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 Storia Cremonese

15 Settembre, 2002
Maria Pellini - *La concretezza della memoria* - quadri e sculture
Inaugurazione Sabato 10 maggio 2008 ore 18 Centro Culturale S. Michele, Sala Varischi

Gruppo Culturale S. Michele
Sala "G. Varischi"
Piazza S. Michele - Cremona

MARIA PELLINI
"La concretezza della memoria"
quadri e sculture

La S.V è invitata all'inaugurazione che si terrà

Sabato 10 Maggio alle ore 18,00
presso la Sala "G. Varischi"
Piazza S. Michele - Cremona.

La mostra sarà presentata dal critico d'arte Tiziana Cordani.

E' annunciata la presenza di Gian Carlo Corada, Sindaco di Cremona e di Denis Spingardi, Assessore alla Cultura e alla Promozione del territorio della Provincia di Cremona

dal 10 al 21 maggio 2008

Orari di apertura
Feriali: 16,30 - 19,00
Festivi: 10,30 - 12,30 ; 16,30 - 19,00

Con il patrocinio della Provincia di Cremona

*****

MARIA PELLINI è nata al "Gheet" del Migliaro, frazione di Cremona, nel 1920, in una famiglia povera e dignitosa di 9 fratelli, figli di un padre carrettiere e di una madre casalinga.

Ha iniziato la lunga attività di pittrice e scultrice da autodidatta, frequentando in seguito i corsi del "Leonardo" a metà degli anni ’50. Ha percorso con qualche ritrosia il proprio iter artistico, punteggiato però anche da qualche "personale" ed alcune "collettive", ricevendo riconoscimenti in diversi concorsi. Recensita su quotidiani e riviste, sue opere si trovano in collezioni italiane e straniere. Negli anni più recenti é purtroppo obbligata all'inattività artistica da una grave malattia agli occhi

Tiziana Cordani ha scritto di lei:

"MARIA PELLINI è pittrice e scultrice, esempio eclatante di una cultura di matrice rurale, che ebbe radicamento profondo nel territorio cremonese....

La manipolazione dell’argilla ha, nei lavori in terracotta di questa nostra autrice, una accattivante corposità, sottolineata da una garbata cordialità di approccio....

La PELLINI mostra i tratti salienti della sua pittura: vivacità e ricchezza cromatica, solidità dei volumi, robustezza e semplificazione del lessico. Alcuni ritratti, poi, risultano particolarmente significativi e consentono di chiarire quella che appare la duplice tendenza di scrittura pelliniana: da un lato, appare il sostegno di una linea solida che semplifica i volumi e aiuta a renderli con concretezza in termini cromatici, dall’altro, si evidenzia l’attenzione al particolare, quasi in questo si mostrasse qualcosa di una affettività non appariscente e pur concreta".

*****

Presentazione di Tiziana Cordani (dal catalogo)

MARIA PELLINI è donna le cui radici sono profondamente intessute di quei valori e di quei retaggi culturali che caratterizzano, ed ancor più caratterizzarono, la cultura delle passate generazioni, di più, MARIA PELLINI è anche pittrice e scultrice, esempio eclatante di una cultura di matrice rurale, che ebbe radicamento profondo nel territorio cremonese.

La cultura artistica di MARIA PELLINI è schiettamente autodidattica, nulla pretendendo di quanto rimonta ad una istruzione accademica bensì tutto testimoniando di quanto si apprenda dalla vita, dall’osservazione della Natura, dall’attenzione alla gente, agli ambienti ed alle situazioni. Da questo immenso patrimonio, che è cresciuto negli anni e con le esperienze e gli incontri, la PELLINI ha desunto i temi forti ed i soggetti per i suoi lavori, i cicli pittorici o plastici dedicati alla vita ed agli abitanti delle nostre campagne, i luoghi degli affetti familiari. Originano da questo humus profondo e sentito, i personaggi che diventano protagonisti delle scene di gruppo, dal ballo all’allevamento degli animali da cortile, dai lavori campestri alle attività di cascina, o che sono immortalati in figure in terracotta che ne fissano, con amabile semplicità, i tratti salienti come anche i paesaggi che ricollegano al momento felice delle vacanze montane coi figli.

La manipolazione dell’argilla ha, nei lavori in terracotta di questa nostra autrice, una accattivante corposità, sottolineata da una garbata cordialità di approccio: i tipi che si incontrano nell’universo pelliniano sono quelli che maggiormente caratterizzarono la vita rurale negli anni d’anteguerra, dal ciabattino al merciaio, dal contadino, talvolta ritratto in riposo, alla comare, dagli animali ai fanciulli ( quant’erano, in altri tempi, ricche di presenze infantili le cascine della campagna cremonese!) alla pollaiola. Ogni figura possiede accattivanti tratti veristici e la stessa modellatura, cui la scultrice ricorre, ha tocchi pastellati, vividi di mosse, risultando, pertanto, in linea con la scuola verista tardo romantica, particolarmente forte nell’ultimo ventennio dell’Ottocento in Lombardia.

Ci si trova di fronte ad un universo di incontri, affollato di personaggi, che si traslocano con uguale limpidezza e cordialità, nelle opere pittoriche, delle quali animano la scene: si tratta, con tutta evidenza, di rappresentazioni che ritraggono vere trànches de vie, spezzoni di vita reale che vanno affiorando, nel tempo, alla memoria dell’autrice, la quale ricostruisce, attraverso la pittura, la propria vita e la propria infanzia, salvando la dimensione della vita di cascina ma anche dando dignità e presenza, traslata sul piano dell’arte, a volti e momenti che, senza il supporto del linguaggio pittorico, andrebbero perduti. Nello sforzo di preservare il suo passato, la PELLINI si sforza di ricostruirne ogni più piccolo particolare, affollando le scene, delle quali colpisce la spontaneità del linguaggio figurale: non esiste mediazione estetica né volontà interpretativa nelle opere dell’autrice cremonese, ci si trova, al contrario, di fronte alla ferma volontà di narrare, come in un grande filò, fatti, cose, persone. Cantatrice di un mondo perduto, che è, per noi che osserviamo, quello della cascina ma che, per PELLINI, è quello dell’ infanzia e della giovinezza, il mondo ristretto agli affetti famigliari ma anche quello allargato alla dimensione corale, mai dimenticando che la vita in cascina era vita di microcosmo sociale.

Il linguaggio cui l’autrice ricorre è ad un tempo stringato, asindetico, ed analitico, come nella tradizione della narrativa popolare, per cui a una notevole abbondanza di particolari fa riscontro una scarsità di legami narrativi ed una contemporaneità spaziale e temporale che pare corrispondere ad una sorta di sguardo dall’alto, quasi che l’autrice, nell’atto stesso di rammemorare, fosse ad un tempo spettatrice e protagonista: i balli, le fiere, i giochi, le attività giornaliere acquistano, per questa particolarità narrativa, una dimensione onirica, quasi che fossero proiettate dal sogno alla veglia vigile che fa, del pennello, lo strumento attraverso il quale esse si concretizzano.

Accanto a questa ricca messe di immagini memorialistiche, MARIA PELLINI si concede pause contemplative, nelle quali entra in gioco un filtro più accentuatamente intellettuale, che non smuove le emozioni, i sentimenti, gli affetti, come nelle narrazioni cui ho poc’anzi accennato, ma che consente alla pittrice di misurarsi con la realtà, cogliendone, con forza e serenità, i tratti peculiari. Si collocano in questa dimensione i quadri raffiguranti fiori, nature morte e composizioni di vario tipo, i paesaggi, siano essi di pianura o di monte, questi ultimi, animati da una freschezza di sguardo che, particolarmente, si evidenzia negli abbozzi dal vero.

Anche questo settore dell’attività pittorica, la PELLINI mostra i tratti salienti della sua pittura: vivacità e ricchezza cromatica, solidità dei volumi, robustezza e semplificazione del lessico. Alcuni ritratti, poi, risultano particolarmente significativi e consentono di chiarire quella che appare la duplice tendenza di scrittura pelliniana: da un lato, appare il sostegno di una linea solida che semplifica i volumi e aiuta a renderli con concretezza in termini cromatici, dall’altro, si evidenzia l’attenzione al particolare, quasi in questo si mostrasse qualcosa di una affettività non appariscente e pur concreta.

E’ una pittura di pudori e di valori, che non si nega agli ideali ma che mantiene sempre il dominio sulla realtà, quella che MARIA PELLINI ha prodotto in una lunga vita, nella quale il linguaggio della pittura e della scultura le ha consentito di mantenere vivo il nucleo luminoso della propria esistenza, fatto di ricordi, di affetti, di incontri, una ricchezza da condividere.

TIZIANA CORDANI

Cremona, Aprile 2008

*****

Saluto di patrocinio

Dino Campini, un grande storico dell’Arte, amico dei Grandi del Novecento, amava ripetere che "è inutile che continuiamo a parlare e dissertare sulle tendenze…; quello che conta è guardare un quadro e sentire se questo quadro ci dà un’emozione: ebbene, se ci dà un’emozione è Arte, altrimenti non lo è".

Crediamo che in molti degli innumerevoli dipinti e delle sculture di Maria Pellini, realizzati nell’arco di 40 anni, ciascuno di noi possa trovare quell’emozione che fa Arte, quella spontaneità di linguaggio, quella efficacia visiva e quella straordinaria volontà comunicativa che ci fa comprendere e ci coinvolge.

Le opere di Maria Pellini sono essenzialmente orientate alla effusione dei suoi ricordi, dei suoi valori e delle persone che hanno costituito il suo mondo: le pareti ed ogni arredo della sua casa trasudano di memoria storica, dalle scene caratteristiche della guerra partigiana a quelle della vita contadina e degli affetti famigliari. Un pezzo di passato che non esiste più, ma che vale la pena di ricordare, anche perché fa parte della nostra stessa vita e del nostro stesso approccio con la cultura.

Da sempre, il nostro interesse di pubblici Amministratori è per una logica che guardi al valore universale della cultura, che tutto comprende in un solo, grande contesto; ma anche al concetto di patrimonio culturale riferito ad un territorio, ai documenti ed alle testimonianze della sua storia, con un unico proposito: contribuire al rinvigorirsi di un fervore culturale che consideriamo fra i parametri primari dello sviluppo civile. Un obiettivo che, nella nostra provincia, vogliamo raggiungere attraverso la sperimentazione del Distretto Culturale, un sistema di relazioni che sia in grado di integrare le azioni di valorizzazione delle dotazioni culturali del territorio, sia materiali che immateriali, con le infrastrutture e con le attività degli altri settori produttivi.

In tale contesto e nel segno di questa nuova tensione ideale va letta la nostra convinta, oseremmo dire affettuosa, adesione a questo nuovo appuntamento artistico che, grazie all’arte di Maria Pellini, ci rende al tempo stesso spettatori e protagonisti.

on. Giuseppe Torchio, Presidente della Provincia di Cremona
Denis Spingardi, Assessore alla Cultura e alla Promozione del territorio della Provincia di Cremona

 


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