15 Settembre, 2002
Presentata la ricerca curata su donne e giovani famiglie
Le giovani intervistate sono donne istruite e propense a partecipare al mercato del lavoro, propensione che cala però in presenza di figli.
Presentata la ricerca curata su donne e giovani
famiglie
“Lavoro e conciliazione tempi le priorità”
Le giovani intervistate sono donne istruite
e propense a partecipare al mercato del lavoro,
propensione che cala però in presenza di
figli. In tale situazione emerge il lavoro
part time, a discapito del prevalente full
time. Le traiettorie lavorative delle trentenni
sono più stabili di quelle delle ventenni
anche se sono proprio le più “mature” quelle
maggiormente insoddisfatte della propria
collocazione lavorativa: evidentemente con
il crescere dell’età aumentano anche le aspettative
e le necessità economiche ed è infatti riconducibile
proprio alla sfera economica la prima motivazione
per l’insoddisfazione prevalente rispetto
al lavoro, in entrambi i gruppi di età. Per
le più giovani tra i fattori di insoddisfazione
pesa la precarietà contrattuale: queste le
prime linee della ricerca promossa da Provincia
di Cremona – Settore Politiche Sociali con
Synergia, che fotografa la realtà femminile
giovanile e le giovani famiglie a livello
locale.
Alla presentazione dello studio hanno partecipato
il presidente della Provincia, Giuseppe Torchio
con l’Assessore Provinciale alle Politiche
Sociali Anna Rozza, i ricercatori Giovanni
Viganò e Rebecca Zanuso, Uliana Garoli consigliera
provinciale di Parità e Marilena La Fratta,
responsabile Pari opportunità della Regione
Lombardia.
Lavoro, conciliazione dei tempi, alloggi,
flessibilità oraria sui luoghi di lavoro,
servizi alle persone, preoccupazione per
l’occupazione e il capitolo reddito gli indicatori
più evidenti delle giovani donne cremonesi.
“La ricerca ben evidenzia le necessità delle
famiglie e delle donne, soprattutto nella
conciliazione dei tempi e dell’accesso al
mercato del lavoro -ha precisato il presidente
Torchio -Su tali versanti la Provincia si
è concentrata, con progetti a supporto delle
famiglie e delle donne: dal bando per l’acquisto
della prima casa al sostegno dei minori e
delle famiglie in condizioni di fragilità
sociale; da interventi nel settore lavorativo
per l’anticipo della cassa integrazione o
per il pagamento di rate del mutuo allo scaffale
sociale. Le azioni da noi condotte, anche
in tema di welfare leggero, si muovono lungo
la linea della stessa ricerca, come le questioni
di conciliazione dei tempi sono quelle più
rilevanti, tra cui la scomodità di raggiungimento
del luogo di lavoro o legate alla scarsa
flessibilità oraria, interessando per lo
più le donne trentenni che, nella maggioranza
dei casi, convivono e in molti casi hanno
anche figli”.
Da qui la risposta: “Le istituzioni locali
hanno varato progetti per lo scaffale sociale,
per la terza settimana, per l’anticipo della
cassa integrazione, il bando per l’acquisto
della prima casa, ma da Regione e Governo,
giungono molti proclami e pochi fatti concreti.
Occorre spingere l’acceleratore anche sul
fronte del reddito. Non è pensabile attuare
un metodo come quello relativo alle doti
lavoro, provvedimento del tutto parziale
e insufficiente, che va a coprire solo il
15% del fabbisogno riscontrato a livello
provinciale, in un momento di grande difficoltà
occupazionale e di conclamata crisi economica
e pertanto va aumentata di molto la copertura
finanziaria”.
L’assessore Rozza ha evidenziato il problema
della conciliazione dei tempi e le politiche
attuate a livello interistituzionale nelle
comunità locali per superare queste quotidiane
difficoltà, con un preciso richiamo agli
interventi sul welfare della Regione Lombardia
verso le competenze femminili nel lavoro,
ma a cui non corrispondono azioni concrete
che facilitino il raggiungimento di questo
obiettivo: finanziamento per asili, per il
lavoro di cura delle famiglie e delle donne,
per i servizi. Inoltre – in una situazione
di crisi come quella odierna – non è stato
aperto un tavolo di confronto specifico sulla
questione donne e lavoro. In aggiunta la
“Riforma Gelmini” della scuola rende sempre
più improbabile un intervento di sostegno
e supporto, ovvero il tempo pieno o attività
integrative del tempo scuola, a beneficio
delle famiglie lavoratrici.
Si evidenzia che il modello regionale lombardo
legato al lavoro di cura, al di là delle
affermazioni di principio, continua a vedere
nella donna il principale e gratuito erogatore
di servizi.
 
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