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 Il Punto

15 Settembre, 2002
Il “ Caso Tamoil” inquina la politica. di Gian Carlo Storti
Il “ Caso Tamoil” sta assumendo una dimensione politica che va ben oltre , a mio avviso, il problema stesso.

Il “ Caso Tamoil” inquina la politica. di Gian Carlo Storti
Il “ Caso Tamoil” sta assumendo una dimensione politica che va ben oltre , a mio avviso, il problema stesso.
Premesso che l’inquinamento , a quanto dicono i tecnici, risale alle modalità di produzione di qualche decennio or sono ( parliamo dei mitici anni ’60 e ’70 dove per fare “ profitto” e “sviluppo”  non vi erano controlli , neppure blandi, sulle conseguenze ambientali di quelle attività industriali,le domande alle quali è necessario rispondere sono essenzialmente due:
-la prima se ed in quale modo la salute dei cittadini  è oggi tutelata e quali sono le prospettive del risanamento ambientale di questo territorio;
-la seconda se la pubblica amministrazione  ( tutte le autorità preposte) hanno fatto in questi anni il loro dovere o meno.
Ho partecipato, come cittadino, alla riunione aperta dei Consigli Comunali e Provinciali e ne ho tratto, dalle relazioni, dal dibattito e dallo scambio delle accuse queste semplici e forse banali considerazioni.

Partirei dal ruolo giocato dalla pubblica amministrazione . Le autorità amministrative preposte sono come è noto  : il Comune di Cremona, la Provincia di Cremona, l’ASL, l’ARPA ( ovvero la Regione Lombardia) ed anche l’AEM.

La relazione del Dott.Paolo Beati dell’Arpa di Cremona., con puntigliosità notarile, ha evidenziato tutti i passaggi temporali e le verifiche tecniche  dal 2001 a questo infuocato luglio 2007.  Come si può affermare che non si è fatto nulla?  E che la pubblica amministrazione  ( si legga Sindaci  di Cremona e Presidenti  della Provincia  che si sono susseguiti) sono stati assenti?  O che si è sottovalutato “ politicamente “ il problema?

Insomma è innegabile che la ricostruzione dei fatti porta  ai primi di luglio di quest’anno e che solo con le ultime analisi è emersa la gravità dell’inquinamento in quel punto del territorio.

La strategia utilizzata dall’ARPA  è stata quella di via via richiedere a Tamoil  ulteriori e piu’ precise verifiche e la progettazione e l’individuazione degli interventi tesi a risolvere il problemi che mano a mano emergevano.

Insomma le accuse politiche mosse in primo luogo da Ladina, consigliere provinciale dei verdi, sembrano piu’ funzionali ad un disegno politico teso alla destabilizzazione  che  alla risoluzione del problema.

Problema grave , anzi gravissimo e che non è da sottovalutare.

Perché Ladina si è mosso con tale veemenza e con tanta astiosità ? Il merito, cioè l’inquinamento della falda, sembra passare in secondo luogo. E’ stata questa una ghiotta occasione per tentare di  diminuire il peso politico di alcuni partiti componenti la colazione. Ma in questo modo  assume truce significato il detto “ muoiano  Sansone e tutti i filistei”.

Sicuramente la magistratura indaga ed indagherà e se scoprirà che  i dati tecnici presentati dall’ARPA  non sono corrispondenti alla realtà dei fatti relazionati si andrà a processo e chi dovrà pagare pagherà ed una intera classe dirigente, se ritenuta colpevole,  sarà travolta.

Ritorniamo alla prima domanda.

Bene hanno  fatto il sindacato e le RSU Tamoil a porre il problema di come coniugare lo sviluppo e la salvaguardia della salute , non solo dei lavoratori, ma di tutti i cittadini e dell’ambiente. Positiva è l’autocritica “ storica” del sindacato quando  ha detto che per l’appunto “ negli anni ’60 non vi era questa cultura che oggi è indispensabile valutare queste problematiche anche in una dimensione  etica”.

Si è realizzata così una alleanza fra il sindacato dei lavoratori e le amministrazioni pubbliche  che non parlano di smantellamento dell’impianto  ma di una sua riqualificazione. Condivido la preoccupazione di chi ha sostenuto che la chiusura della raffineria Tamoil determinerebbe un danno ambientale e non solo sociale di proporzioni enorme. Chi pagherebbe a quel punto il risanamento?

Quindi è doveroso che Tamoil rimanga, migliori la produzione, risani e rigeneri l’ambiente a costi  propri. E’ questa quindi la battaglia da condurre. Risanamento, miglioramento delle tecnologie di produzione  affinché si possa sempre di piu’ coniugare lo sviluppo all’ambiente. Sui questo punto il Sindaco Corada si è dimostrato molto acuto , andando oltre e cercando di vedere lontano.

Non so se sul piano politico finirà come pare scritto e cioè che i verdi di Ladina usciranno o saranno  messi fuori dalla maggioranza. Questo è assolutamente secondario. La priorità, una volta individuato il problema nella sua corposità e gravità ( anche se non siamo al disastro ambientale) è di risolvere alla radice le questioni. Quindi non solo risanamento ma anche nuovo modello di produzione dei beni che debbono rispondere a criteri di compatibilità ambientale.

E’ questa la sfida del prossimo futuro . Necessita quindi una alleanza sociale e politica che faccia “ patto” su questioni che  non sono né di destra né di sinistra ma solo di civiltà.

Dobbiamo lasciare ai nostri figli , alle nuove generazioni, un territorio risanato ed uno sviluppo compatibile. Per fare questo è necessario porre rimedio agli errori dei nostri padri che per fare  “profittio” , per decenni hanno inquinato e sono rimasti muti ed omertosi.

A noi, inteso come generazione,  è toccato alzare il coperchio ed affrontare il problema.

storti@welfareitalia.it

cremona 1 agosto 2007

 


       



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