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15 Settembre, 2002
Quale quadro di riferimento mentale promuove salute?
dr. Gianni Rinaudo -www.ciberneticasociale.it -La parola cibernetica significa arte del timoniere. La vita ha creato servo-meccanismi che servono per governare – guidare - condurre automaticamente verso una meta o una sua propria perpetuazione ed evoluzi

Quale quadro di riferimento mentale promuove salute?

dr. Gianni Rinaudo
www.ciberneticasociale.it

La parola cibernetica significa arte del timoniere. La vita ha creato servo-meccanismi che servono per governare – guidare - condurre automaticamente verso una meta o una sua propria perpetuazione ed evoluzione. L’uomo non è una macchina, però possiede una macchina che il suo io preparato può usare se apprende a farlo.
Ciascun uomo senz’ altro ricapitola l’universo, è un microcosmo e per tanto essendo uguale all’universo ciascuno di noi possiede servo-meccanismi. Le scoperte della Cibernetica arrivano alla conclusione che il nostro cervello fisico ed il sistema nervoso formano un servo-meccanismo che il nostro io usa per un determinato fine.
Il cervello ed il sistema nervoso costituiscono un meccanismo che funziona automaticamente con il fine di raggiungere un determinato obiettivo, nello stesso modo in cui un siluro o un missile auto-guidati convergono verso un obiettivo. Il meccanismo naturale della vita funziona come un sistema-guida che orienta ogni tendenza verso una meta.
L’io dispone di un cervello servo-meccanismo capace di creare soluzioni, risposte, per qualsiasi problema che la vita gli impone, perché è creativo. I servo-meccanismi sono divisi in due tipi principali. Il primo conosce il bersaglio, la risposta e l’obiettivo ne è il raggiungimento o il compimento. Il secondo invece opera nello scoprire il bersaglio e la risposta e l’obiettivo è scoprirli o localizzarli. Il cervello dell’uomo è la sede della mente, della quale disse Hermes Trimagist, che è tutto. Essa è la cosa per cui l’uomo, religioso, si paragona al Dio Creatore. Questo attributo di creativo è ciò che ci eleva al di sopra di tutte le creature, è la capacità di creare che noi possediamo che ci fa rassomigliare secondo le religioni a Dio.
Ciberneticamente noi possediamo dunque un cervello che funziona attraverso il meccanismo del feed-back. Noi però non siamo il nostro cervello: esso è lo strumento della nostra mente creatrice.
Se anche potessimo fabbricare un cervello elettronico perfetto come il cervello umano, sempre ci sarebbe bisogno di un operatore , di un io creatore che lo programmi.
L’immagine, la forma pensiero - l’idea - che noi abbiamo di noi stessi costituisce il fattore determinante di tutti i nostri successi o fallimenti. Per convivere in un gruppo da pari a pari è indispensabile avere una immagine di se stessi la più aderente alla realtà, oppure se necessario avere un io del quale non proviamo vergogna ed al quale possiamo tener fede.
Per questo è necessario conoscere se stessi, conoscere le proprie forze e le proprie debolezze, le proprie potenzialità.
Un autoimmagine carente è causa di insuccessi e precede il fallimento. Un autoimmagine realista è il punto di partenza per una crescita permanente verso una vita più piena.
La vita ha sete di più vita.

Qualunque sia l’obiettivo che noi cerchiamo di raggiungere: felicità, successo o santità; qualunque sia la nostra concezione del bene supremo, nella sua essenza, esso viene sperimentato come più vita.
Nella misura in cui neghiamo il tono della vita in qualsiasi dei suoi aspetti abbracciamo la morte, la quale si manifesta a noi per mezzo di tristezza, frustrazione, angoscia, invidia, odio.
Probabile causa della frustrazione contemporanea ed il conseguente senso di nervosismo, ansia ed agitazione è costituita dall’assurda abitudine di voler far troppe cose per volta. Lo studente studia e guarda nello stesso tempo la televisione. L’uomo adulto invece di concentrarsi su una sola operazione fattuale, pensa contemporaneamente a tutte le cose che dovrebbe fare in quel giorno o addirittura in quella settimana, cercando inconsapevolmente e mentalmente di eseguirle subito.
Tale abitudine è particolarmente insidiosa poiché raramente viene riconosciuta per quello che è, specie oggi in cui il mondo circostante ci subissa continuamente di svariati imputs.
Eccessi di entrate nella nostra mente provocano a livello della nostra scatola nera un processo omeostatico lento e faticoso, ripieno di incroci sistemici. Le uscite, gli outputs, si presentano sottoenergetizzate affievolendo il feed-back e quindi la capacità di procedere secondo un processo evolutivo anatropico.
Generalmente tutti esperimentiamo una congiuntura neurologica di questo tipo. La salute dell’uomo contemporaneo potrà ricavare sommi benefici nella misura i cui riuscirà a consapevolizzare quali strutturali - ma personali: ereditate, subite, …- forme mentali condizionano il suo agire.

Imparare a decodificare, selezionare e controllare gli imputs e gli outputs permetterà maggior benessere a tutti quanti.
Si pone però ancora un quesito: in relazione a quale paradigma epistemologico è opportuno operare le scelte?
Ovvero quale sarà oggi, nella società complessa, il più valido quadro di riferimento mentale con cui configurare la nostra psiche?Quale ci permetterà di vivere meglio?E’ possibile sceglierlo liberamente o siamo determinati dal contesto socio-psichico in cui viviamo?
 


       



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