15 Settembre, 2002
Le proposte di riordino della Sanità di Livia Turco. di Gian Carlo Storti
Metteremo tre ticket e cerchiamo nuovi fondi
Le proposte di riordino della Sanità di Livia
Turco.
Sanità, la cura della Turco
«Metteremo tre ticket e cerchiamo nuovi fondi»
Ho letto, sul giornale La Stampa, una intervista
a Livia Turco, Ministra della Sanità, ecco
un estratto delle sue proposte piu' interessanti
e che faranno discutere sicuramente l'Unione.
Domanda. Lo spreco piu' intollerabile: gli stanziamenti
inutilizzati.
Risposta: "Sanità non significa voragine di soldi
dei contribuenti. Appena ho messo piede al
ministero ho scoperto soldi stanziati e non
spesi per ammodernare la rete ospedaliera.
È vergognoso che la pubblica amministrazione
debba ancora imparare che il fattore tempo
in politica è decisivo. Lo spreco più intollerabile
sono gli stanziamenti inutilizzati per radioterapia,
ospizi per pazienti terminali, cure “intramoenia”,
strumenti diagnostici. Corriamo ai ripari
con una nuova norma che consentirà gli investimenti
in sanità per aggiornare tecnologie e strutture,
soprattutto nel Mezzogiorno.La sanità deve
diventare fattore di sviluppo e non solo
misura di equità".
Domanda: Ricette e ricoveri facili costano ogni anno
allo Stato dieci miliardi di troppo...
Risposta: Non se ne può più del tam tam su malasanità
e sprechi. Come ministro sento il dovere
etico di promuovere una campagna che metta
in risalto la tanta buona sanità che c’è
in Italia, altrimenti si dice il falso, si
crea sfiducia nei cittadini e si viene meno
alla promozione del diritto alla salute.
Ci sono ottimi professionisti nei nostri
ospedali e l’Organizzazione mondiale della
sanità certifica che il sistema italiano
è uno dei migliori. Certo, è difforme (un
conto sono la Toscana e l’Emilia, un altro
purtroppo il Mezzogiorno) e perdurano gravi
sprechi.Ci sono medici straordinari che chiedono
di essere valorizzati nella loro professionalità,
di essere coinvolti, di contare di più e
che non di soldi. Poi esistono anche i fannulloni
che pensano a scappare subito dall’ospedale
pubblico per andare in clinica. Grazie a
Dio, però, malgrado il governo Berlusconi
abbia sciaguratamente tolto l’esclusività
di rapporto, il 95% dei medici ha scelto
le strutture pubbliche."
Domanda:Ora il braccio di ferro è sul fondo sanitario
nazionale: il ministro Padoa-Schioppa propone
95 miliardi di euro, lei ne chiede 96, le
Regioni 98. Come finirà?
Risposta: "Come si vede le distanze non sono enormi,
quindi troveremo un accordo. Garantisco che
non ci saranno tagli, bensì un adeguamento
di risorse per la sanità pubblica e la discussione
sull’entità è in corso con le Regioni. La
sfida è far uscire la sanità dall’eterna
emergenza con un chiaro meccanismo di definizione
del fabbisogno e di finanziamento. Negli
ultimi cinque anni la spesa sanitaria ha
avuto una crescita annua reale del 4% e nominale
del 6%. Noi, invece, abbiamo un tendenziale
scritto nel Dpef del 2006 che è di 103 miliardi
di euro. La nostra priorità, quindi, non
è tagliare ma raffreddare l’aumento della
spesa sanitaria. E ciò intervenendo non sui
livelli di assistenza, bensì sulle inefficienze".
Domanda: Ma le Regioni che spendono troppo?
Risposta: "Non voglio prevaricare l’autonomia regionale,
però efficienza significa equità. Con le
Regioni stiamo facendo l’elenco, ci sono
prestazioni che vanno escluse dalla “copertura”
e altre, come l’epidurale e le cure odontoiatriche,
che devono diventare gratis. Il costo dei
livelli essenziali d’assistenza deve diventare
omogeneo sul territorio nazionale e come
punto di riferimento assumeremo la performance
migliore. Le apparecchiature e l’uso delle
tecnologie costano molto, quindi serve uno
strumento di valutazione per decidere quali
siano davvero necessarie. Oggi la modalità
degli acquisti genera spreco, quindi va centralizzata,
accorpando le Asl come hanno già fatto Regioni
come il Piemonte. Contro l’eccesso di prescrizioni
di farmaci, esami e visite specialistiche
puntiamo sulla responsabilità dei medici
di famiglia".
Domanda: Via libera ai ticket, quindi?
Risposta:"Studiamo forme di compartecipazione
alla spesa come i ticket per gli interventi
non strettamente necessari di pronto soccorso,
per chi non si presenta dopo aver prenotato
una visita (una misura già applicata in Toscana)
e per i ricoveri di pazienti con alti livelli
di reddito. Don Milani ci ha insegnato che
nulla è più ingiusto che fare parti uguali
tra disuguali. L’universalismo deve garantire
la qualità a tutti. Il fine del Welfare è
che nell’ospedale pubblico ci vada l’operaio
e l’industriale. Ma il costo va sostenuto
in base del reddito. La Finanziaria, con
la “tassa di scopo”, creerà un fondo per
i non autosufficienti. Un contributo di solidarietà
per l’assistenza domiciliare: a vantaggio
delle famiglie e delle casse del Ssn. Finora
in mancanza di servizi sociali e di centri
di riabilitazione, il carico ricade sulla
sanità pubblica».
Considerazioni finali.
Condivido la filosofia che "nulla è
più ingiusto che fare parti uguali tra disuguali".
Il cittadino dovrebe pagare le tase in rapporto
al proprio reddito. Il sistema sanitario
deve essere universalistico, ma per essere
universalisto deve essere selettivo, deve
appunto garantire i livelli esenziali di
assistenza, il di piu' è giusto che sia a
carico del singolo .
Le proposte della Turco sono molte le riassumo:
* tassa di scopo per finanziare il fondo
per i non autosufficienti;
* contributo di solidarietà per l'assistenza
domiciliare;
* ticket per gli interventi non strettamente
necesari di pronto socorso e per i ricoveri
di pazienti con alti livelli di dettito;
* ridefinizione dei livesi essenziali di
assistenza;
* rilanciare la modernizzazione delle struture
ed evitare " investimenti" inutili;
* lanciare una campagna che evidenzi la buona
sanità che il sistema paese sta producendo.
Insomma..Mi pare un bel paccheto di proposte.
Anche in questo caso l'appello all'Unione
è quello di discutere possilmnete senza farci
del male. In questo, la sinistra è spacialista.
storti@welfareitalia.it
 
|