15 Settembre, 2002
Intervista a Piero Fassino
Questo è il governo degli incapaci sono bravi soltanto a distruggere
Questo è il governo degli incapaci sono bravi soltanto a distruggere
da www.unita.it del 7-12-02
«Il presidente del Consiglio cerca di coprire il vuoto di risultati del suo governo con la classica “fuga in avanti”: proponendo, cioè, un presidenzialismo di tipo plebiscitario, che non ha nessun riscontro in Europa, visto che non si può pensare, come ha fatto Berlusconi, ad un presidenzialismo alla francese con legge proporzionale». La risposta arriva a stretto giro di posta. Piero Fassino la confeziona dopo aver letto le agenzie che riportano le nuove trovate del premier sulle riforme.
«In Francia - spiega il segretario dei Ds - il semipresidenzialismo, “semi” perché prevede un capo di governo distinto dal Presidente, è accompagnato da una legge maggioritaria a doppio turno. Ma Berlusconi tutto questo non lo sa. Siamo al solito “ci penso io” che tante brutte figure ha prodotto al premier».
Onorevole Fassino è stato lei,però, ad insistere sulla necessità delle riforme...
«Certo e lo ribadisco. Per quanto ci riguarda siamo contrari al presidenzialismo e a ogni forma di plebiscitarismo, mentre riteniamo che il completamento dell’assetto istituzionale del nostro Paese richiederebbe l’applicazione effettiva della riforma federalista; un nuovo assetto parlamentare coerente con il federalismo attraverso l’istituzione del Senato delle regioni e delle autonomie; l’indicazione da parte dei cittadini del capo del governo; riforme dei poteri del governo e di chi lo guida».
Con il segretario dei Ds parliamo di riforme, ma anche del «rischio di declino del Paese», della vertenza Fiat, dei venti di guerra che si intravedono all’orizzonte. Il caso Fiat?
La metafora di un Paese che non ha «una guida sicura» e di un governo «che naviga a vista». «Non c’è un nocchiero autorevole al timone - incalza Fassino - Il centrodestra non sa governare. Mentre il Paese ha enormi risorse, professionalità, competenze, energie. È il governo che non ce la fa, non l’Italia».
Partiamo dalla Fiat. Per Fini il governo ha fatto il possibile. Lei non è d’accordo...
La vicenda Fiat dimostra che c’è un governo debole e inadeguato. Un governo forte e autorevole avrebbe favorito un accordo che non sarebbe stato difficile. In fondo il sindacato proponeva la correzione del piano industriale, una ristrutturazione che evitasse la chiusura a lungo termine degli stabilimenti, la cassa integrazione a rotazione per i lavoratori. Richieste praticabili che erano alla portata dell’azienda.
I sindacati accusano governo e Fiat di averli messi di fronte al fatto compiuto...
"È vero e adesso non si può non essere allarmati. Il mancato accordo non fa che rendere più precaria una situazione già al limite di guardia. Se vogliamo usare una metafora, brutale ma adeguata a descrivere la realtà della Fiat, oggi ci troviamo nella situazione di chi sottopone un malato grave a intervento chirurgico senza avere la certezza che esca vivo dalla camera operatoria. La gravità della situazione avrebbe dovuto determinare nel governo una capacità ben diversa da quella dimostrata. Il governo, invece, è stato semplicemente notaio dell’evoluzione degli avvenimenti; non ha avuto la capacità di guidare il tavolo del confronto; di costruire insieme a sindacato e azienda una proposta credibile. L’esecutivo si è limitato ad adottare il documento Fiat aggiungendo un po’ di ammortizzatori sociali..."
La cassa integrazione e la mobilità scatteranno lunedì...
"Le uniche cose certe sono quelle che 2500 lavoratori andranno in mobilità lunga e non rientreranno più in azienda fino al maturare della pensione, e che 5600 lavoratori andranno in cassa integrazione a partire da lunedì. Quanto durerà? Come sarà applicata? Non è dato saperlo. Si parla genericamente di rotazione affidata a successive trattative che non si sa quando e se avverranno. Il governo si limita a mettere un po’ di soldi per gli ammortizzatori sociali, a promettere un po’ di fondi per l’innovazione e qualche incentivo per favorire le vendite. Ma non si favorisce la ricapitalizzazione con misure che sollecitino l’azienda a reperire le risorse finanziarie necessarie per un piano industriale competitivo. Non si favoriscono processi di rilocalizzazione di attività industriali nelle aree in cui ci sono gli stabilimenti in modo da assorbire eventuali esuberi. Non si individua una sola misura per i lavoratori dell’indotto. Governo e azienda hanno detto al sindacato: questo è il piano, prendere o lasciare. Un atteggiamento inaccettabile."
Lei accusa il governo, ma l’azienda non ha modificato le sue posizioni...
"La responsabilità principale ce l’ha il governo. L’approssimazione dell’esecutivo si è vista anche nel modo assolutamente riprovevole con cui i vari ministri e il presidente del Consiglio si sono comportanti. Ricordate l’assoluta mancanza di stile di Berlusconi che convocò a casa sua i vertici Fiat presentandosi a bordo di una Mercedes? Ricordate l’estemporanea dichiarazione di un premier che afferma che basta far credere che una Punto sia diventata una Ferrari per farla vendere meglio? È proprio il caso di dirlo: comprereste da un uomo così una macchina usata? Certo, le responsabilità ricadono anche sull’azienda che in tutti questi giorni ha lanciato segnali e poi li ha ritirati, non si è mai misurata con le sollecitazioni del movimento sindacale per un piano industriale più credibile. L’azienda non ha modificato le sue posizioni iniziali. Ha cercato unicamente di portare a casa ammortizzatori sociali e qualche risorsa con un atteggiamento miope e di corto respiro."
Tutto compromesso a questo punto?
"No. Innanzitutto bisogna evitare di alimentare nella coscienza dei lavoratori un sentimento di sfiducia, frustrazione, disperazione. Dobbiamo manifestare tutta la nostra solidarietà agli operai Fiat e in particolare a coloro che riceveranno le lettere per la cassa integrazione. Non li lasceremo soli. Ci batteremo perché si torni a un tavolo di trattativa e perché si realizzino la cassa integrazione a rotazione, soluzioni produttive per tutti gli stabilimenti, un piano industriale più aggressivo che consenta di guardare alla prospettive dell’azienda con maggiore certezza. Continueremo a sviluppare ogni forma di iniziativa. Lo farà il sindacato con gli strumenti che gli sono propri, lo sciopero e la lotta. Lo faremo noi in Parlamento e nel Paese accompagnando l’iniziativa sindacale con mobilitazioni e proposte.
In Italia manca una guida autorevole, lo dice anche il presidente del Censis...
Nel presentare il rapporto sullo stato dell’Italia il professor De Rita ha detto una cosa che la vicenda Fiat conferma: il Paese vive una condizione di grande incertezza che deriva dalla percezione di non essere diretto da una guida politica autorevole e forte. Comincia a diffondersi una percezione di insicurezza, instabilità e precarietà. Questa situazione deriva in primo luogo dal cattivo andamento dell’economia, dal fallimento della politica di Tremonti. A questi dati negativi si aggiungono altri fattori di inquietudine: il modo sguaiato con cui il governo ha affrontato i problemi della giustizia, il modo irresponsabile con cui sta affondando la Rai, il tentativo di spaccare il Paese con la devolution"
Buttiglione chiede che venga modificata di sana pianta...
Appunto, è la conferma che le nostre critiche alla devolution sono fondate. L’Udc vuole stare nel centrodestra ma senza prendere ordini da Bossi. Oggi la politica della maggioranza viene guidata attraverso le cene del lunedì di Arcore che mettono attorno allo stesso tavolo Berlusconi, Tremonti e Bossi. Si cerca di mettere fuori gioco le posizioni più ragionevoli del centrodestra. La devolution non c’entra nulla con il federalismo. La riforma del titolo quinto della Costituzione voluta dal centrosinistra trasferisce oltre il 50% delle competenze, che oggi appartengono allo Stato, a regioni, provincie e comuni. La devolution non dà più poteri alle regioni di quanto ne dia la riforma federalista, introduce però la rottura di qualsiasi quadro di coesione nazionale.
Berlusconi e Fini ostaggio di Bossi, nella sostanza?
La verità è che Bossi aveva bisogno di una bandiera per far vedere che esiste. Per farla sventolare ricatta la sua maggioranza che è consapevole per prima che la devolution costituisce un colossale inganno. C’è un centrodestra che in Parlamento ha i numeri per continuare a governare fino alla fine della legislatura. Ma questa maggioranza non ha coesione, litiga su tutto, non ha una strategia, non è capace di arrestare il pericolo di declino di cui ha parlato Fazio e di minore competitività di cui ha parlato Ciampi. L’Italia rischia moltissimo.
Ma l’Ulivo non appare come un’alternativa credibile...
"Noi continueremo a batterci dall’opposizione denunciando ogni scelta contraria agli interessi dell’Italia compiuta dal governo. Nel contempo dobbiamo dare al Paese un messaggio di fiducia mettendo in campo un progetto. Serve un salto di qualità. Dobbiamo dotare l’Ulivo rapidamente di un Ufficio per il Programma e dobbiamo costruire un Forum Ulivo-società civile..."
Un modo per istituzionalizzare il rapporto con i girotondi??
C’è bisogno di un Ulivo più unito e stiamo lavorando per questo. Ma l’Ulivo deve diventare sempre più riferimento di una società in movimento, di tutti coloro che vogliono costruire l’alternativa al centrodestra. Il Forum potrà essere il luogo dove l’Ulivo si confronta con ciò che nella società guarda al centrosinistra con speranza e fiducia."
L’Ulivo può andare in frantumi nel caso di attacco all’Iraq. Non crede??
"No, non credo. È evidente che in tutti c’è preoccupazione per i rischi drammatici di una guerra che bisogna evitare in ogni modo. Il problema non è quello di discutere astrattamente cosa faremo noi se ci sarà la guerra. Il problema, invece, è quello di battersi perché la guerra non ci sia e di evitare che si arrivi ad un conflitto catastrofico mettendo in campo ogni forma di pressione politica capace di costringere Saddam ad applicare le risoluzioni Onu. E l’iniziativa della comunità internazionale, dell’Europa e dell’Italia deve essere finalizzata a questo. Ma l’Europa deve assumere anche un ruolo strategico decisivo per dare alla globalizzazione contenuti diversi. E i paesi europei devono sviluppare politiche coerenti. Anche su questo punto il governo italiano sta facendo errori gravi. Nella finanziaria si sospende l’applicazione della legge approvata dal centrosinistra sulla cancellazione dei debiti dei paesi più poveri. Ho scritto una formale lettera al nuovo ministro degli Esteri, Frattini. Chiediamo che al Senato si ripristini il funzionamento di quella legge nel suo impianto originario. "
 
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