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 Lettere a Welfare

15 Settembre, 2002
Lettere varie a Welfare Cremona News
di Giorgio Di Liberto , Alessandro Morelli e Eleonora Micozzi,Francesco Zilioli

Le consultazioni popolari possono sostituirsi ai giudici? Certamente no. Infatti:

- l’elettore, con il suo voto, esprime una delega a governare, che non conferisce né l’immunità, né l’impunità;

- l’elettore non conosce di certo tutti gli elementi probatori di cui può disporre un collegio di magistrati.

Quindi chi attribuisce valenza giudicante alle elezioni stravolge lo stato di diritto.

Ma il Presidente del Consiglio dei Ministri, nel contestare il recente pronunciamento della Cassazione, si è proclamato non giudicabile in quanto eletto dal popolo. Del resto da tempo confuta la legittimità dei procedimenti a suo carico, anche se risulta indagato per gravissime ipotesi di reato, quale la corruzione di magistrati.

I problemi con la Giustizia del nostro primo ministro comportano un costo sempre più alto per la collettività. Decine di parlamentari sono suoi avvocati difensori e la stessa attività parlamentare è polarizzata verso le leggi ad personam, come la cosiddetta Cirami. Berlusconi ha parlato di settori della magistratura che sarebbero manovrati da chi “vuole ribaltare il risultato delle elezioni”. Trattasi di accuse prive di qualsiasi riscontro oggettivo ma, a forza di ripeterle, anche in forme ossessive, sono purtroppo recepite da alcuni, mentre altri restano disorientati, ancorché infastiditi, per cui si allontano sempre più dalla politica.

Di fronte alla gravità dei continui attacchi alla magistratura da parte del potere politico l’indignazione, pur doverosa, non basta più. E’ necessario che tutti noi prendiamo consapevolezza della gravità del momento e per questo vi chiediamo di leggere, sottoscrivere e diffondere l’appello di Libertà e Giustizia per la difesa del sistema democratico collegandovi al sito www.libertaegiustizia.it

Genova, 5 febbraio 2003
Giorgio Di Liberto, Alessandro Morelli
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La manifestazione Nazionale è stata completamente definita :
MERCOLEDI' 12 FEBBRAIO a ROMA, Piazza Montecitorio ore 11.
Andiamo tutti, appartenenti agli Enti di Ricerca, appartenenti alle Università Italiane, Studenti,Cittadini, in tanti, ciao eliana


Petizione
Cari tutti, vi allego il testo dell'appello che da domattina (5 febbraio) sara' presente sul sito di Le Scienze (www.lescienze.it) e che si potra' sottoscrivere.
Vi pregherei di darne la massima diffusione e di farlo sottoscrivere il piu' possibile.

Grazie e a presto, Rino Falcone (Osservatorio sulla ricerca)

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Appello al Presidente della Repubblica per la manifestazione del 12 febbraio (ore 11.00, Piazza Montecitorio, Roma)

Illustre Presidente,
gli scienziati e i ricercatori italiani non possono tacere.
Gli scienziati e i ricercatori italiani non possono assistere senza reagire alla destrutturazione del sistema della ricerca nel nostro Paese. I
decreti di riforma passati in "prima lettura" nel Consiglio dei Ministri dello scorso 31 gennaio sono una minaccia non solo perchè mettono una seria ipoteca sulla capacità produttiva della ricerca pubblica, ma più in generale perchè animati da un atteggiamento ideologico nei confronti del sapere e della conoscenza che è contro il sapere e la conoscenza.

Ridurre drasticamente l'autonomia scientifica del lavoro di ricerca, introdurre una strutturazione rigida e fortemente gerarchica, privilegiare la direzione politica rispetto al merito scientifico, significa di fatto non avere chiari quali sono realmente i principi che governano in tutto il mondo evoluto un'efficace ed efficiente attività di ricerca.

L'idea che un modello aziendalistico (antiquato oltretutto perchè ignora il valore della rete e delle autonomie) possa essere trasferito all'organizzazione della ricerca scientifica, tradisce grave estraneità e incompetenza da parte degli estensori di questi decreti (che sembra ormai accertato siano stati formulati con la consulenza di una società esperta nella ristrutturazione di aziende in crisi).

Non è quindi un caso che la comunita' scientifica non sia stata coinvolta in questo processo di riordino: non si sono interpellati gli organismi interni agli enti che si vogliono riformare, non si è avviato un chiaro e trasparente dibattito.
Non si sono neppure attese le risultanze del Parlamento, che pure aveva deciso di avviare un'indagine conoscitiva sullo stato della ricerca in Italia.
Un'altra gravissima preoccupazione che questi decreti sollecitano è il fatto che essi sono pervasi dall'idea che sia possibile avere ricadute applicative immediate e dirette programmandole dall'alto.
Emerge infatti con chiarezza la spinta verso la ricerca applicata a scapito di quella di base o fondamentale che viene o abbandonata o fortemente limitata ad alcune aree ritenute più promettenti.
E' questa un'altra idea in assoluta controtendenza con l'esperienza di chi fa ricerca e con le impostazioni che vengono anche dagli altri Paesi: non esiste ricerca applicata seria e davvero innovativa senza una ricerca di base vasta e profonda; le più interessanti scoperte o invenzioni non sono programmabili e spesso producono straordinari effetti ed eccezionali ricadute sulla società solo molto tempo dopo (basti pensare alla "rivoluzione elettronica" o alla scoperta del DNA di cui quest'anno si celebrano i 50 anni).
Gli scienziati e i ricercatori di questo Paese hanno nel proprio bagaglio culturale e nelle tradizioni l'idea del cambiamento e dell'adeguamento alle evoluzioni sociali, naturali e culturali.
Non sono avversi alle riforme, anzi le invocano, sperando che queste li sostengano più efficacemente nel lavoro che svolgono con passione.
Sono però fortemente contrari ad uno stravolgimento dei principi alla base del lavoro di ricerca che produrrebbe non un sistema differente ma semplicemente una messa in stallo di uno dei settori strategici del Paese. La cultura, la ricerca, i saperi non li si governa attraverso il comando politico.
Per queste ragioni gli scienziati e i ricercatori italiani non possono tacere; per queste ragioni gli scienziati e i ricercatori italiani che sottoscrivono questo appello si rivolgono per la seconda volta in poche settimane al proprio Presidente, al Capo dello Stato.
Per queste ragioni il prossimo 12 febbraio scienziati e ricercatori italiani si troveranno a dover dare pubblica manifestazione del loro dissenso davanti al Parlamento della nostra Repubblica, riconsegnando simbolicamente i propri strumenti di lavoro.
L'Osservatorio sulla ricerca,
Carlo Bernardini, Giovanni Bignami, Marcello Buiatti, Giorgio Careri, Cristiano Castelfranchi, Maria Luisa Dalla Chiara, Tullio De Mauro, Giuseppe Galasso, Carlo Ginzburg, Margherita Hack, Paolo Sylos Labini, Franco Pacini, Giorgio Parisi, Adriano Prosperi, Tullio Regge, Giorgio Salvini, Giuliano Toraldo di Francia

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Ticket : costo a carico dei cittadini lombardi per ogni pezzo di farmaco ( introdotti dalla Giunta Regionale Lombarda dal 12-12-2002).

Dal 12.12.2002 è posta a carico dei cittadini lombardi una quota di partecipazione alla spesa sanitaria di 2 Euro per ogni pezzo di farmaco fino a 4 Euro per ricetta.

Al punto J, della delibera, si legge che sono esclusi da tale pagamento “I titolari di pensioni al minimo di età superiore ai sessant’anni, purché appartenenti ad un nucleo familiare con un reddito complessivo, riferito all’anno precedente, inferiore 8.263,31 €, incrementato fino a 11.362,05 € in presenza del coniuge ed in ragione di ulteriori 516,45 € per ogni figlio a carico.”

Premesso che la delibera della Giunta non indica il riferimento normativo che ha indicato i limiti reddituali sopra indicati, si presume siano quelli introdotti dall’art. 6 del Legge 14 novembre 1992 n. 438 in vigore dal gennaio 1993;

Premesso che la legge dice che sono esentati dal pagamento delle quote di partecipazione alla spesa sanitaria : i titolari di pensione di vecchiaia ( 55 anni donna e 60 uomo ) con reddito imponibile lordo fino a lire 16 milioni incrementato fino a lire 22 milioni in presenza del coniuge a carico e in ragione di lire 1 milione per ogni figlio a carico;

Premesso che l’importo della pensione di vecchiaia al trattamento minimo che determinava il calcolo per il beneficio alla esenzione era, nell’anno precedente alla certificazione rilasciata dagli interessati ,ovvero il 1992, pari a lire 577.750 mensili e che nell’anno di riferimento odierno ,ovvero il 2002, è pari a vecchie lire 760.350 ;

Premesso che gli importi mensili delle pensioni di vecchiaia al trattamento minimo dal 1993 al 2002 , sulla base della variazione dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati calcolato dall’ISTAT, sono state perequare per un valore di incremento di circa il 29 % ;

E’ sicuramente sostenibile, premesso che non si condivide la decisione della Giunta Regionale, pretendere almeno che siano esclusi dal pagamento titolari di pensioni al minimo di età superiore ai sessant’anni, purché appartenenti ad un nucleo familiare con un reddito complessivo, riferito all’anno precedente, inferiore a 10.659,66 €, incrementato fino a 14.657,04 € in presenza del coniuge ed in ragione di ulteriori 516,45 € per ogni figlio a carico.”

Pertanto i nuovi limiti dovranno essere in vecchie lire 20.640.000 e 28.380.000 più un milione per ogni figlio .

Cremona 13 gennaio 2003

Francesco Zilioli

 


       



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