag sovietici, di quelli cinesi,
di quelli delle dittature in America Latina,
delle guerre etniche nei Balcani e di quelle
neocoloniali in Africa.
Le vittime della fame, muore un bambino ogni
16 secondi, perché il cibo esiste in abbondanza
su un pianeta che gestisce le risorse in
modo “ strutturalmente” ingiusto.
Le vittime delle carestie e dei disastri
ambientali che provocano milioni di persone
in fuga e in cerca di asilo.
Le vittime dei barconi pieni di immigrati
che muoiono in mare, oppure ignorati, spesso
respinti indietro nei campi del Nord Africa
dove vengono picchiati, violentati senza
alcun rispetto di quelle Convenzioni internazionali
che, pur con tutti i limiti, scrivono parole
di civiltà e proclamano diritti dei bambini,
delle madri, dei richiedenti asilo e questi
sì, sono la costruzione dei principi più
alti di quell’Occidente che, accogliendo
l’insegnamento di Cristo, si è umanizzato.
Sì, mettiamo il Crocifisso nelle sedi istituzionali
e contemporaneamente votiamo per coerenza
e decenza le seguenti Mozioni o ordini del
giorno:
Per lo stanziamento in Finanziaria dello
0,7% del Pil per l’aiuto pubblico allo sviluppo
in progetti di cooperazione con i Paesi poveri.
Nel caso il Governo disattendesse questa
richiesta, il Comune e la Provincia dovrebbero
stanziare una quota equivalente del proprio
bilancio a favore della maternità e dell’infanzia
nelle aree più arretrate e sfortunate del
pianeta.
Per la richiesta al Parlamento e al Governo
italiano di provvedere ad una nuova legge
sulla cancellazione del debito dei Paesi
poveri, riscrivendo e rifinanziando con eguali
importi la Legge approvata in occasione del
Giubileo del 2000.
Per la richiesta al Governo e ai Ministri
interessati di raddoppiare i finanziamenti
a sostegno del processo di integrazione dei
nuovi immigrati da destinare agli Enti locali
Per il sostegno anche finanziario ai progetti
degli Enti locali per la Pace, in particolare
rivolti alle scuole
Per un rilancio dell’edilizia residenziale
pubblica, a ciò destinando la maggior parte
delle disponibilità finanziarie della Regione
Lombardia, favorendo le giovani coppie, le
famiglie a basso reddito e predisponendo
nuove soluzioni abitative più adatte all’invecchiamento
di quella popolazione che può ancora evitare
il ricovero e magari condividere l’utilizzo
di badanti.
Prevedere misure straordinarie di sostegno,
aggiuntive rispetto a quelle previste dalla
passata Amministrazione, per lavoratori cassaintegrati
o licenziati e per le loro famiglie, figli
in testa.
………e così via… dovremmo portare nelle aule
consiliari un …ciclone di proposte sociali
giuste e rilevanti!
Ma il problema iniziale rimane, nella sua
semplicità, indipendentemente dalle strumentalizzazioni
del centrodestra:
INSOMMA, IL CROCIFISSO SI’ O NO ?
Se diciamo sì, ma non con le motivazioni
del centro destra perché sbagliate e razziste,
dobbiamo poi essere conseguenti e predisporre
una Proposta di Legge con i nuovi contenuti,
i nuovi significati e le nuove motivazioni.
Possiamo dire che le cose possono rimanere
così come sono, tranne che per il Ricorso
alla Corte di Strasburgo adottando le correzioni
avanzate da Ceccanti ?
Comunque sia, mi pare opportuno che si delinei
una posizione nazionale del PD, certo aperta,
in divenire, ma con un orientamento di fondo
Io ad esempio sarei favorevole a portare
avanti quel modello di laicità ispirato alla
Legge bavarese, accompagnato ovviamente da
una offensiva culturale e persino pedagogica
che dia una interpretazione nuova e solidaristica,
cosmopolitica più che universalistica, al
simbolo del crocifisso da appendere alle
pareti scolastiche,
Mettendo in minoranza dentro di me quella
lettura più radicale del cristianesimo che
è quella che più amo, sapendo nel fondo della
mia coscienza che Cristo tollera a mala pena
le stupidate che stiamo dicendo e che ci
fanno dire in questa farsa italiana che purtroppo
colpisce le persone più sprovvedute, e mettendo
in minoranza un idea di laicità che non è
la neutralità francese ma non è nemmeno l’irrisolta
ed eterna “questione romana” per cui la Chiesa
cattolica in Italia comporta sempre una “sovranità
limitata” per la politica e, in particolare,
per il cattolicesimo democratico.
Qui è la chiave della mia posizione: ripartire
dalla consapevolezza che la religione e l’ispirazione
religiosa è fondamentale nell’animare una
politica capace di vero cambiamento, anche
perché le forme recenti della secolarizzazione
sono entrate in crisi; che il cristianesimo
in Italia e in Europa sia indispensabile
come motore culturale, etico e sociale del
difficile e decisivo processo di integrazione
dei nuovi immigrati; che in particolare in
Italia sia aperto un laboratorio strategico
per il cattolicesimo del futuro; che il Partito
Democratico sia l’esperimento principale
per dislocare più in avanti un progetto di
società e di convivenza ispirati al cristianesimo,
ai nuovi umanesimi sociali e ambientali e
agli apporti multietnici; per tutte queste
ragioni il modello della neutralità francese
cristallizza le posizioni, mentre da noi
c’è bisogno di rimettere in movimento tradizioni,
appartenenze e prospettive.
Questo però significa che soprattutto la
cultura del cattolicesimo democratico debba
“pensare” questo percorso.
Non mi sento oggi di andare oltre.
Per concludere vorrei avanzare alcuni suggerimento
per il nostro metodo di lavoro locale. Ho
parlato all’inizio di “costruzione” delle
nostre posizioni, soprattutto da parte dei
gruppi consiliari.
Ho sottolineato che non dobbiamo stare al
gioco dell’avversario. Anche se scrivessimo
parole eccezionali nelle nostre Mozioni,
ce le boccerebbero con la forza dei numeri
e sarebbero “perle” perse . Più importante
è decidere che gioco vuoi giocare, quale
mossa vuoi fare o per metterli in contraddizione
o per avere poi all’esterno una tua posizione
coerente da valorizzare e far condividere.
In questo caso, alcune mosse le farei precedere
allo scontro in Consiglio. Per esempio nostre
delegazioni dei gruppi consiliari potrebbero
incontrare la Autorità scolastiche per capire
qual è secondo loro la situazione locale
e provinciale. C’è latente una guerra di
religione, c’è da parte loro la capacità
pragmatica di gestire le eventuali diversità,
senza umiliare le minoranze.
Sarebbe opportuno poi incontrare il Presidente
diocesano dell’Azione Cattolica e di altre
Associazioni laiche di ispirazione cristiana
per condividere con loro nostre preoccupazioni
sulle strumentalizzazioni in atto oppure
per registrare distanze.
Sarebbe bello che fosse possibile un incontro
con il Vescovo per raccontargli l’autenticità
del nostro travaglio e perché si faccia carico
presso la CEI della Lombardia e quella nazionale
della nostra analisi sulla campagna “ pagana”
in corso.
Se questa richiesta di incontro risultasse
o ingenua o troppo astutamente strumentale,
non vedrei nulla di male che i nostri Consiglieri,
quelli che se la sentono, si incontrassero
riservatamente con i Parroci dei territori
di loro elezione.
Dulcis in fundo. Non trascurerei di incontrare
i rappresentanti del Centro islamico e i
rappresentanti di altre minoranze religiose.
Con questo percorso, con questo dialogo diffuso
e pluralistico, i nostri gruppi potrebbero
affrontare lo scontro nei Consigli sempre
da minoranza numerica ma finalmente da maggioranza
morale.
Marco Pezzoni
 
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