15 Settembre, 2002
Malagnino – luogo di “villeggiatura”
Ma fu Malagnino a dare i natali ad Andrea Amati (1505-1578)
Malagnino – luogo di “villeggiatura”
Sembra davvero fortunata la posizione di questo piccolo
comune, fin dai tempi dei romani; si trova lungo la via Postumia, sulla
direttrice che collegava Genova al Veneto, nei pressi di altre due vie che
partivano dalla vicina Cremona, la Brixiensis e la Mediolanensis. Ma
la vicinanza ad un capoluogo può vanificare i vantaggi che, solo ad una mezza
giornata di cammino di cavalli più avanti, potrebbero derivare dalla
traiettoria delle principali vie di comunicazioni; così “attaccato” alla città,
a Malagnino tante ricchezze forse transitavano soltanto.
Questa vicinanza si era rivelata una “fortuna” per un altro
aspetto del rapporto città-campagna. Molte famiglie della nobiltà e della ricca
borghesia lasciavano volentieri i loro bei palazzi nel centro di Cremona per passare il periodo
estivo nelle residenze immerse nei campi. La permanenza serviva senz’altro anche
al controllo dell’andamento dei lavori agricoli; ma possiamo immaginare che per
molti membri delle famiglie la “villeggiatura” fosse una sorta di status
symbol, elemento di un modo di vivere agiato. Lo dimostrano molte ville che,
anche quando inserite in complessi rurali funzionali alla produzione agricola,
nelle forme ingentilite e spesso negli interni elaborati se non proprio
sfarzosi, si adeguano più al bisogno di agio. Sorgevano numerose tra il ‘600 e
l’800. Molte di queste residenze hanno subito irrimediabili trasformazioni nel
corso dell’ultimo secolo, a pari passo con le trasformazioni delle strutture
produttive della “fabbrica contadina” che era la cascina.
Oggi ci sono, a Ca’ de’ Marozzi il Palazzo Cavalcabò (il suo
ricercato giardino dell’inizio 900 si è però trasformato in ortaglia); Villa
Casalmalombra che dà il nome alla frazione, Villa Calciati e la Cascina Vigolo
nell’omonima frazione di Vigolo.
I “dugali” Fregalino e Delmona e tante rogge irrigano i
fertili campi attorno a Malagnino dove si coltivava un tempo anche il gelso, ma
in quantità, ieri come oggi, foraggi, frumento e granoturco, per sostenere
un’attività zootecnica sviluppata. Il 900 vide anche il sorgere dell’impresa
industriale forse più diffusa nei centri rurali sorti nelle vicinanze di
cospicui (e redditizi) banchi di argilla: una fornace per la produzione di
mattoni e di tegole. La trasformazione delle tecniche costruttive e delle
esigenze abitative ne decretò la scomparsa.
Se la storia per secoli ha attraversato il paese di
Malagnino senza gli scossoni di eventi di grande rilievo, a cercarlo in
un’enciclopedia lo ritroveremo alla voce dei suoi cittadini più famosi: i
liutai Amati.
La
famiglia Amati
Un destino un po’ baro tocca a quei piccoli comuni che
vedono nascere personaggi famosi i cui nomi si legheranno poi ad altre città.
La “patria” del violino è Cremona, così “cremonesi” diventano gli Amati. Ma fu
Malagnino a dare i natali ad Andrea Amati (1505-1578), capostipite di una
famiglia di liutai e di una grande scuola di liuteria.
Del resto, è solo parzialmente esatto affermare che il
violino nasca a Cremona. Coraggiosi gruppi di musica “etnica” talvolta ci fanno
vedere e ascoltare ancora i “parenti poveri” di questo strumento, la sua
evoluzione nella musica da corte è ben illustrata, anche se è conosciuta soltanto
tra gli specialisti. È senz’altro corretto affermare però che tra gli artigiani
dell’Italia settentrionale i liutai cremonesi – e in testa gli Amati – abbiano
dato il contributo più consistente alla definizione di quella forma e di quella
sonorità con la quale oggi conosciamo il violino. Questo violino sì, nasce a
Cremona, nasce tra le mani di Andrea Amati.
Dalla bottega degli Amati, alla fine del 500 escono i
violini per l’orchestra della Corte di Francia; un apposito “ufficio marketing”
non avrebbe potuto studiare modo più efficace per “accreditare il marchio”
presso altre corti e altre orchestre di prestigio. Sono strumenti portati alla
perfezione non soltanto tecnica ma anche estetica, nelle finizioni, nelle
decorazioni.
Andrea Amati lavora per un certo periodo insieme ai due
figli, Antonio (1540-1638) e Girolamo (1561-1630), ai quali lascerà un’attività
ben avvita. Gli strumenti costruiti dai due figli spesso non potranno essere
distinti per “paternità”, avendo usato loro l’etichetta “Fratelli Amati”,
etichetta che era in ogni modo garanzia di qualità. All’opera fondamentale del
padre nella perfezione formale e nella diffusione commerciale, loro
aggiungeranno, grazie alla costante collaborazione con i musicisti che
l’avrebbero usato, il perfezionamento della sonorità dello strumento. Con
malcelata nostalgia aggiungiamo: beati gli Amati – e altre successive
generazioni – che trovavano ancora, nei boschi lungo il Po, i salici dai quali
ricavare piccoli ma fondamentali elementi! Ai nostri occhi profani il violino è
un “unico” oggetto. Ma quanti elementi lo compongono, ciascuno dei quali con
non trascurabili particolarità quanto ai materiali impiegati? Mentre ci
concentriamo sulla fortuna del “prodotto finito” che usciva, glorioso, dalle
porte di Cremona – non solo violini ma anche violoncelli, viole – non dobbiamo
dimenticare quel commercio florido “in entrata” che assicurava alle numerose
botteghe della città le materie prime tra cui il legname non reperibile nei
boschi padani.
L’attività dei Fratelli Amati sarà rilevata dal figlio di
Gerolamo, Nicolò (1596-1684) che resterà il principale punto di riferimento
della liuteria cremonese a livello mondiale. Il declino della dinastia è
contrassegnato dal nome di suo figlio Girolamo Francesco (1649-1740). Ma la
fama mondiale della scuola cremonese non tramonterà, grazie a due allievi di
Nicolò Amati: Antonio Stradivari e Andrea Guarneri.
La
via Postumia.
La via
Postumia è una strada romana fatta costruire nel 148 a.C. dal console romano
Postumio Albino nei territori della Gallia Cisalpina, l'odierna pianura padana,
per scopi prevalentemente militari. Congiungeva Aquileia, sede di un porto
fluviale accessibile dal Mare Adriatico, a Genova attraversando Treviso,
Vicenza, Verona, Cremona e Piacenza dove si intersecava con la via Emilia.
Attualmente alcuni tratti della via Postumia sono
percorribili come strada statale o provinciale, altri sono andati in disuso,
altri ancora sopravvivono solo nella toponomastica.
Curiosità, personaggi contemporanei.
FARINACCI, ROBERTO
(Isernia 1892 - Vimercate 1945). Politico italiano.
Interventista, tra i fondatori dei Fasci di combattimento, guidò lo squadrismo
fascista nel cremonese. Deputato dal 1921, fu segretario del Partito nazionale
fascista dal 1925 al 1926. Alla caduta del regime, nel 1943, appoggiò Mussolini
e si schierò per l'alleanza con i tedeschi. Fu fucilato dai partigiani.
La giovinezza
Figlio di un commissario di pubblica sicurezza, a otto anni
seguì la famiglia al nord, a Tortona in Piemonte prima, quindi a Cremona.
Lasciò presto la scuola per cercarsi un lavoro, che trovò all'età di 17 anni
nelle ferrovie di Cremona; sarebbe restato ferroviere per 12 anni, dove divenne
capostazione.
In seguito riuscì a conseguire in breve tempo la licenza
liceale e, grazie all'aiuto del prof. Alessandro Groppali, ricevette la laurea
in legge .
Si avvicinò giovanissimo alla politica e si occupò della
riorganizzazione del sindacato contadino socialista. Nel frattempo iniziò a
collaborare con Il Popolo d'Italia di Benito Mussolini. Subito dopo la Prima Guerra Mondiale,
alla quale partecipò come volontario, abbandonò il gruppo socialista di
Bissolati per avvicinarsi al movimento fascista. Nello stesso anno (1919) fondò
con Mussolini e altri fedelissimi i Fasci di Combattimento. E divenne un o dei
capi del fascismo cremonese e lombardo.
Giovanni Chiappani
nato a Malagnino ( Cremona) il 4 novembre 1920, proviene da
una famiglia di salariati agricoli. Egli stesso ha lavorato, prima come garzone
da muratore, poi come salariato agricolo fino all'età di 19 anni, quando venne
chiamato per il servizio militare.
Ha preso parte al ricostituito Esercito Italiano-dopo la
caduta del fascismo-partecipando alla liberazione del Paese, dai tedeschi e dai
fascisti. Dal 1947 al 1970 è stato sindacalista della Cgil Cremonese, prima
come semplice funzionario, poi dal 1959 al 1970 come segretario generale della
Cgil.
Dal 1970 al 1980 è stato Consigliere Regionale del PCI e
fino al 1985 Consigliere Provinciale e vice capogruppo consiliare del PCI. Oggi
si è ritirato a vita privata e scrive poesie dialettali.
Il Territorio
Malagnino (C.A.P. 26030) dista 7 chilometri da
Cremona, capoluogo della omonima provincia cui il comune appartiene.
Malagnino conta 1.145 abitanti (Malagninesi) e ha una
superficie di 10,8
chilometri quadrati per una densità abitativa di 106,02
abitanti per chilometro quadrato. Sorge a 43 metri sopra il livello
del mare.
Cenni anagrafici: Il comune di Malagnino ha fatto registrare
nel censimento del 1991 una popolazione pari a 1.020 abitanti. Nel censimento
del 2001 ha
fatto registrare una popolazione pari a 1.145 abitanti, mostrando quindi nel
decennio 1991 - 2001 una variazione percentuale di abitanti pari al 12,25%.
Gli abitanti sono distribuiti in 396 nuclei familiari con
una media per nucleo familiare di 2,89 componenti.
Cenni geografici: Il territorio del comune risulta compreso
tra i 37 e i 44 metri
sul livello del mare.
L'escursione altimetrica complessiva risulta essere pari a 7 metri.
Cenni occupazionali: Risultano insistere sul territorio del
comune 25 attività industriali con 268 addetti pari al 47,60% della forza
lavoro occupata, 26 attività di servizio con 123 addetti pari al 4,62% della
forza lavoro occupata, altre 35 attività di servizio con 133 addetti pari al
21,85% della forza lavoro occupata e 4 attività amministrative con 37 addetti
pari al 6,22% della forza lavoro occupata.
Risultano occupati complessivamente 563 individui, pari al
49,17% del numero complessivo di abitanti del comune.
L’Amministrazione
Il municipio è sito in Via S. Ambrogio 24, tel. 0372-58047
fax. 0372-58358. L'indirizzo
di posta elettronica è ufficicomunali@malagnino.it.
Gli Amministratori del Comune di MALAGNINO
Sindaco (eletto nel 2004): POLI GIANCARLO
La Giunta:
AGOSTI GIORGIO
SCANDOLARA ALESSANDRO
Il Consiglio:
ARCAINI MASSIMILIANO
CONCA LUIGI
DONINI SIMONA
DUCHI VINCENZO
FANTONI MARTA
GERVASI SERGIO
PAGLIARI ANNA
PESCI LUCIA
QUINZANI FEDERICA
SARZI MARTA
La discarica di Malagnino.
L’impianto di smaltimento di rifiuti non pericolosi (la
discarica di Malagnino) è stato realizzato da Aem mediante interventi che
consentono di giungere allo stoccaggio definitivo dei rifiuti in piena
sicurezza e senza danni all’ambiente. Per minimizzare l’impatto olfattivo ed
altri eventuali fastidi ai cittadini, l’azienda
provvede alla copertura provvisoria . L’area interessata allo stoccaggio
occupa una superficie di circa 90.000 mq cui vanno aggiunti altri 50.000 mq per
le infrastrutture tecnologiche (raccolta del biogas, produzione di elettricità
e percolato, stazione di pesatura, impianto di lavaggio per automezzi in
uscita, accatastamento degli inerti di copertura, ecc.). La capacità di
discarica, nella configurazione attuale, corrisponde ad un volumetria utile di
850.000 mc.
Dal 2001 le certificazioni ottenute da Aem in conformità
alla norma ISO 14001 (gestione ambientale) sono state due: discarica di
Malagnino e depuratore di Cremona. Inoltre, dal 1999, il laboratorio di analisi
AEM è accreditato per la qualità in conformità alle norme vigenti in materia
(ISO17025).
Nel 2004 è stata ottenuta la registrazione EMAS
del sito. La dichiarazione ambientale EMAS è disponibile nella sezione
AMBIENTE.
Come previsto dalla normativa comunitaria e nazionale, il
flusso dei rifiuti conferiti a discarica è in costante diminuzione. Presso la
discarica viene effettuato un consistente recupero energetico dal biogas, con
una produzione di energia elettrica che si è attestata a circa 11.000.000
kwo/anno.
Le principali caratteristiche della discarica di Malagnino
sono così riassumibili:
potenzialità di progetto (capienza): 850.000 mc
• n° lotti
(“vasche”) 2
• impermeabilizzazione
del fondo strato di argilla+2 teli di polietilene
• recupero di
energia elettrica da biogas circa 11.000 MWh/anno
Nel 2000, il Comune di Cremona, grazie al “sistema integrato
rifiuti-energia”, attuato per Aem mediante i suoi impianti e i suoi servizi di
raccolta, ha vinto il Premio Città sostenibile del Ministero dell’Ambiente.
L’impianto di discarica per rifiuti non pericolosi è situato
in loc. Cassinetto, comune di Malagnino
(Cr).
** materiale raccolto ed organizzato da Gian Carlo Storti, Cremona 7
agosto 2006
 
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