15 Settembre, 2002
Gli auguri e l'ottimismo (....ma che c'avrà da ride?!)
L'ottimismo è di prammatica quando inizia un anno nuovo, ma il fatto stesso che ci si preoccupi di farsi gli auguri indica che è meglio non dar nulla per scontato. Eppure il Presidente del Consiglio considera l'ottimismo un dovere per chi governa
Gli auguri e l'ottimismo (...ma che c'avrà da ride?!)
di Barbaroux (da lavoce.info)
L'ottimismo è di prammatica quando inizia un anno nuovo, ma il fatto stesso che ci si preoccupi di farsi gli auguri indica che è meglio non dar nulla per scontato. Eppure il Presidente del Consiglio dei Ministri considera l'ottimismo un dovere per chi governa in una situazione difficile.
Certo l'ottimismo per il futuro sarebbe inevitabile se peggio di cosi' non potesse andare (ma non è il caso, l'Italia stenta e ristagna ma non è in recessione). E certo essere pessimisti non servirebbe a nulla, se non a rovinarsi la vita. Stufa chi grida sempre al lupo, come le associazioni dei consumatori, e anche chi fa dell'opposizione un mestiere permanente basato su fatalismo riduttivo e utopia.
Ma serve davvero concretamente a qualcosa l’ottimismo, per esempio ad evitare il calo di "fiducia, consumi, crescita e lavoro"? Uno dei primi pezzi pubblicati su lavoce.info, lo metteva in dubbio. L’esperienza del resto dell’anno, con progressivi cali di fiducia e molto ritardate revisioni del tasso atteso di crescita del PIL, conferma nei fatti che l'ottimismo a tutti i costi non paga.
L’ostinato e ostentato ottimismo danneggia l’informazione in modo diverso da quello di un giornale che deforma o nasconde informazioni rilevanti per i suoi proprietari, o in base ai loro interessi modula i commenti editoriali vendendo un atteggiamento critico o favorevole a questo o quel governo. L’informazione distorta è pur sempre informazione, e un lettore avvertito della fonte può (superando lo schermo di titoli e paginazione) trovare anche sui giornali degli Agnelli, De Benedetti, e quant’altri notizia di possibili mosse di Colaninno sulla Fiat. Sarebbe ingenuo aspettarsi dai giornali commenti non distorti sugli interessi economici dei proprietari. Ma si può sempre tentare (magari invano) di filtrare le notizie. Se un certo giornale esprime preoccupazione per qualche evento o possibile misura di politica economica, può voler dire che i suoi proprietari ne saranno danneggiati: è utile saperlo, basta cercare comunque (magari invano) di pensare con la propria testa.
Ma se il Governo sistematicamente elimina informazione dalle previsioni in nome dell’ottimismo, il pubblico non può che reagire con pessimismo. Solo un’informazione corretta e trasparente può dare fiducia e credibilità. La trasparenza può non piacere all’Autorità garante della privacy ma piace alle economie di mercato, perché solo capendo bene che cosa è offerto in vendita vien veramente voglia di comprare.
In politica, trasparenza vuol anche dire ammettere che non tutto va bene, che i provvedimenti di politica economica possono legittimamente incontrare l’opposizione di chi ne è danneggiato, che i problemi sono seri e le soluzioni difficili, e che solo ragionamenti chiari e trasparenti possono generare fiducia e dare credibilità.
Auguriamoci Buon Anno, un anno di dibattito politico vero.
 
|