15 Settembre, 2002
Parco del Cilento: come la destra vorrebbe gestire i parchi nazionali
Il Ministro Matteoli ha pensato bene di “azzerare” per la seconda volta in pochi mesi gli organi del parco del Cilento “licenziando” tutto il consiglio ed il suo presidente Giuseppe Tarallo.
Parco del Cilento: come la destra vorrebbe gestire i parchi nazionali
Anziché sostenere e stimolare la complessa attività di uno dei più popolati ed estesi parchi nazionali d’Europa nel difficile lavoro per attuare il piano di sviluppo economico e sociale recentemente approvato dalla comunità del parco, in questi giorni il Ministro Matteoli ha pensato bene di “azzerare” per la seconda volta in pochi mesi gli organi del parco del Cilento “licenziando” tutto il consiglio ed il suo presidente Giuseppe Tarallo.
La scusa della volta precedente fu quella del mancato invio al Ministero della dichiarazione dei redditi del presidente Tarallo.
Ora Matteoli si vuole servire della recente legge del cosiddetto “spoil system” per tentare nuovamente di mandare tutti a casa, compresi i cinque rappresentanti indicati dalle amministrazioni locali che proprio lo stesso Ministro aveva nominato, dopo lunghi tentennamenti, pochi mesi orsono.
Dopo le dichiarazioni buoniste e concilianti dei primi mesi del suo incarico, tese a rassicurare che non avrebbe sostituito nessun Presidente in carica e che si sarebbe mosso insieme a Regioni ed Enti Locali, il Ministro ha prima commissariato una prima volta il parco del Cilento, poi il parco del Pollino, continuando con l’Arcipelago Toscano e l’Appennino Tosco Emiliano, dove ha cercato invano (il TAR ha annullato la nomina) di insediare un presidente senza l’intesa preventiva con le Regioni.
Ora ci prova di nuovo con il Cilento dimostrando così, se ancora ce ne fosse bisogno, le sue vere intenzioni: occupare i parchi nazionali con uomini che rispondano solo ai comandi del centro destra locale e del suo Ministero, senza tenere in nessun conto le istituzioni territorialmente interessate ed il valore, l’esperienza , la professionalità di chi deve essere chiamato a dirigere le aree protette.
Ma soprattutto senza preoccuparsi affatto delle finalità, di conservazione e di ecosviluppo, dei parchi nazionali, visto che in meno di due anni della sua gestione Matteoli è riuscito quasi ad azzerare i fondi per gli investimenti, ridotti a soli 5 milioni di euro all’anno, ed a decurtare di circa il 20% quelli per il loro funzionamento .
In tutta Europa invece i parchi sono entità che godono di autonomia gestionale, di ingenti finanziamenti pubblici e che funzionano in sintonia con le istituzioni locali.
Finanziamenti adeguati, maggiore autonomia, più democrazia e partecipazione alle scelte da parte dei cittadini residenti, grandi progetti nazionali per la conservazione ambientale e la valorizzazione delle risorse naturali: sono queste le cose di cui hanno bisogno oggi i nostri parchi nazionali. Non già di un autoritarismo tanto arrogante quanto confusionario ed inconcludente, che finirà solamente per ridurli a propaggini strumentali e burocratiche del Ministero, incapaci di produrre tutela e nuovo sviluppo durevole.
La preoccupante situazione del Cilento è l’esempio di ciò che sta per succedere, e che in parte è già in atto, in campo nazionale.
Per questa ragione la prima e più importante cosa da fare è quella di sconfiggere la concezione proprietaria dei parchi, di cui è espressione l’azione del Ministro Matteoli e di tutto il centro destra sia a livello nazionale che regionale, per evitare che siano pregiudicati gli straordinari risultati ottenuti negli anni scorsi in questo campo e che hanno ridato dignità internazionale al nostro paese.
Gruppo parchi della Sinistra Ecologista
 
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