15 Settembre, 2002
Laboratorio donne del PD Cremonese
Significativi documenti sulla parità di genere, sul lavoro e sulle selezioni dei candidati alle Regionali
L A B O R A T O R I O D O N N E
Il contesto che fa da sfondo alla nascita
e alla crescita del Partito Democratico è
drammaticamente noto: si tratta di una serie
di “fatti” che succedono quotidianamente
e che, a nostro avviso, devono essere presi
in considerazione e analizzati da un partito
che ha l'ambizione di intervenire sulla realtà
per modificarla, al fine di concorrere alla
realizzazione della società tratteggiata
nella nostra Carta costituzionale.
Per tutti i giovani ed in particolare per
le donne: il lavoro è un diritto negato (*).
Questo è il primo “fatto”. La Costituzione
prevede, come è noto, all’art.1 che l’Italia
è una repubblica fondata sul lavoro.
Accanto a questo molti sono i “fatti” che
accadono alle donne e che possono essere
succintamente elencati, (non dimenticando
che dietro ogni singolo evento può esserci
una ricaduta che segna profondamente il corso
di una vita o di un'intera famiglia).
Ecco l'elenco sul quale tutte concordiamo:
- inaudito rigurgito di violenza maschile
nei confronti delle donne (che per dovere
di cronaca si impone al primo posto);
- attacco alla tutela della maternità, all'autodeterminazione
nella procreazione assistita e nell'interruzione
della gravidanza (ultimo episodio quello
della pillola RU486);
- disparità salariali (denunciate dalle consigliere
di parità);
- le italiane tra le ultime in Europa per
la presenza nel mondo del lavoro nonostante
recenti statistiche le vedano prime nel rendimento
scolastico;
- le donne in maggioranza tra i precari;
- carico invariato (se non superiore) nella
cura di bambini, anziani e della famiglia;
- sottorappresentazione nella politica e
nelle istituzioni;
- riproposizione di modelli femminili in
ruoli subalterni che portano alla mercificazione
del corpo femminile;
- più povere tra i poveri;
- pochi servizi di supporto alla conciliazione
tra i tempi di vita, di lavoro e di cura.
Elenco breve, ma sufficientemente intenso
per poter azzardare che forse tra questi
“fatti” esistono relazioni.
Non può essere casuale che alle donne siano
riservati tali primati.
La spiegazione più immediata, ma decisamente
insufficiente, è che esiste una sottocultura
che fa da collante a tutto ciò.
Occorre indagare, analizzare, proporre, capire
perché una condizione che solo una decina
d'anni fa sembrava sconfitta è ricomparsa
con una drammaticità così preoccupante.
Tra i frammenti d'analisi che il partito
fa della situazione odierna c'è la crisi
della democrazia.
Crediamo che sia un'indicazione calzante
per descrivere gli effetti dell'attuale condizione.
Infatti le esperienze che le donne attraversano
nelle situazioni sopraindicate producono
soggetti deboli, ripiegati su se stessi,
impegnati a sopravvivere. Non possiamo sperare,
contare su un'automatica ribellione. La debolezza
non è fonte d'energia. Qui noi individuiamo
un vuoto di democrazia.
Le vicende estive del Presidente del Consiglio
hanno messo in evidenza il nostro silenzio.
A volte il silenzio è una scelta più potente
dell'inutile chiacchiericcio. È uno stile.
Ma non questa volta. In questo silenzio noi
abbiamo sentito un'assenza pesante di un
luogo dove confrontarci, solidarizzare, prendere
posizione. Insomma abbiamo sentito l'assenza
del partito. Anche qui un vuoto di democrazia.
La proposta politica che il nuovo segretario
sta facendo, cioè che il PD deve essere capace
di creare un'alternativa per il Paese, non
può vedere assenti proposte capaci di ridare
dignità ai soggetti più deboli, quindi anche
alle donne.
Le regole interne al partito che garantiscono
la parità di genere sono un passaggio importante.
Vanno presidiate e difese nonostante le difficoltà
oggettive. Ma ciò non è sufficiente. Anzi,
se non gestite bene le regole potrebbero
dar luogo ad equivoci. Come, ad esempio,
credere che una donna in quanto tale rappresenti
il pensiero di tutte le donne.
Non è così. Non lo è mai stato e, a maggior
ragione, in questo periodo storico. Infatti
il nodo che il PD dovrà affrontare è quello
con le nuove generazioni. Un nodo difficile,
visto che i giovani e ancor di più le donne,
anche quelle consapevoli, quelle che hanno
animato le ultime manifestazioni, non si
riconoscono nei partiti.
Già questo documento, sappiamo, rischia di
non parlare alle giovani. Può essere che
laddove noi troviamo relazioni tra i diversi
aspetti che caratterizzano la condizione
femminile, le giovani non le colgano. Questo,
a nostro avviso, non è riconducibile ad inesperienza,
né tanto meno a superficialità, ma ad una
diversa visione del mondo, ad un diverso
linguaggio che crea scenari diversi, quindi
comportamenti diversi.
E noi per esserci, per incidere, dovremmo
saperli cogliere.
Noi qui a Cremona? Utopistico? Certo molto
difficile.
La consapevolezza, l'indicazione agli organi
dirigenti, però, può essere un primo passo.
Un secondo può essere quello di conquistarci
un luogo riconosciuto dove ascoltarci, dove
capire con quali nuovi modi vengono indicati
i problemi e, magari partendo proprio dalla
vecchia ma significativa parola “solitudine”
(pronunciata da Alessia nell'ultima riunione)
possiamo re-incontrarci per progettare percorsi
politici che vedano la solidarietà di cui
le donne sono capaci (nonostante tante innegabili
contraddizioni) come relazione politica fondante.
Il luogo di confronto che rivendichiamo dovrebbe,
quindi, essere un osservatorio che ci proietta
nella società in relazione con la vita e
con i problemi delle donne e un laboratorio
che trasforma le idee in progetti politici.
Vediamo inoltre quale potrebbe essere il
ruolo del nostro Laboratorio nei confronti
del rinnovamento del Partito Democratico.
Noi pensiamo che il rinnovamento del Partito
non si misuri solo dall’età anagrafica di
chi fa politica (anche se il PD ha un estremo
bisogno di giovani donne e giovani uomini),
ma sia soprattutto un diverso agire politico
che si basi anche:
- sulle continue relazioni con gli elettori,
i cittadini e la società civile organizzata;
- sulla necessità di vivere il confronto
quale elemento di crescita e non di contrapposizione
e di negazione dell’altro;
- sul coinvolgimento teso a creare consenso;
- sull’elaborazione di gruppo;
- sulla libertà di esprimere il proprio pensiero
anche quando questo confligge con il pensiero
corrente nel partito;
- sul riprendere i temi dei diritti civili
che fanno la differenza e che ci appartengono;
- sulla trasparenza e sul rigore, liberandoci
dalla ossessione che qualsiasi scelta debba
essere vagliata alla luce di quanti voti
porta al partito;
e su questo agire politico le donne hanno
molto da dire.
Il PD ha ormai acquisito nel suo DNA il principio
della “parità di genere”, che riconosce nei
suoi documenti e nei suoi regolamenti, finalizzati
sia alla formazione degli organi di gestione
e direzione del partito, sia alla composizione
delle liste per l’elezione alle varie cariche
elettive.
Se ci guardiamo attorno notiamo, però, che
pochissime sono le donne sindaco o assessore
nei Comuni della provincia e notiamo inoltre
che mai sono state proposte donne per la
carica di Consigliere Regionale, Presidente
della Provincia o Sindaco del Comune capoluogo.
Non si rispettano principi di parità nemmeno
nelle cariche degli organismi di secondo
livello dove nomi di donna non vengono mai
proposti.
Il motivo di tale situazione è dato:
- dallo scarso valore che si attribuisce
alla presenza femminile nelle istituzioni,
che assurdamente non viene vista come rinnovamento,
- dalla mancanza di donne che aspirano ad
entrare nelle Istituzioni e dal fatto che
quelle che già ci sono non pretendono, al
pari degli uomini, ruoli di primo piano;
queste ultime, infatti, vivono il loro ruolo
più come servizio che come promozione personale.
Convinte come siamo che il rinnovamento nel
partito e nelle istituzioni passerà solo
se aumenterà, a tutti i livelli, anche la
presenza femminile, pensiamo che sia necessario
che il Laboratorio delle Donne del PD abbia
anche una funzione:
- di controllo e proposta sulle scelte che
portano ad individuare gli amministratori
negli Enti di primo e di secondo livello,
- di formazione nei confronti delle donne,
per aumentare la loro presenza attiva all’interno
del partito e delle istituzioni
A tal proposito pensiamo che sia importante
che il Laboratorio si ponga come obiettivo
un forte collegamento fra giovani e meno
giovani generazioni di donne. Dalle giovani
ci si aspetta una naturale discontinuità
e la radicalità e freschezza tipiche della
giovane età.
Come per ogni attività, però, anche in politica
non ci si può improvvisare.
Siamo convinte che sia sciocco bruciare le
energie e le passioni delle giovani iscritte,
lasciandole sole senza il necessario supporto
formativo. Per questa ragione il collegamento
generazionale diventa importante; lo è per
le giovani e lo è anche per la necessità
di passare il testimone e non disperdere
il patrimonio di esperienze, di conoscenze
e di relazioni di chi da tempo è in politica.
Concita De Gregorio dice che “se nel paese
vince la cultura dei “vincenti” le donne
perderanno. Perché le donne non fanno la
guerra, in genere. La guerra è una perdita
di tempo e loro hanno altro da fare”.
E noi aggiungiamo: questo è vero anche nel
PD.
Allegati:
• (*) Un approfondimento sul tema del lavoro
• Sulla selezione delle candidature al Consiglio
regionale
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1° CONTRIBUTO
LABORATORIO DONNE
APPROFONDIMENTO SUL TEMA DEL LAVORO
Ci riferiamo in particolare a tutte le problematiche
che riguardano il “mondo delle donne” che,
spesso e volentieri, sono taciute dai media.
Riconoscendo nella donna quel particolare
fulcro della società sul quale poggiano quasi
tutte le relazioni familiari (e non solo
domestiche), ci rendiamo conto che un partito,
quale il PD, possa e debba dare voce e seguito
ai bisogni reali delle donne.
Se infatti la società di oggi fatica a garantire
quelle tutele minime cui ogni persona dovrebbe
avere diritto (salute, lavoro, istruzione,
pensione….), è innegabile che proprio dalla
tutela della donna e del suo insostituibile
ruolo possa ripartire una vera ripresa, non
solo economica, ma anche sociale e culturale.
Questa ripresa non può prescindere dal nodo
che attanaglia oggi l’Italia: la mancanza
di lavoro.
Il problema dell’occupazione, infatti, ha
indebolito e continua ad indebolire la fascia
femminile della popolazione già pesantemente
penalizzata.
Basta riportare alcune realtà ben note ma
mai affrontate dalle istituzioni:
- l’accesso al lavoro, poiché una donna è
vista come limitante
- il licenziamento/mancato rinnovo contrattuale
con l’avvento di un figlio
- la disparità salariale
- la forte incidenza di donne precarie e
del tasso di risorse umane (in termini di
istruzione) non utilizzato
- la mancanza di incentivazione al part-time
- la mancanza di sevizi per l’infanzia e
di ammortizzatori sociali nella gestione
del carico familiare della donna
- il basso tasso di occupazione (dove l’Italia
è ultima in Europa)
- il costante basso tasso di fecondità (dove
l’Italia è l’ultima in Europa insieme a Spagna
e Grecia, senza dimenticare che, sempre insieme
alla Spagna, l’Italia ha la più alta età
media al parto (31,5 anni) - fonte ISTAT))
- la disparità reale nell’avanzamento di
carriera (c.d. soffitto di cristallo)
- lo svantaggio pensionistico dovuto alle
interruzioni di carriera
- etc…
Da questo punto di vista è possibile affermare
che si debba ripartire dal lavoro e dalla
possibilità di consentire alla donna di lavorare.
Un cambiamento politico (ma anche culturale)
siffatto potrà garantire il riconoscimento
di quei valori e diritti della persona che
ancora non vengono riconosciuti alla donna
in particolare. In questo senso occorre che
il PD diventi luogo di confronto e scambio,
soprattutto tra le generazioni, affinché
le donne trovino un modo concreto di “portare
avanti” un progetto di tutela e sviluppo
del loro ruolo e delle loro aspettative (anche
in riferimento all’art.25 Statuto).
2° CONTRIBUTO
LABORATORIO DONNE
SULLA SELEZIONE DELLE CANDIDATURE AL CONSIGLIO
REGIONALE
Crediamo nel progetto del PD e abbiamo contribuito
sin dalla sua nascita a costruirlo portandovi
l’esperienza, le competenze e la passione
delle donne. Siamo convinte che valorizzare
la presenza delle donne significa dare più
dignità alla politica e più forza al PD.
La politica per noi è occuparsi dei problemi
concreti, capacità di ascolto, di lettura
dei cambiamenti sociali, strumento per creare
una società più eguale e più giusta, impegno
civile per realizzare più uguaglianza, più
libertà, più solidarietà
Consideriamo di grande importanza la novità
che ha contrassegnato la nascita del PD:
la regola statutaria della presenza del 50%
di donne nelle assemblee e negli organismi
dirigenti ed esecutivi. L’esperienza ci dice
però che questo da solo non basta, che dobbiamo
dotarci anche di altri strumenti per rendere
effettivo quell’obiettivo. Il fatto che le
donne elette al Parlamento europeo, a quello
italiano e alle amministrative siano ancora
troppo poche, ci impone di andare oltre per
superare quello che è ormai considerato da
tutti un gap nella democrazia del nostro
Paese. Perciò diciamo no a un certo uso strumentale
del 50% che esclude parte della classe dirigente
femminile e tiene conto più delle fedeltà
che del merito. Devono essere il merito e
le competenze, che le donne vantano in abbondanza,
gli unici criteri di selezione nel Partito
democratico.
Nell’imminenza delle elezioni regionali,
il PD cremonese è attualmente impegnato nella
selezione di due candidature al Consiglio
regionale che dovranno naturalmente rispettare
la parità di genere.
Qualora la selezione dovesse avvenire tramite
consultazione primaria, chiediamo che il
regolamento preveda preferenza unica, in
modo da evitare cordate strumentali di cui
sopra. Inoltre, per rispettare la parità
di genere chiediamo che siano considerati
vincitori il primo eletto e la prima eletta.
Documenti delle Donne del PD Cremona
Cremona 22 gennaio 2010
 
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