15 Settembre, 2002
La Tecnica della Scuola: Riforma epocale?
Dieci domande in attesa di chiarimenti di Anna Maria Bellesia
La Tecnica della Scuola: Riforma epocale?
Dieci domande in attesa di chiarimenti di
Anna Maria Bellesia
La riforma è stata avviata sulla base di
Regolamenti che ad oggi non solo non costituiscono
una norma in vigore, ma sono dei documenti
fantasma. Le notizie certe sono poche, gli
interrogativi molti: riguardano aspetti gestionali,
organizzativi, didattici, e perfino caratterizzanti
del percorso stesso (è il caso dei professionali).
Ecco alcune domande in attesa di chiarimenti.
Ad un mese e mezzo dalla scadenza per le
iscrizioni (il cui termine è stato prorogato
due volte per consentire una puntuale informazione)
il mondo scolastico ha a disposizione soltanto
la tabella di confluenza dei percorsi, i
profili in uscita e i quadri orario, i comunicati
stampa del ministro e qualche scheda curata
dall’Ansas.
La riforma è stata avviata sulla base di
Regolamenti che ad oggi non solo non costituiscono
una norma in vigore, ma sono dei documenti
fantasma.
Le notizie certe sono poche, gli interrogativi
una montagna. Riguardano aspetti gestionali,
organizzativi, didattici, e perfino caratterizzanti
del percorso stesso (è il caso dei professionali).
Chi di competenza aiuti le scuole a darsi
un orientamento per poter essere in grado
di orientare l’utenza e attuare la riforma.
Ecco alcune domande in attesa di chiarimenti.
1. Se i percorsi formativi dovranno essere
volti al perseguimento di risultati di apprendimento
declinati in conoscenze, abilità e competenze,
anche in coerenza con le Raccomandazioni
U.E., gli insegnanti saranno pronti e adeguatamente
formati il prossimo settembre ad innovare
il loro metodo di insegnamento secondo la
nuova prospettiva?
2. Se l’utilizzo diffuso dei laboratori a
fini didattici è considerato lo strumento
essenziale per un insegnamento efficace ed
attraente per gli studenti, gli insegnanti
saranno pronti e adeguatamente formati per
fare del laboratorio l’ambiente ordinario
del fare scuola?
3. E le scuole avranno una dotazione strumentale
ed ambienti idonei per creare le condizioni
di queste nuove opportunità di apprendimento?
4. Riusciranno le istituzioni scolastiche
a gestire autonomia e flessibilità, e a raggiungere
gli obiettivi previsti, non solo in mancanza
di un organico funzionale, ma con organici
sempre più ristretti a causa della riduzione
delle cattedre esistenti?
5. Quante scuole troveranno il modo, a costo
zero, di avvalersi di esperti del mondo del
lavoro, delle professioni e della ricerca
scientifica e tecnologica attivando i nuovi
modelli organizzativi di progettazione didattica
(Comitato tecnico scientifico e dipartimenti)?
6. Come saranno articolate le cattedre in
assenza, al momento, della revisione delle
classi di concorso?
7. Se la partenza dei nuovi ordinamenti è
fissata solo dalle classi prime classi, in
base a quali criteri il Mef taglierà le ore
nelle classi successive, scontrandosi col
diritto degli studenti alla continuità del
percorso intrapreso?
8. Su quali basi agli studenti che intendono
cambiare percorso sono riconosciuti e certificati
i crediti maturati per facilitare i passaggi
ed ostacolare la dispersione?
9. Come realizzare, per i professionali,
un’offerta coordinata con la formazione regionale
e rilasciare qualifiche in regime di sussidiaretà
se mancano del tutto le intese con le regioni?
10. E come utilizzare gli ampi spazi di flessibilità
(distinti da quelli dell’autonomia), previsti
nei professionali fin dal primo biennio,
per corrispondere alle esigenze del territorio,
in mancanza di indicazioni certe, e a volte
perfino confuse?
Fonte: Informa Email n 6 del 12-2-10 FLC
CGIL Cremona
 
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