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 Il Punto

15 Settembre, 2002
Robert Redford è un grande democratico. di Gian Carlo Storti
Il film Leone per Agnelli, interpretato da Robert Redford, Meryl Streep, Tom Cruise, Derek Luke e Michael Peña offre un dibattito molto robusto sulle guerre che osserviamo ogni giorno e quelle che in un domani potremo incontrare.

Leoni per Agnelli. Riflettere fa bene. Incazzarsi pure, a volte. Robert Redford è un grande democratico. di Gian Carlo Storti
Il film Leone per Agnelli, interpretato da Robert Redford, Meryl Streep, Tom Cruise, Derek Luke e Michael Peña offre un dibattito molto robusto sulle guerre che osserviamo ogni giorno e quelle che in un domani potremo incontrare. Non è il classico film pacifista della sinistra democratica americana. E’ una vera e propria denuncia verso il compiacimento dei media nella gestione del caso Iraq, forse verso le guerre in generale, e verso la gioventù contemporanea vista nella sua apatia in ciò che li circonda.
La trama è abbastanza semplice. Arian ed Ernst, due studenti della West Coast University, hanno deciso di seguire il consiglio del professor Malley e cercano di compiere nella loro vita qualcosa di importante e si arruolano per andare a combattere in Afghanistan. Malley è orgoglioso della scelta fatta dai due ragazzi ma al contempo vive una profonda crisi morale perché si sente responsabile di aver messo in pericolo la loro vita. Mentre Arian ed Ernest lottano per sopravvivere e Malley si adopera per aiutare uno studente ribelle a trovare la sua strada a Washington il senatore Jasper Irving sta per fare scottanti rivelazioni a una giornalista TV... annuncia una nuova strategia di guerra per l’Afghanistan ad una reporter veterana, Janine Roth (Meryl Streep). Due soldati (Michael Peña e Derek Luke) perfezionano quegli ordini nuovi in un assalto aerotrasportato. Ed un professore di Scienze Politiche della West Coast University, il dott. Stephen Malley (Robert Redford), tenta di motivare un giovane studente (Andrew Garfield) a prendere parte in classe al dibattito.
E’ importante che gli Stati Uniti si stiano seriamente interrogando, soprattutto dal basso, sul senso e le strategie usate nel giustificare le guerre che si sono scatenate in questi ultimi anni, questa pellicola ne è un esempio. Qual è il merito di questo film?
I vecchi film pacifisti americani sul Vietnam puntavano a far ribellare le coscienze sul perché della guerra, della crudeltà della stessa, sul perché dell’uso delle armi chimiche ma non hanno mai messo in forse l’idea strategica: allora, infatti, lo scontro globale era libertà contro il comunismo. Il ruolo degli USA, della grande America era quello di essere la bandiera della libertà. E nessuno, nemmeno nella sinistra democratica metteva in discussione questo ruolo di supremazia. Era in discussione il come, le modalità con le quali le classi dirigenti attuavano questa “ supremazia”.
Questo film invece cambia radicalmente l’orizzonte strategico e si pone il problema se è davvero importante lavorare per affermare questa supremazia.
Insomma oggi, anche in America ci si interroga se vale  la pena “ lottare, combattere e morire “ quella idea grande della “supremazia”.
Il contrasto è evidente, durissimo, nel dialogo fra il senatore, che illustra la nuova strategia per mantenere “ la supremazia” e la giornalista che ormai non ci crede più e che non intende stare, di nuovo, al vecchio gioco della politica e fornire la sponda a queste scelte ormai superate.
Il dialogo poi fra il giovane bianco ed apatico, che gode e vuole godere dei privilegi di una comoda vita, ed il professore è intensissimo. Lui il professore che aveva incitato i due giovani americani, uno nero e l’altro latino americano, a fare qualcosa di grande per il paese, si corrode e cerca di capire se quella scelta è stata giusta. Il giovane apatico apparentemente non si fa coinvolgere se non verso la fine quando pone la domanda, forse classica, al suo professore “Ma ne vale la pena ?” ottenendo una risposta lineare ma profonda “ Almeno ci hai provato”.
Questi due dialoghi, fra il senatore e la giornalista da un lato e dall’altro fra il professore ed il giovane studente, sono “interrotti” da immagini crude, violente dell’azione militare portata avanti dagli altri due studenti partiti volontari in cerca di gloria “ per contare di più al loro ritorno”. Quei due militari muoiono da eroi, in piedi, fucilati da “ quei sporchi talebani”.
 Insomma non è più in discussione come viene fatta la guerra, ma perché si fa la guerra. A che serve, a chi giova, se non alla carriera di quel senatore che facendo leva sul’orgoglio americano vuole diventare Presidente?
Questo film non mi ha quindi solo confermato i miei valori pacifisti ma anche stimolato a continuare in una battaglia non solo sul come ma sul “perché”, sul “a chi giova”.
Si questo film mi ha fatto incazzare contro quel sistema di potere che per sopravvivere a se stesso trasforma, con la complicità dei media, lo strumento ( la guerra) nell’obiettivo ( la democrazia) facendolo diventare un tutt’uno indistinto. Insomma ci vogliono far credere che oggi la democrazia, la libertà ecc. esistono in quanto esiste la guerra contro i loro nemici o presunti tali.
Un film quindi di rottura con un vecchio scema liberale che tende a spiegare il mondo con il principio di Mary Poppins: “Basta un po’di zucchero è la pillola va giù”.
Un film che ti obbliga a riflettere ed ad agire.
Ecco tutto qui. Robert Redford è per davvero un grande democratico.
storti@welafareitalia.it

Cremona 12 gennaio 2008

Per vedere il  Trailer del Film LEONI PER AGNELLI

http://www.youtube.com/watch?v=n_V6ulwA0KE

 


       



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