15 Settembre, 2002
Matrimonio ? Perchè non a termine? di Gian Carlo Storti
Si sa, anche il Papa lo sostiene, il “ relativismo imperante” porta alla crisi del matrimonio.
Che ne dite del matrimonio a tempo?
Come uscire dalla crisi del matrimonio indissolubile
?
Si sa, anche il Papa lo sostiene, il “ relativismo
imperante” porta alla crisi del matrimonio.
Assodato che noi laici, a meno di conversioni
estreme sulla strada di Damasco, sempre possibili
per carità, ma razionalmente osteggiate continueremo
ad essere “ relativisti convinti” ci dobbiamo
porre il problema di come gestire la “ crisi
del matrimonio indissolubile”.
Egoisticamente potremmo dire che se avessimo
la possibilità di una seconda vita non ci
sposeremmo…al massimo potremmo convivere.
Ma si sa una seconda occasione di vita ..difficilmente
potremo giocarla. Quindi conviene razionalmente
ipotizzare una evoluzione dell’ istituto
matrimoniale.
E noto. Il matrimonio, è un istituto giuridico
nato per dare ordine alla società; ha come
aspetto peculiare la garanzia dei trasferimenti
dei beni immobili nella prosecuzione dell’asse
ereditario , così è e così è stato sin dagli
albori della società occidentale, che ha
basato le sue radici sulla monogamia , quale
asse portante della nuova società moderna.
Dopo secoli di inattaccabilità e di faro
sociale questo istituto sociale ha raggiunto
il capolinea, i divorzi sono in aumento,
e l’istituto così come concepito nella sua
rigidità ed immutabilità pare non esser in
grado di reggere lo scorrere del tempo, ed
è sempre più messo in discussione, dalla
società odierna.
Le alternative possibili oggi appaio tre:
- la convivenza pura e semplice;
- il PACS;
- il matrimonio a termine.
La convivenza pura e semplice non è il massimo,
soprattutto se nascono dei figli. Si aprono
grandi problemi ereditari e patrimoniali.
A chi toccherebbe la pensione di reversibilità
nel caso di morte, statisticamente prevedibile,
dell’uomo della coppia? A chi andrebbe l’appartamento
, o quota parte di esso, faticosamente realizzato
e pagato con anni di mutui versati? Ed i
figli ? Insomma , sarebbe questa la condizione,
piu’ semplice per chi se va ( o all’altro
mondo o con un’altra persona) ma quella piu’
complicata per chi rimane, figli compresi.
Una soluzione quindi, razionalmente da scartare,
da evitare. Crea piu’ problemi di quelli
che risolve. Certo la convivenza ha un grande
vantaggio: non deve essere comunicata a nessuno.
Ognuno rimane single. Ma appunto una soddisfazione
effimera. Eppoi sulla convivenza la chiesa
che può dire. Mica ti può impedire la comunione
come ai divorziati. Però questa mi pare una
effimera soddisfazione.
Il PACS. Oddio. E’ sicuramente piu’ peccato
del peccato di convivenza e di divorzio.
Un patto materiale fra due soggetti, che
possono essere anche di identico sesso. Il
21 dicembre di questo anno in Inghilterra
si sono uniti in Pacs circa 800 copie di
omosessuali. Un giorno triste per la chiesa.
Il Pacs ha quindi molte controindicazioni
anche se risolve alcuni problemi materiali
che la convivenza nemmeno abbozza.
Il matrimonio a termine. Ecco questa sembra
la novità, la strada da percorrere. Vale
a dire che, una volta sposati il contratto
matrimoniale non dura più per tutta la vita
, ma per un minimo di 5 anni sino ad un massimo
di 10 anni, ad esempio. Alla scadenza le
parti possono rinnovare l’accordo legale
o ritornare nello stato di celibato o nubilato
in cui si trovavano prima del matrimonio,
questo eviterebbe dispendiosi costi per riottenere
lo status sociale originario; nelle more
del matrimonio la funzione del doppio registro
immobiliare fungerebbe da discriminante nell’iscrizione
e registrazione dei beni che le parti acquistano
durante l’accordo legale di convivenza- detto
matrimonio- registrandoli in comunione o
esclusivamente ad uno dei coniugi. Per i
figli tutto sarebbe piu’ semplice. L’asse
ereditaria salvata. Le garanzie chiarite
ecc. Forse non essendoci divorzio magari
la chiesa permetterebbe anche di fare la
comunione.
Sicuramente il matrimonio a termine è una
ottima alternativa al matrimonio “ indissolubile”,
con il vantaggio che rinnovo per rinnovo
potrebbe diventare indissolubile. Non male
come possibilità.
Sicuramente adesso penserete che io sia matto.
Matto non so , ma sicuramente un provocatore
si. Ebbene si è necessario provocare , andare
controcorrente, in un periodo nel quale gli
appelli alla tradizione sembrano essere molto
forti e le scomuniche dei relativismi riapparire
come fantasmi del passato.
Per carità di Dio. Vivi e lascia vivere.
Evitiamo di rimettere le catene alle persone.
Ognuno spenda le monete che ha da spendere.
Io però desidero essere lasciato in pace.
Laico sono ed intendo rimanerlo. Non vorrei
provare il fastidio di incontrare , ad ogni
angolo di strada, qualcuno che mi manda in
ansia e che , individuandomi come peccatore,
cerchi di riportami sulla retta via. Io,
scusate, desidero rimanere peccatore.
storti@welfareitalia.it
* articolo di Gian Carlo Storti pubblicato sabato 24 dicembre 2005
su il settimanale " Il Piccolo"
, giornale di Cremona e Provincia.
 
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