15 Settembre, 2002
Corada: questa non é demagogia, é pura irresponsabilità
A proposito delle promesse di Berlusconi di togliere l'ICI sulla prima casa
Cremona, 4 aprile 2006
Alle redazioni in indirizzo
Ieri sera il presidente Berlusconi ha promesso l'abolizione, se vincerà, dell'ICI sulla prima casa. Ne sarei contento, come Sindaco e come proprietario della casa dove abito.
Aggiungo però che, in un Paese serio, chi fa una simile promessa dovrebbe dire anche quale tassa aumenterà o se ne metterà una nuova (o, più probabilmente, se la imporrà ai Comuni) o comunque che cosa farà per permettere ai Comuni, in mancanza delle entrate derivate dall'ICI, di esercitare almeno le loro funzioni essenziali.
L'imposta sugli immobili, nel suo complesso nazionale, vale il 75% delle entrate comunali. Se l'abolizione proposta da Berlusconi riguardasse solo le prime case, gli introiti dei bilanci comunali scenderebbero in media del 25-30%
A Cremona l'ICI sulla prima casa (dati 2005) dà un gettito di circa 5 milioni di euro all'anno mentre l’ICI complessiva ammonta a circa 17 milioni di euro. L’ICI sulla prima casa incide dunque per circa il 29% sull’ICI complessiva.
Sulle entrate generali del Comune (esclusi i contributi da Stato, Regione e Provincia) l’ICI complessiva incide per circa il 41% mentre la sola ICI per la prima casa (abitazione principale) incide per circa il 12%.
Bene. L'alternativa é: o il presidente del Consiglio dà al Comune la possibilità di introitare in altro modo quei 5 milioni di euro (e ci deve dire come), oppure abbiamo a disposizione poche altre scelte.
Potremmo chiudere gli asili nido ed i servizi per l’infanzia (costo annuo 3.800.000 euro); oppure potremmo tagliare l’assistenza scolastica (diritto allo studio, trasporto scolastico e refezione: per la quale spendiamo 3.169.647 euro) o l’assistenza agli anziani, per la quale il Comune spende circa 1.600.000 euro. Per non parlare dei tagli che dovremmo fare alla spesa, già largamente insufficiente, per sistemare le tante malconce strade ed i marciapiedi. O per mettere a norma le scuole e gli edifici comunali.
In conclusione: o nuovi fondi ai Comuni dallo Stato; o tagli a servizi essenziali (c’è l’imbarazzo della scelta).
Spero che nessuno si azzardi a dire che si potrebbero tagliare le spese “superflue”. Come già più volte ho dimostrato, cifre alla mano, il Comune di Cremona non ne ha; ma se anche si volessero tagliare spese non certo superflue ma importanti per il vivere civile e la qualità della vita (cultura, turismo ecc) le cifre sarebbero largamente inferiori al mancato introito dell’ICI.
Insomma, capisco la campagna elettorale, ma qui si sta parlando della vita delle persone in carne ed ossa, e dei servizi essenziali per le famiglie, specialmente per quelle più deboli. Ipotizzare misure di questo tipo senza indicare alternative concrete non é nemmeno demagogia, ma pura irresponsabilità.
Gian Carlo Corada
Sindaco di Cremona
 
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