15 Settembre, 2002
Da " Vu cumprà" a " Regolari" ( di Gian Carlo Storti)
La lotta agli "abusivi" ed alle falsificazioni era ed è richiesta dagli ambulanti regolari, prima tutti italiani
Da " Vu cumprà" a " Regolari" ( di Gian Carlo Storti)
La lotta agli "abusivi" ed alle
falsificazioni era ed è richiesta dagli ambulanti
regolari, prima tutti italiani
ll loro modo di parlare, " vu cumprà"
, è diventato sinonimo di commercianti irregolari.
E' con questa immagine che si sono presentati
gli stranieri in Italia nello scorso decennio.
Certamente i " Vu cumprà" sono
ancora molti. E' il primo gradino del loro
inserimento sociale. Spesso sono vittime
di grossisti con pochi scrupoli che li sfruttano
a dovere.
Gli fanno il carico settimanale dei prodotti
da vendere e dei soldi da riportare. Uno
di loro, che fa il "posteggiatore"
irregolare di fronte all'ospedale di Cremona,
mi ha detto che il suo carico settimanale
vale 150 euro.
Al grossista deve quindi riportare quella somma. Tutto
quello che guadagna in più resta a lui.
E' anche per quello che si contratta in continuazione.
Sicuramente sono abusivi e quindi spesso " pizzicati" dai vigili
urbani. Sono molto attenti e quando vedono
una pattuglia raccolgono tutto e se ne vanno
alla svelta.
Li troviamo, oggi in misura minore, in luoghi
ben definiti.
In prossimità dei mercati regolari, nei parcheggi
appunto, o a volte nelle feste popolari:
insomma dove passa tanta gente.
Sulla lotta agli abusivi hanno fatto la loro
fortuna elettorale sia la lega che le forze
di destra. La lotta agli "abusivi"
ed alle falsificazioni era ed è richiesta
dagli ambulanti regolari, prima tutti italiani.
Già ora le cose stanno rapidamente cambiando.
Basta circolare in un nostro mercato che
ci accorgiamo che la presenza di ambulanti
stranieri è bel visibile ed in alcuni casi
vistosa.
In alcune città si conta addirittura una
presenza che sfiora il 50%.
Ma chi sono costoro? Che attività svolgono
?
Due sono le "razze" che si notano:
i gialli ed i neri.In particolare le loro attività sembrano
essere riversate sui prodotti non alimentari
e non specializzati. Guardando in profondità si
nota che i loro banchetti sono semplici:
ombrelloni, gazebo, tavolini e merce nelle
ceste o direttamente sui banconi. Mucchi
di vestiti colorati od oggetti vari ( dalle
pile ai cavalletti delle macchine fotografiche)
a prezzi molto ma molto stracciati.
Nella maggior parte dei casi quelle merci
hanno la scritta " made in china".
Dietro i banchi " dei gialli" troviamo intere famiglie: dai nonni, ai genitori,
ai bambini con occhi vispi, che sanno contrattare
benissimo e sono molto attenti ai furti sul
banco.
Quasi con aria di riscatto uno di lori mi
ha detto che "non rubano solo gli stranieri
ma anche gli italiani".
I "neri" invece non sono in molti dietro al banco.
Segno questo che probabilmente non hanno
la famiglia in Italia.
Gli episodi di colore che si potrebbero raccontare
sono molto gustosi in particolare osservando
il momento della contrattazione sul prezzo.
Scopri così che anche gli italiani sanno
contrattare e che a fare ciò si divertono
molto.
Ma in questa sede ci dobbiamo chiedere del
perché di questo fenomeno e delle possibili conseguenze.
Sicuramente, come avviene in altri settori,
anche in questo i figli degli italiani non fanno
più i mestieri del padre o dei loro genitori.
Essere ambulanti è dura, anzi durissima.
Ti devi alzare presto al mattino per raggiungere
il mercato. Con acqua, sole, pioggia o neve
ti devi muovere. E' il fatturato di ogni
giorno che ti da vivere, che ti consente di vivere bene,modestamente o
male.
Le " malattie professionali" più diffuse
sono le artrosi ( cervicale, ginocchio ecc.) e le artriti.
Queste attività poi richiedono , nella maggior parte dei casi,
professionalità modeste o normali.
Quindi sono i " vecchi ambulanti italiani"
che vendono/cedono la loro licenza ai nuovi
arrivati.
Una serie di leggi hanno poi agevolato l'integrazione
in questo settore. Credo che sia il settore
dove l'integrazione è stata pensata per davvero
dando quindi la possibilità agli immigrati di svolgere attività regolari.
Ma quali conseguenze l'immissione di queste
"forze nuove" possono generare?
Il settore degli ambulanti è molto ben rappresentato
da associazioni di categoria che, spesso
, sono in concorrenza fra loro.
Il livello di partecipazione degli ambulanti
italiani a queste associazioni era e rimane
molto elevata.
A quanto pare invece , fra gli stranieri,
la percentuale di iscrizione a queste organizzazioni
è invece minore.
Queste associazioni sono anche molto combattive nei confronti dei comuni
, che hanno la potestà di decidere i luoghi
e le modalità di effettuazione dei mercati
stessi.
Non esiste città nella quale si discuta di
queste cose. Vedi per la nostra provincia
problematiche di Crema ( mercato degli "
stalloni") o di Cremona ( spostamento
del mercato da piazza Stradivari).
Le associazioni hanno quindi in primo luogo
la necessità di recuperare la rappresentanza
degli ambulanti stranieri che oggi appaiano
in qualche modo " non rappresentati".
Se questo non avverrà, come sta già avvenendo
in altri settori, non è da escludere che
possano nascere associazioni " indipendenti"
dalle storiche organizzazioni degli ambulanti
( fenomeni di questa natura si stanno registrando
ad esempio sulla costa romagnola)
Nel settore degli ambulanti quindi non è
in corso solamente un fisiologico ricambio
generazionale ma siamo in presenza di una
mutazione "genetica" che sta offrendo agli stranieri una forte
possibilità di integrazione.
Infine alcuni osservatori si stanno domandando
il grado di applicazione delle regole fiscali.
Le risposte che questi esperti forniscono
sono semplici e chiare: la categoria degli
ambulanti si comporta allo stesso modo. Ovvero
sui temi dell'elusione e/o evasione fiscale
non vi sono differenze di razza: gli stranieri
si comportano come gli italiani e si lamentano
anch'essi della pressione fiscale troppo
elevata.
Ed è su questo che debbono puntare i soggetti
istituzionali quali i comuni,le camere di
commercio e le organizzazioni di rappresentanza.
Non basta affermare a parole che gli italiani
non sono razzisti e che si vuole l'integrazione.
Questo è uno dei settori dove sicuramente
si può fare molto. E' anche un modo concreto
di perseguire progetti di innovazione dentro
una strategia di integrazione multi culturale e multi etnica.
E' anche da qui che può nascere la Nuova Italia.
storti@welfareitalia.it
cr 17 settembre 2010
 
|