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15 Settembre, 2002
*Come parla?! Le parole sono importanti!* (di Deo Fogliazza)
Chi parla male, pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste: le parole sono importanti! (*)

Ci sono delle parole che fanno parte del circuito mediatico e della politica, che vanno perdendo di significato e che rischiano di aggiungere confusione a confusione. Lo sforzo di dire parole precise e che significhino "quella cosa lì", chiara e circostanziata, dovrebbe essere premiato.
Per chi opera nel campo dell'informazione, ed ancora di più per chi "fa politica", dovrebbe essere normale parlare in maniera intelleggibile. E' un fenomeno, questo, che purtroppo, però, sta sempre più venendo meno e diventa sempre più raro.
Per questo potrebbe risultare utile far nascere una sorta di "Premio Limpidezza", da assegnare annualmente ad un politico e ad un giornalista meritevoli, qualora ce ne fossero.
Potrebbe essere un'idea da suggerire alle diverse associazioni dei consumatori, che potrebbero organizzarlo a favore dei "fruitori di notizie" che, in Italia, sono davvero milioni.

***

PRIMARIE. In questi giorni si parla di "Primarie" in relazione all'appuntamento del 14 ottobre relativo alla elezione del Segretario nazionale del Partito Democratico ed alla concomitante elezione dell'Assemblea Costituente.
Il termine é male utilizzato, crea confusione e diminuisce l'importanza dell'evento.
C'é purtroppo da segnalare che - tra i primi a farne un utilizzo scorretto - sono proprio coloro che dovrebbero rifuggirlo, cioé proprio i politici dell'Ulivo.
Le "primarie" - lo dice la parola stessa .... sottolineerebbero "Quelli della notte" - sono un fatto che accade "prima", in preparazione di qualcosa. Infatti le "primarie" servono per selezionare e decidere - "prima" delle elezioni - il candidato della coalizione o del partito che ricorre al loro utilizzo. Dunque sono "primarie" quelle statunitensi. E sono state "primarie" quelle utilizzate, nell'ottobre del 2005, per assumere la decisione di candidare Prodi come leader dell'Unione nel confronto elettorale con Berlusconi ed il centro-destra.
Non sono invece "primarie" quelle del 14 ottobre. Sono qualcosa di diverso. E per certi versi sono molto di più.
Sono l'elezione diretta del Segretario nazionale del Partito Democratico, i cui protagonisti saranno centinaia di migliaia, forse (speriamo) milioni, di cittadini interessati alla nascita del PD.
Sarà un popolo a diventare protagonista del 14 ottobre. Un'elezione diretta, su scheda segreta, che concluderà un mese di confronto politico aperto, che potremmo definire una sorta di Congresso "en plain air" (all'aria aperta). Che immediatamente dà il senso della differenza, rispetto ai tradizionali congressi chiusi ed un tempo anche fumosi. Un'esperienza piena di democrazia, come non se ne é mai verificato in nessuna parte del mondo.
Questo, nella sostanza, é il "miracolo" che stiamo mettendo in piedi. Certo, denso di incognite ed anche con qualche errore e magari con qualcuno che cerca di tirare indietro.
Ma se é questo ciò che stiamo facendo, non si capisce perché non chiamarlo con il suo nome: elezione aperta, libera e popolare del segretario nazionale del Partito Democratico e dell'Assemblea Costituente. O, per dirla in sistesi, "Elezioni del 14 ottobre" (.... non Primarie del 14 ottobre).

***

MERCATO. Si parla spesso di mercato e di impresa quasi in maniera idilliaca.
La parola "mercato", detta in quel senso, evoca situazioni immaginarie.
Non va negato che, nel mercato, la libertà di impresa e di concorrenza induce un equilibrio che, come tale, si é dimostrato vincente, rispetto ad altri tentativi (l'economia pianificata, ad esempio) miseramente e drammaticamente falliti.
Ma nemmeno va dimenticato che il mercato libero "tout court" induce storture, diseconomie ed a volte anche drammi.
Per questo occorre sempre che il mercato venga "regolamentato" con interventi esterni. Di seguito un solo, piccolo esempio, tanto per capirci.
Il mercato é composto da imprese ed imprenditori che mirano, come é normale, al raggiungimento del cliente, alla sottoscrizione del contratto di vendita o di fornitura.
Mirano, insomma, alla commessa e, attraverso essa, mirano a fare bussiness.
Spesso per raggiungere quell'obiettivo non si guarda in faccia nessuno.
Non di rado il fornitore "debole" (ad esempio, il venditore o il rappresentante nei confronti della società mandante) si trova nelle condizioni di non vedersi pagate le spettanze (provvigioni) alla scadenza pattuita, quando addirittura non se le vede cassate del tutto.
Oppure ancora non é raro sentire, nel mercato, una frase detta da imprenditori poco corretti a propri fornitori "deboli", del tipo "No, non la pago. Mi faccia causa. Ci vedremo in tribunale". Consci del fatto che, in sede civile, possono passare dieci anni prima di raggiungere una decisione.
Mercato sì, dunque, ma mercato regolamentato. Una delle regolamentazioni più urgenti, al riguardo, é la riforma del Codice Civile e, più ancora, la ristrutturazione della macchina della legalità, che metta in grado la magistratura di fare fino in fondo e celermente il proprio dovere.

***

GIOVANI E MUTUO. Uno dei problemi più gravi che oggi travagliano il mondo dei giovani é la precarietà del lavoro che induce una certa precarietà della vita.
Spessissimo, per esemplificare la condizione vissuta da tanti giovani, si evoca il fatto di come un rapporto precario di lavoro renda impossibile, per un giovane, accedere a mutui bancari, per comprarsi casa e per mettere su famiglia.
Questo esempio é sinceramente abusato.
Mi chiedo: perché mai un giovane di 20-25 anni tra i primi desideri per la propria vita dovrebbe trovare il matrimonio ed il mettere su casa? Chi l'ha detto? Sposarsi troppo giovani non é forse causa delle numerosissime separazioni precoci e dei numerosissimi divorzi? Un giovane non può essere legittimamente animato dal desiderio di uscire dalla pracarietà non tanto per sposarsi, ma per guardare con maggiore fiducia al proprio futuro, alla propria crescita, alla costruzione della propria vita?
Certo, *anche* per sposarsi, ma non *solo* per sposarsi!
E poi "mettere su casa" attraverso un mutuo, non vuol forse dire impiccarsi ad un radicamento pressoché inamovibile, mettere radici, diventare stanziali, non ambire alla mobilità, e dunque anche ad una maggiore conoscenza?
E ancora: chi l'ha mai detto che per sposarsi sia necessario aver casa in proprietà? Ma non era sufficiente l'amore?! Perché mai un giovane dovrebbe tendere ad una vita inanellata da date capestro di mutui che scadono? Ma, scusate, immettere sul mercato dignitose case da affittare a giovani coppie, non potrebbe risultare più utile e vantaggioso sia per i giovani che per il Paese?
Nessuno nega che in Italia vivano giovani che tendono all'assestamento e magari già assennati a vent'anni.
Ma l'Italia ha bisogno anche di giovani-giovani, che abbiano la curiosità del futuro, che amino conoscere, viaggiare, fare esperienze. I quali, magari, possano trovare utile anche accendere un mutuo (possibilmente facilitato), ma non per mettere radici, ma per esplorare il proprio futuro, ricercare, costruire, sperare.
Mettere radici e giovinezza mi sembra un ossimoro poco condivisibile. O no? Deo Fogliazza

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(*) da "Palombella Rossa", film di e con Nanni Moretti

 


       



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