15 Settembre, 2002
Il test bipartisan di Alitalia (Tito Boeri su La Stampa)
Air France-KLM ha voluto, dunque, accelerare i tempi. Non sorprende, dato che l'azienda ha liquidità sufficiente per continuare ad operare solo fino a giugno.
Air France-KLM ha voluto, dunque, accelerare i tempi. Non sorprende,
dato che l'azienda ha liquidità sufficiente per continuare ad operare solo fino a giugno. Non sorprende, dato che Silvio
Berlusconi solo una settimana fa aveva adombrato l'intenzione di
rimettere tutto in discussione e diversi esponenti della sua
coalizione elettorale continuano a dichiarare di voler salvaguardare
l'italianità di Alitalia. Sorprende semmai che Air France,
nonostante l'insostenibile lunghezza di questa operazione, sia
rimasta in corsa fino all'ultimo.
Alitalia ha distrutto negli ultimi 15 anni circa 15 miliardi di
euro, poco meno di due volte le risorse mobilizzate dall'ultima
manovra finanziaria. Si tratta di 270 euro per italiano, neonati
compresi. E' un bene che qualcuno oggi voglia investire, di tasca
propria, per il rilancio della compagnia ed Air France-Klm, una
volta acquisito il controllo di Alitalia, avrà tutto l'interesse a
rinnovare la flotta e a migliorare un servizio che sta, giorno per
giorno, diventando sempre più scadente. Nessun gruppo italiano ha
voluto in questi anni presentare una vera offerta. Quindi l'unica
alternativa possibile all'offerta di Air France-Klm è quella di
rimettere le mani nelle tasche degli italiani. Chi vuole far fallire
la trattativa si deve oggi prendere questa responsabilità: deve dire
agli italiani che intende varare una manovra finanziaria per far
sopravvivere l'italianità (o, meglio, la statalità) di Alitalia.
Sapendo che, come ci insegna l'esperienza di questi anni, Alitalia
in mano pubblica non potrà mai tornare ad essere autosufficiente. E'
difficile fare i conti con la realtà. E' difficile farlo per la
politica quando si è in campagna elettorale. L'offerta Air France-
Klm impegna non solo l'attuale governo, ma anche le principali forze
dell'attuale opposizione. Si chiede a queste un impegno entro il 31
marzo. Comprensibile perché non si vuole che il prossimo governo
metta i bastoni fra le ruote. Per certi aspetti questa vicenda ci
darà la prova della coesione interna dei due principali schieramenti
che oggi si presentano alla prova del voto. Sarà come un mini-test
di governo.
E' forse ancora più difficile fare i conti con la realtà per il
sindacato quando ci sono tagli all'occupazione. Sono comunque meno
di quelli paventati anche solo qualche giorno fa: si tratta di circa
1600 esuberi, meno del 15 per cento del personale di Az flight,
quando l'unica vera alternativa alla cessione, è il fallimento della
compagnia. Se si vogliono spendere bene i soldi dei contribuenti
meglio utilizzarli per riformare davvero i nostri ammortizzatori
sociali, offrire coperture non solo ai lavoratori coinvolti dagli
esuberi Alitalia, ma anche alle centinaia di migliaia di lavoratori
delle piccole imprese che in Italia perdono il lavoro ogni anno
senza poter accedere a un'assicurazione contro la disoccupazione
degna di questo nome solo perché non hanno santi in paradiso che
perorino la loro causa.
C'è una sola vera condizione che il governo deve a questo punto
imporre nella trattativa: gli utili che un giorno Alitalia, come è
auspicabile, tornerà a realizzare (dal 2010 in poi secondo i piani
Af-Klm) dovranno essere tassati in Italia. Almeno ci vedremo
restituire parte di ciò che in questi anni abbiamo versato a fondo
perduto. Secondo la convenzione Ocse contro le doppie imposizioni,
la tassazione deve avvenire solo nel luogo in cui è localizzata la
sede di direzione effettiva. Bene allora garantirsi che questa sede
sarà in Italia, come a suo tempo imposto dal governo olandese prima
dell'accordo con Air France per Klm.
 
La Stampa, 17 marzo 2008
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