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 Economia

15 Settembre, 2002
La serrata dei benzinai
«I gestori non sono disposti ad essere sacrificati in silenzio»

Incontro promosso da ASCOM Cremona sulla liberalizzazione degli impianti di distribuzione di carburanti

"I gestori non sono disposti ad essere sacrificati in silenzio"

Sciopero di 48 ore, il 7 e l'8 febbraio, promosso congiuntamente da Figisc/Anisa-Confcommercio, Faib/Aisa-Confesercenti e Fegica-Cisl

Non si è fatta attendere la risposta dei benzinai alle liberalizzazioni proposte dal Governo, ed in particolare all’articolo 18, che fa cadere l’obbligo di distanza minima tra impianti di distribuzione di carburanti, aprendo in buona sostanza il mercato dei carburanti alla Grande Distribuzione Organizzata. Nel corso di una affollata conferenza promossa dall’ ASCOM della provincia di Cremona, le tre associazioni di categoria dei gestori - Figisc/Anisa-Confcommercio, Faib/Aisa-Confesercenti e Fegica-Cisl - hanno infatti ribadito ferma opposizione al provvedimento. Lo sciopero di 48 ore previsto per il prossimi 7 ed 8 febbraio rappresenta, dunque, solo il primo atto di un confronto dal cui esito dipendono le sorti delle stazioni di servizio.

“Il Governo – ha esordito Fabrizio Cosma, delegato di Figisc/Anisa-Confcommercio - sceglie l’azione dimostrativa, chiudendo la porta ad ogni confronto, e costringe una intera categoria di lavoratori ad una risposta durissima e non equivocabile: i gestori non sono disposti ad essere sacrificati in silenzio, né per fare un favore alla potente lobby della GDO, né per consentire di fare bella mostra dei loro muscoli, ai tanti protagonisti dell’eterogenea maggioranza.”

“Le misure che riguardano il nostro settore, nascoste nella confusione del progetto presentato, negano – ha incalzato il rappresentante di Faib/Aisa-Confesercenti, Fabbio Baitelli - la riforma del Titolo V della Costituzione, scippando le Regioni delle loro competenze, non portano alcun vantaggio alla collettività, evidenziano una volontà punitiva nei confronti della categoria e sono destinate al contrario a depauperare gli investimenti industriali effettuati sugli impianti esistenti, disincentivando anzi qualsiasi nuovo investimento destinato ad aree moderne ed integrate con attività non oil collaterali, la conseguente contrazione dei livelli occupazionali, la mortificazione della diversificazione e del livello qualitativo dei servizi offerti ai consumatori, costretti a percorrere decine di chilometri per trovare un impianto”.

L’effetto che nel medio periodo verrà ottenuto sarà, infatti, la consegna del mercato e dei consumatori ad un monopolio “perfetto”, realizzato sulle due gambe dei giganti del petrolio e della GDO. “Con buona pace – ha osservato il rappresentante di Figisc/Anisa-Confcommercio Graziano Bossi - della concorrenza, perseguita e sbandierata dalle associazioni dei consumatori, e di coloro che auspicano un supposto e invece negato libero mercato.

Va detto poi che il basso profilo ed il “silenzio” dell’industria petrolifera denunciano chiaramente una malcelata diffusa convinzione di non vedersi scalfita la propria rendita, potendo contare su una naturale capacità di riposizionamento (il suo prodotto, in un modo o in un altro, sarà comunque collocato e distribuito) e utilizzare l’alibi ad essa offerto per liberarsi finalmente dei gestori ed introdurre in modo massiccio piccoli distributori interamente automatizzati, quale risposta agli impianti negli ipermercati. Tutto questo il Ministro Bersani lo sa bene, così come conosce bene le storture anticoncorrenza del doppio mercato rete ed extrarete. Ma ormai è completamente prigioniero del “clima” politico e del continuo “gioco al rialzo” dei suoi colleghi di maggioranza, di Governo e persino di partito (presente e futuro), teso a “misurare” (contando di ridimensionarla) la sua credibilità. Non è difficile comprendere, alla luce di questa situazione, il perché del rifiuto di qualsiasi confronto e la decisione di “alzare un campanile”, ributtando la palla nell’incerto e periglioso campo dell’iter parlamentare, dove le responsabilità fatalmente si diluiscono. Si tratta, però, di un campo dove le facoltose lobby dei petrolieri e della GDO giocano in casa, dove le ragioni della nostra categoria rischiano di venire neanche ascoltate”.

In un tale contesto, ai gestori non rimane che utilizzare lo sciopero, in attesa di altre forme di protesta più incisive, quale unico, estremo strumento che è stato lasciato loro per difendere se stessi, il proprio lavoro, le proprie attività e, tutto sommato, l’unica vera possibilità che la collettività ha di garantirsi un mercato libero.

 


       



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