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15 Settembre, 2002
RSA: quale via d’uscita dalla crisi? di G.C. Storti
Ho letto , su Cronaca, con interesse gli interventi di Tadioli, Valcarenghi e Scalisi. In qualità di responsabile del gruppo di lavoro ARSAC che ha l’ obiettivo di definire un documento sul piano triennale , visto dagli enti gestori delle RSA, trasmetto..

RSA: quale via d’uscita  dalla crisi?
Contributo di Gian Carlo Storti, VicePresidente ARSAC e Vice Presidente Azienda Cremona Solidale

Ho letto , su Cronaca, con interesse gli interventi di Tadioli, Valcarenghi e Scalisi. In qualità di responsabile del gruppo di lavoro ARSAC che ha l’ obiettivo di definire un documento sul piano triennale , visto dagli enti gestori delle RSA, trasmetto  il mio contributo.
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1.)    E’ opportuno richiamare alcuni dati.

I costi complessivi di gestione delle RSA , nel triennio 04-06 , sono aumentati  del 9.9%.
I ricavi , sempre complessivi, e nelle stesso periodo, sono invece aumentati del 6,1 %
Un sistema che ha un delta, un divario così pesante del 3,8% non va da nessuna parte. Accumula deficit e per pareggiare , anziché ricapitalizzare, come potrebbe fare qualsiasi impresa, vende i gioielli di famiglia, che in alcuni casi sono ancora molto cospicui.
Sicuramente un sistema così costruito che aumenta i costi del 3,8% rispetto ai ricavi è destinato, per utilizzare un gergo comune, a portare i libri in tribunale.
Ma il sistema non può fallire: è un sistema troppo importante per la rete del welfare e quindi deve sopravvivere  a se stesso e rinnovarsi.

2.)    Le rette ed il contributo delle  famiglie e dei comuni.

La giornata media passa da un costo di 83,84 €/g a 92,17€/g, con un incremento del 9,9% nel triennio: a fronte di un ricavo medio che passa da 82,83 €/g a 87,88 €/g, pari al +6,1%.
Il sistema dunque lavora in perdita: perde 1 €/g nel 2004, quasi 3 nel 2005 e 4,29 €/g nel 2006.
La media delle rette a carico dell’utente e della famiglia passa dai 42,78 euro giorno del 2004 ai  45,99 euro del 2006  con un incremento percentuale nel triennio del  10,2 % ( superiore al delta dell’inflazione nel triennio)
Il contributo della Regione Lombardia, che per legge dovrebbe essere il 50% dei costi medi RSA, passa  da 36,17 euro per giorno del 2004 a 37,88 euro con un incremento percentuale del 4,7% .
Il contributo dei comuni passa invece dai 3,42 euro giorno del 2004 ai 2,62 euro del 2006 con un decremento del  23,5%.

3.)    Costi del personale

Sull’incremento dei costi del  personale non esistono statistiche  analitiche  e fra di loro comparabili. Si sa dell’incremento dei costi contrattuali che sono diversificati da tipologia di contratto ( ed è ovvio che i contratti “ privatistici” costino meno rispetto a quelli pubblici che la Regione Lombardia ha imposto di applicare).
Vi sono raggruppamenti di spesa  per tre grandi  aree: sanitarie, non sanitarie e miste.
I dati di questi tre raggruppamenti vedono un 8% di incremento nei costi sanitari, un 5,6% sui non sanitari ed elevato 17% sui misti.

4.)    Linea di tendenza della RSA negli ultimi anni

E’ ormai noto che negli ultimi anni, il sistema regionale, aveva spinto le RSA a “ sanitanizzarsi” . In questo modo una serie di funzioni sono state trasferite, impropriamente, dal sistema ospedaliero a quello socio-sanitario con un incremento del contributo regionale inferiore , come visto all’incremento dei costi. Rispetto infatti ad un incremento dei costi di circa l’8% ( spese sanitarie) la regione nel triennio ha garantito solo un 4,7%.

5.)    Che fare dunque ?

Nessuno ha la ricetta esatta. Si tratta di andare per tentativi, per approssimazioni strategiche e via via correggere il tiro.
Le mie proposte .
1.Ricavi
-è semplicemente impensabile adottare una strategia di aumento delle rette ( oltre l’inflazione)  a carico degli utenti per pareggiare i costi:

  • Primo: la società non  reggerebbe  questa scelta perché risulterebbe particolarmente ingiusta e socialmente insostenibile;
  • Secondo : si pone un problema di equità del sistema ed in tal senso potrebbe essere utile sperimentare l’applicazione ISEE , come  chiedono le OO.SS. Confederali di Cgil-Cisl-Uil;

-il sistema politico ed istituzionale non può rinunciare alla pressione verso la Regione Lombardia affinché essa si impegni ad aumentare annualmente i contributi alle RSA  per la quota sanitaria ; in tale contesto si pone il problema di rilanciare l’iniziativa per costruire il fondo regionale  per la non autosufficienza;

2.Ridefinizione della collocazione strategica delle RSA

- è indubbio che le RSA debbano procedere ad un ridefinizione strategica sapendo che  la riorganizzazione va calibrata rispetto ai  NUOVI SCENARI” che prevedono  un  sistema di finanziamento  nazionale ,regionale e locale  verso la domiciliarità;
-in tale contesto le precondizioni  all’adempimento di pianificazione territoriale sono: la conoscenza delle risorse economiche da parte  della Regione (Asl) e dei Comuni e per la specifica situazione cremonese il riconoscimento dell’attuale fabbisogno in essere di circa n. 2.700 p.l. in RSA e di n. 600 in riabilitazione ecc.
-la struttura  ospedaliera  si riorganizza   verso la diminuzione  drastica dei posti letto ( 4 x 1000 abitanti) e “ recuperando” la centralità di luogo di cura per le sole acuzie: è quindi  necessario che l’ospedale sappia gestire in modo appropriato,le acuzie della geriatria, il pronto soccorso  geriatrico e le  dimissioni protette verso il sistema riabilitativo; il sistema della riabilitazione recupera le funzioni ospedaliere  e delle RSA “ sanitarizzate”; in tale contesto forte deve essere l’impegno a definire parametri di appropriatezza al fine di evitare sovrapposizione ed aree grigie con il sistema RSA;
- le RSA  quindi vanno  indirizzate a  posizionarsi sempre di piu’ verso la gestione della sola “ cronicità”;

3. Ospedale di comunità:

-e’ necessario ragionare su un modello concreto di Ospedale di Comunità che si cali nella nostra realtà territoriale e che si ponga l’obiettivo assolutamente prioritario di utilizzare le risorse presenti sul territorio;
-struttura oggi inesistente ma che può assumere ruolo di cerniera fra il territorio e la rete ospedaliera e residenziale territoriale per ambiti zonali ( ad es. sub-ambiti distrettuali)
-è necessario definire la dimensione territoriale  che puo’ essere Distrettuale  con una localizzazione  che permetta di utilizzare i posti letto delle attuali RSA aderenti al progetto cos’ da consentire un piu’ ampio e facile raccordo operativo con i MMG
-l’ Ente Gestore dell’Ospedale di Comunità non  può che essere di natura privatistica  ( ad es. S.r.l.) e vedere  la partecipazione  sia di privati profit che delle attuali RSA ( fondazioni,asp,aziende) aderenti al progetto

4. Area della disabilità:

-va perseguita la piena integrazione  dei servizi per soggetti disabili quali i Centri Socio Riabilitativi, i CSE-CDD,le  RSD e SFA, le comunità  alloggio anche per minori e le prestazione di sollievo temporaneo alle famiglie

5. Richieste specifiche ARSAC

-riconoscimento residui reparti Alzhaimer
-revisione standard gestionali verso una  maggiore flessibilità e la verifica  degli stessi in funzione di quelli in essere per la riabilitazione di mantenimento
-la proroga adeguamento standard strutturali
-allineamento fiscale per l’IRAP per tutti gli enti gestori (Onlus, pubblici e nonprofit);
- realizzazione di un sistema informatico integrato (ASL, distretti, Enti gestori, e Provincia).

6. Gestione del personale

In molti sostengono, con conti che danno loro ragione, che i contratti pubblici applicati ( enti locali e sanità) costano troppo e che quindi sarebbe necessario, indispensabile,  addivenire sia ad un cambio di contratto che all’uso “ forte” delle cooperative sociali od alla esternalizzazione dei servizi.
Sicuramente il costo del personale è una questione rilevante nel momento in cui il suo peso rappresenta fra il 75-80% dei costi. Ma come potrebbe essere diversamente in servizi alla persona?
Credo che su questo punto sia necessaria prudenza e volontà concertativa.
La disdetta, da parte degli attuali enti gestori, del contratto in essere aprirebbe una forte conflittualità con i lavoratori che sicuramente rischierebbe, oggettivamente, di produrre danni sociali molto elevati.
Il problema di un nuovo contratto si pone, ma va posto in un contesto piu’ ampio,  nazionale e regionale e difficilmente può essere oggi risolto a livello locale.
Al sindacato va posto con forza un ‘altro problema: quello dell’incremento della produttività.
Nel momento in cui il sistema  può rischiare il collasso ( con il rischio di perdita di posti di lavoro ecc.) va affrontato realisticamente  questo  versante, che in qualsiasi altra impresa, si pone. Come rendere piu’ produttiva la struttura  e sia nei servizi “ no core” che in quelli diciamo così istituzionali e socio-sanitari.
E’ questa una grande sfida che auspico che il sindacato accolga  concorrendo così al risanamento dei bilanci degli enti gestori.

7. UN NUOVO “patto sociale PER LA QUALITA’ E LO SVILUPPO DEL SISTEMA

·         Con il territorio

o        Distretti/comuni

o        Volontariato

§         In quale aree di servizi impegnare il volontariato? ( da definire)

o        Badanti

§         Obiettivo: rendere professionalmente idoneo il lavoro privato per la cura domiciliare

·         Distretto ed RSA  organizzano corsi di formazione / tirocini  professionali  con la definizione di “ albi ”  presso RSA  che possono divenire punto di riferimento per le famiglia

·         Con il sindacato

o        Produttività di sistema

o        Modello contrattuale adeguato

o        Esternalizzazioni

§         Rapporto organico con la cooperazione

§         Privato sociale

·         Con gli Utenti

o        Individuare forme di rappresentanza degli utenti con le quali aprire un confronto

o        I servizi offerti  debbono avere  due caratteristiche

§         Sostenibilità economica per fasce deboli della popolazione

§         I servizi offerti debbono rivolgersi anche a fasce sociali elevate e ricche

 

Conclusioni

In tale contesto  va fortemente  rilanciato il tavolo istituzionale  , coordinato dalla Conferenza dei Sindaci, che vede la presenza dell’ASL,della Provincia ,dell’ARSAC e  , a mio avviso, anche con la presenza organica  del sindacato confederale di Cgil-Cisl-UIL.
Il sistema ha bisogno di alleanze.
Tale tavolo ha già prodotto risultati positivi come la riforma delle liste di attesa  per l’ingresso in  RSA che ha visto passare i cittadini cremonesi da 2500 a 2700  riuscendo quindi  a dare una proposta quantitativa e qualitativa alla comunità anziana cremonese.
Con lo stesso metodo si possono raggiungere quindi risultati positivi anche su altri versanti.
Con l’ASL infine va assunto e rilanciato un metodo di confronto  che punti al concreto ed alla definizione di protocolli , come quello sulle liste attesa RSA, che portino sia risultati concreti agli utenti , ai cittadini ed agli enti gestori.
Se tale dialogo fosse improduttivo  nulla  ci impedirà di cambiare  strategia  e come si dice in gergo “ di passare dal confronto allo scontro”.

Cremona 27 agosto 2007

 


       



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