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						 15 Settembre, 2002  
						«A 50 anni dalla rivolta di Budapest»  
						Mozione di Ladina (Verdi) in Consiglio Provinciale. «Il diritto dei popoli alla democrazia»
  
                      
Mozione presentata da Andrea Ladina dei Verdi a 50 anni dalla rivolta 
popolare di Budapest in Ungheria repressa dai carri armati sovietici per 
ribadire il diritto di ogni popolo a scegliere democraticamente il proprio 
Governo ed il proprio futuro. Il documento sarà trattato nel primo consiglio 
provinciale utile. 
Segue il testo integrale della mozione prot. 201560 del 26 ottobre 2006  
 
A Budapest, nell'ottobre del 1956 una pacifica manifestazione di operai, 
intellettuali, donne e giovani di solidarietà con le dimostrazioni operaie di 
Poznan in Polonia in cui si reclamava democrazia, libertà e più alti salari 
diede l'avvio all'insurrezione contro il regime stalinista allora vigente nel 
Paese. 
 Il 23 ottobre nella piazza del Parlamento della capitale ungherese 200.000 
persone espressione di un popolo a cui era stato impedito, fino ad allora, ogni 
forma di libertà di pensiero, di organizzazione e di dissenso rispetto al 
sistema dittatoriale imposto dai comunisti chiesero di assegnare la guida del 
Governo ad un esponente riformista come Imre Nagy il quale tentò di favorire una 
fase di transizione tra il sistema comunista e quello democratico adoperandosi 
come mediatore tra il popolo insorto e l'Unione Sovietica. 
I consigli operai e contadini nel frattempo costituitisi in tutto il Paese 
formularono proposte per la formazione di un nuovo Governo: il ritiro dei 
sovietici fino ad allora presenti nel Paese, l'abolizione della polizia segreta, 
libere elezioni e l'uscita dell'Ungheria dal patto di Varsavia. 
Ad un primo atteggiamento conciliante mostrato dai sovietici fece seguito una 
inversione di rotta da parte del Partito comunista dell'Unione Sovietica (Pcus) 
che non fu in grado di comprendere  le richieste di modernizzazione e di 
innovazione, di libertà e di democrazia provenienti dalla base (dalla Polonia 
all'Ungheria) e che pertanto risposte nel modo classico di ogni potere assoluto 
con la guerra: l'Ungheria venne invasa dai carri armati sovietici che in tre 
settimane (dal 3 al 20 novembre) annientarono le forze rivoluzionarie ungheresi, 
non senza accaniti scontri. 
Una repressione brutale piombò sull'Ungheria , al termine degli scontri vi 
furono decine di migliaia di morti, altrettante migliaia di esuli, molti furono 
incarcerati, lo stesso Presidente Imre Nagy, figura di alta dignità politica e 
morale, due anni dopo ucciso barbaramente dal regime comunista. 
In Italia il segretario del Pci Palmiro Togliatti, insieme ad altri dirigenti 
comunisti, dimostrando ottusità politica oltre che culturale, appoggiarono in 
pieno la brutale repressione sovietica mentre si distinsero persone più 
lungimiranti come il segretario del Partito Socialista Italiano Pietro Nenni ed 
il segretario della CGIL Giuseppe Di Vittorio che condannarono, con coraggio e 
senza mezzi termini l'invasione sovietica.  
Importante fu anche il dissenso nei confronti dell'invasione sovietica e 
dell'atteggiamento connivente dei dirigenti del Pci espresso da una serie di 
intellettuali di sinistra, tra cui Natalino Sapegno, Italo Calvino e tanti che 
sottoscrissero un documento di critica promosso dalla casa editrice Einaudi. 
Oggi, a distanza di 50 anni apprezziamo le parole del Presidente della 
Repubblica Italiana Giorgio Napolitano il quale, intervenendo di recente a 
Budapest ad una manifestazione in ricordo della rivolta ungherese del '56 ha 
reso omaggio alla nobile figura di Imre Nagy e alle vittime della repressione, 
riconoscendo le ragioni degli insorti che reclamavano democrazia, libertà, 
lavoro e diritti civili. 
Come apprezziamo le parole del Presidente della Camera Fausto Bertinotti  
che, commemorando in Parlamento, il giorno 24 ottobre 2006, la rivolta ungherese 
del '56 contro il regime comunista ha detto testualmente: " Gli insorti di 
Ungheria non furono solo vittime della storia ma anche portatori di futuro, 
protagonisti di una rivoluzione nazionale e democratica repressa con l'inganno 
dall'Urss, che si è macchiata di una indelebile colpa storica, calpestando i 
diritti di un popolo e della persona. Il potere, infatti, non può mai essere 
difeso con le armi contro il volere popolare". 
Tutto ciò premesso ed in considerazione dell'importanza di non dimenticare le 
lezioni della storia  
quando questa riguarda la difesa della democrazia 
IL CONSIGLIO PROVINCIALE DI CREMONA 
1.      Fa proprie le parole del Presidente della Repubblica e del Presidente 
della Camera dei Deputati  e rende omaggio alla nobile figura di Imre Nagy 
e di tutte le vittime della repressione sovietica in Ungheria nell'ottobre - 
novembre 1956 sostenendo il principio che ogni popolo ha il diritto  di 
scegliere liberamente il proprio Governo e che ogni Paese deve avere il diritto 
di scegliere il proprio futuro senza ingerenze esterne, sia politiche, sia 
economiche, sia militari. 
2.      Ritiene, sulla base dei compiti di indirizzo politico che gli compete di 
affidare al "Comitato per la difesa e lo sviluppo della democrazia", espressione 
dell'Amministrazione provinciale, organismo che da anni sta facendo un prezioso 
lavoro sulla storia recente del nostro paese e dell'Europa in tema di dittature 
e di  ideologie liberticide che soffocano al libertà e la democrazia di 
approfondire il tema dei danni provocati dal comunismo stalinista e dalle 
diverse dittature del "socialismo reale" promovendo iniziative culturali ed 
informative nelle scuole e nella società. 
Andrea Ladina - capogruppo dei Verdi nel Consiglio provinciale di Cremona       
 
 
         
 
 
 
  
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