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 Storia Cremonese

15 Settembre, 2002
Ricordo di Ermes Gaboardi
Il testo del *saluto di Commiato* tenuto da Giuseppe Azzoni ai funerali di Ermes Gaboardi, sabato 19 gennaio 2008

RICORDO DI ERMES GABOARDI

Non ci dimenticheremo di Ermes Gaboardi: un amico e un compagno, un uomo probo, vissuto per la propria famiglia, di lavoro, ricco di ideali e di sforzi positivi per realizzarne almeno una parte, quelli possibili stando con i piedi per terra….

Tutti voi che, insieme a me stretti attorno ai suoi famigliari, oggi ne piangete la scomparsa e che l’avete conosciuto e frequentato, sentite che quanto ho appena detto non sono parole di circostanza ma rispondono- e solo in piccola parte – a quanto realmente Ermes ha saputo essere.

Pensando a come l’ho conosciuto mi viene in mente prima di tutto di quanto fosse orgoglioso del suo lavoro, del suo essere artigiano della più vera e vecchia tradizione della nostra gente. Appena finite le elementari, frequentate durante la guerra, aveva cominciato a lavorare “a bottega” con il padre, di cui era diventato poi “coadiuvante”. Nel 1957, venendo via da Porta Po vecchia, avevano aperto un nuovo e più grande laboratorio con negozio sul Corso Vittorio Emanuele. Ermes ci lavorerà 50 anni, mettendo bene a frutto un ricco patrimonio di professionalità e di passione per il suo lavoro.

Nel 1965 diventa lui titolare della attività, una attività a tutti ben nota perché a Cremona era diventato una specie di istituzione, di meccanico ciclista.

Molto conosciuto e stimato, perché amava fare le cose bene, con rigore, precisione e puntualità, perché era trasparente e di assoluta onestà, perché era generoso, disponibile, altruista

Su questo basava validi rapporti professionali e soprattutto umani, di amicizia con tantissime persone.

Amava come non mai la propria famiglia. E ci teneva alla propria bottega... soffrì intensamente, direi persino nel fisico, quando dovette abbassarne la saracinesca definitivamente, lo scorso anno, dopo che aveva rinviato di parecchi anni il diritto già maturato di andare in pensione. Questo non solo e non tanto per un motivo di necessità e convenienza ma soprattutto perché il suo lavoro, la saracinesca da alzare ogni mattina, era per lui direi motivo di vita.

Li amava come non mai la famiglia e il lavoro, ma non si era mai chiuso in questi aspetti della sua esistenza. Era socievole e gli piaceva stare in compagnia, assistere ad una partita di calcio o ad un buon film, soprattutto si impegnava nella vita sociale e politica, nella vita della comunità.

E allora, appena diventato artigiano titolare si iscrive ed è attivo nella associazione di categoria che sente propria, la CNA.

Siamo nel 1966, partecipa alla vita di questa associazione, vi si impegna con serietà e competenza, tanto che nel 1970 farà parte della Giunta provinciale – il ristretto esecutivo operativo della CNA – fino al 1975, quindi sarà membro della Direzione fino al 1998.

Ben lo ricordano gli artigiani e i dirigenti di questa Associazione, oggi così importante ma nata povera e controcorrente e cresciuta proprio in quegli anni anche grazie all’impegno di artigiani come Ermes Gaboardi. Infatti nel 2002 Ermes è stato premiato come benemerito della Associazione.

Era il riconoscimento del fattivo contributo di idee e di costruzione positiva di quei rapporti che stanno alla base di una organizzazione. Alla CNA ricordano, per esempio, come Gaboardi abbia lavorato da protagonista alla felice intuizione di creare - come in effetti è stata creata – quella cooperativa di garanzia che permettesse agli artigiani di avere i crediti necessari a sviluppare la propria attività. Una cosa di cui si sarebbe misurata la grande importanza negli anni seguenti.

Egli dunque fu un artigiano orgoglioso di essere artigiano... e fu anche sempre orgoglioso di essere un iscritto del partito comunista italiano.

In proposito ricordo che mai si stancò nel vecchio PCI, di cui fece parte direi da sempre, tanto che negli anni ‘50 era lui che consegnava la tessera del partito alla mitica Maria Biselli, mai si stancò –dicevo- di propugnare, anche polemicamente, il fatto che l’operaio non doveva mai vedere con settaria ostilità l’artigiano e che nel partito si doveva insieme operare e lottare per un comune progresso delle forze del lavoro.

Era una delle convinzioni sempre presenti nei vari momenti e temi di cui si occupò nella sua intensa partecipazione alla vita del partito.

Partecipazione intensa e rilevante la sua dato che, già da molti anni impegnato attivamente, diventò segretario, succedendo al compagno Domi, della importante sezione del PCI di Porta Po, la “Parizzi”.

Sono gli anni ’70 e poi parte degli anni 80, gli anni in cui il PCI assume responsabilità di governo cittadino e provinciale: questa Sezione sotto la sua direzione si distinguerà per vivacità di proposta e di critica, per capacità innovativa e di consenso tra la gente, nella costruzione e nelle proposte dei Consigli di Quartiere. Molti ne ricordano le iniziative e l’impegno, alcuni particolarmente rilevanti come sulle questioni della scuola - con la sua compagna Adriana – o quelle relative all’ambiente (le acque del Morbasco …) e dell’urbanistica (penso alla lunga campagna sulle ex fornaci Frazzi, perché se ne salvaguardasse la testimonianza nonostante le esigenze dell’insediamento commerciale cooperativo, e quindi con una sofferta discussione anche interna al nostro, al suo mondo…).

Queste e tante altre vicende Gaoardi ha condotto in prima persona, essendo anche membro degli organi dirigenti o di controllo provinciali del partito. Lo ha fatto con il coraggio delle proprie posizioni, con tenacia e nello stesso tempo con grande senso di responsabilità ed equilibrio. Ricordo lo stile di tanti suoi interventi, in riunioni anche importanti.

Uno stile misurato e sobrio, senza nessuna retorica, deciso e argomentato; non rifuggiva dalla critica e dalla puntata anche polemica ma sempre il senso era quello della proposta, di un orientamento in positivo da portare avanti. E sempre senza né personalismi né secondi fini… ecco un’altra sua caratteristica, dare in modo assolutamente disinteressato.

Insomma una passione ed un modo di partecipare alla politica che ha molto da insegnare, che offre molto su cui riflettere in questi momenti. Questo modo di essere, questo stile che ha sempre avuto, seguendo l’evolversi delle cose e del suo partito, quindi aderendo al PDS ed ultimamente col congresso che ha fatto la scelta del Partito Democratico, che lui ha condiviso, ha cercato di portarlo tra la gente.

E’ un’altra sua caratteristica… Discuteva criticamente in Sezione con quanti potevano portare anche ottime idee ma non comprendevano la necessità che queste idee non rimanessero nel chiuso di un gruppo politicizzato, la necessità di portarle tra la gente, di andare a parlare con la gente, in mille modi.

A partire dalla diffusione dell’Unità, che ha organizzato e fatto personalmente per tanti e tanti anni proprio come mezzo per avere un rapporto diretto, umano e politico con il nostro popolo. Ed anche in questo dimostrava grande coerenza tra le cose che diceva ed il comportamento pratico, di vita. Tra idee e fatti.

Sempre disponibile a dare senza mai chiedere niente per sé.

Così lo ricorderemo.

Così ci potrà aiutare nelle tante incertezze e difficoltà di questi momenti.

Così idealmente abbracciamo i suoi cari... Adriana, Federica, Simone, Luciana…che lo piangono e che possono andarne orgogliosi come siamo orgogliosi noi per averlo conosciuto, per avere con lui condiviso momenti di vita significativi.

(Giuseppe Azzoni - Cremona 19.1.2008).

 


       



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